RIVELAZIONI GLI SCENARI DELLA PAURA Israele, Sos gas nervino
venerdì 31 marzo 1995 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO E se i terroristi giapponesi sbarcassero
in Israele e si unissero agli estremisti musulmani, o persino ad
Arafat in un piano criminale di eliminazione degli ebrei, magari con
armi chimiche? Non sarebbe la prima volta dicono sul Jerusalem Post
Uri Dan e Dennis Eisemberg autori, fra l'altro, di un famoso e ben
documentato libro sul Mossad: quando nel 1972 il gruppo terrorista
costituì un asse con l'Olp, il risultato
fu un attacco micidiale di una squadra nipponica all'aeroporto Ben
Gurion di Lod, a Tel Aviv. Là , appena entrati nel terminal dei
passeggeri, i giapponesi tirarono fuori le loro armi automatiche e
spararono all'impazzata sulla folla. Il risultato fu di 24 morti e 80
feriti, quasi tutti pellegrini cristiani provenienti da Portorico. I
terroristi si suicidarono. L'unico sopravvissuto, Kozo Okamoto,
interrogato, dimostrò di non avere nessuna idea su chi fossero gli
ebrei, ma di avere in massima considerazione gli scopi comuni della
rivoluzione terrorista in atto. Erano anni lontani, ma gli autori
sembrano temere che gli eredi dell'estremismo arabo di un tempo
possano avere tenuto le fila di un forte rapporto con gli eredi
dell'estremismo nipponico: tanto forte era il legame che Fusako
Shiganuvu, la del terrorismo nipponico - un'autentica
ideologa, amica personale di Arafat -, sposò un palestinese e si
dice che oggi viva con lui in Libano, circondata da bambini
palestino-giapponesi. La vera preoccupazione di Dan e Eisemberg
scaturisce dal fatto che l'uso di armi chimiche, di gas e veleni
programmati per uccidere decine di migliaia di persone è una
possibile calamita fra il terrorismo nipponico e una vocazione che fa
parte della storia di svariati Paesi e gruppi di potere in Medio
Oriente. L'Egitto usò gas contro i civili in Yemen, nel 1960; l'Iraq
se n'è servito durante la guerra lunga e feroce contro l'Iran; e nel
1988 Saddam Hussein l'ha usato a iosa contro i curdi. E anche la
Siria e la Libia dispongono di come una volta
le ha chiamate Gheddafi. Dan e Eisemberg si spingono fino a pensare
che possano nascere brutte avventure e dal fatto che il Giappone è
un antico sostenitore di Arafat (ha donato l'anno scorso 20 milioni
di dollari alla sua Orient House, a Gerusalemme, e ad altre
istituzioni a lui legate); ed anche dal fatto che Arafat ogni tanto,
nostante i negoziati di pace, seguita a far riferimento al sogno
palestinese di veder sparire Israele. Ma questa sembra davvero
fantapolitica. Semmai una realtà inquietante, in questi giorni
all'attenzione degli israeliani, è una mappa della Palestina fatta
dall'Istituto gerusalemitano di Studi Mediorientali diretto da Feisal
Husseini, sulla quale Israele semplicemente non esiste, Gerusalemme
è chiamata mentre Tel Aviv, Haifa e le
altre città d'Israele sono segnate in blu col nome
ebraici. Fiamma Nirenstein