SANGUE TRA GLI SCOLARI
venerdì 5 settembre 1997 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME LA suola di un paio di scarpe da tennis, di quelle grosse
e goffe come portano tutti i ragazzi del mondo: le guardo sullo
schermo televisivo, il ragazzo (o l'uomo) si vede poco, sdraiato
com'è sulla barella dell'ambulanza, alle 3 e 14 minuti, 7 minuti
dopo lo scoppio. Guardo quelle suole e mi chiedo:
scarpe di qualcuno che conosco? di qualcuno che amo? che scarpe sono
mai queste? erano qui forse, in un angolo, in casa, nella camera di
mio figlio, stamani presto quando è andato a scuola?. Le guardi
quelle scarpe, e poi ti precipiti come un pazzo per la strada, verso
il centro di Gerusalemme, se sei una madre o un padre, o
semplicemente qualcuno che ha qualcun altro che ama, o che conosce,
laggiù , nel centro. È successo così anche a luglio, ed ecco che
accade di nuovo a settembre. E arrivi in tempo per vedere i cadaveri
dei tre assassini che si sono fatti saltare per aria con le loro
vittime uno dopo l'altro, a distanza ravvicinata, nella speranza che
gli scoppi successivi richiamino più vittime possibile, che uccidano
la folla che corre per aiutare. Arrivi in tempo, prima che almeno
altri quattro corpi dilaniati vengano portati via, insieme ad almeno
190 feriti nel mezzo delle urla, delle preghiere, dei lamenti. Fiamma
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