SCENARI DEL POSTSIONISMO La confusione al potere
giovedì 31 dicembre 1998 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
ELEZIONI postsioniste, nel segno della maggior confusione
ideologica, delle più acute contrapposizioni personali. Elezioni
pazzoidi: così si disegna l'orizzonte del 17 maggio, forse la data
fissata per andare alle urne. Ieri ci mancava solo la tragica
circostanza del soldato di leva ucciso in Libano dal fuoco dei suoi
stessi commilitoni in seguito a un errore del comandante, perché
si facesse ancora più tangibile il senso che qualcosa non quadra.
I giorni antichi di Israele erano quelli in cui i partiti si
scannavano in nome dell'ideologia, gli uomini si odiavano per
nobili motivi dottrinari: comunismo, capitalismo,
internazionalismo, liberalismo... Se si pensa a Ben Gurion o al suo
grande nemico Begin, se si ricorda Rabin o Shamir, la loro insegna
era un'idea. Adesso una sola canzone al cui suono la giostra gira
vorticosamente: far fuori Benjamin Netanyahu. È urgente, è
indispensabile. Le alleanze del partito laborista, le fughe dal
Likud, i movimenti del presidente della Repubblica Ezer Weizman, il
formarsi di nuovi partiti e disfarsi dei vecchi, sono acuti sintomi
della voglia di veder sparire Bibi, di chiudere tutte le porte al
leader che ha fatto arrabbiare destra e sinistra, che ha fatto
sentire i suoi ministri come pupazzi nelle sue mani, che ha portato
alla disperazione sia "Pace Adesso", sia i coloni, e anche i suoi
più vecchi compagni di partito. È la determinazione a veder
scomparire Bibi la molla per cui Weizman compie l'incredibile,
istituzionalmente folle gesto di cercare di organizzare
personalmente l'opposizione pretendendo di mettere insieme Ehud
Barak e Amnon Lipkin Shahak per costituire un grande partito certo
della vittoria. E sul filo dell'assurdo il salto della quaglia di
David Levy, il ministro degli Esteri di Netanyahu poi dimessosi in
un clima di odio: e pazzesca l'idea che dal numero due di Bibi,
poiché tale egli era nella lista del Likud, passi direttamente ad
essere il numero due della lista di Barak. Se la strana trattativa
va in porto, Levy porta a Barak un solido voto etnico sefardita,
che è proprio quello che i laboristi hanno finora sognato invano.
Intanto il ministro della Difesa Yzchik Mordechai, un fondatore del
Likud, minaccia a sua volta di cambiare sponda, come l'ex migliore
amica di Bibi, Limor Livnat... Dan Meridor, il bambino buono della
politica moderata se n'è già andato a farsi il suo partito, e
così anche il bambino cattivo, l'amico dei settler Benny Begin.
L'ultima trovata è stata quella di Arik Sharon che in
ventiquattr'ore ha fatto due dichiarazioni: la prima di non volere
assolutamente concorrere per il posto di primo ministro; la
seconda, che gli interessa forse concorrere per il posto di primo
ministro. Forse nel frattempo ha capito che Bibi è in serio
pericolo. Fra tanti contendenti, comunque Israele preferisce
secondo i sondaggi e secondo questo vento di follia Amnon Lipkin
Shahak, l'uomo di cui non si sa nulla di nulla, che non ha mai
detto come la pensa, che lascia immaginare il futuro come lo si
vuole. Questo, dopo che l'uomo più odiato dalla sinistra è stato
fatto fuori soprattutto per iniziativa della destra per aver
firmato un trattato di pace che poi però non ha messo in pratica.
Israele soffre di una sindrome confusionale.
Fiammma Nirenstein
Autore : D'AMICO MASOLINO,DEAGLIO MARIO,FAZIO MARIO,FRUTTERO CARLO,LUCENTINI FRANCO,GALLINO LUCIANO,GORLIER CLAUDIO,GRANDE CARLO,GUERRIERI OSVALDO,G UGLIELMI ANGELO,GUZZANTI PAOLO,LERNER GAD,LA SPINA LUIGI,LATTES COIFMANN ISABELL A,MAN IGOR,MARTINETTI CESARE,MINZOLINI AUGUSTO,MONDO LORENZO,[ m[ 1mNIRENSTEIN FIAMM[ m A[ m,ORENGO[ m NICO