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RITRATTI D’ ORGOGLIO L’ importanza di chiamarsi Marco Storia dell’ ex Ornella

giovedì 6 luglio 2000 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein LASCIA l’ ape quasi sul marciapiede, mi fa con le braccia alzate un cenno circolare di saluto sull’ angolo di un vialone romano. Gli dona la divisa da spazzino comunale, la camicia chiara aperta nella calura: ha i capelli neri ricciuti buttati all’ indietro e lucidi di brillantina, gli occhi vivaci, neri, la barba tenuta un po’ lunga, ispida e scura. Allegro e spontaneo com’ è , non si direbbe una sorta di campione dell’ identità , un eroe del nostro tempo coperto delle strazianti cicatrici fisiche di un’ orgogliosa ricerca di sé stesso. Fin dove può arrivare la determinazione biologica di un corpo nato per sbaglio donna di tornare a un maschile che altro non è all’ inizio se non una pulsione ideale, un’ idea platonica nella grotta delle ombre? Eppure Ornella, così si chiamava Marco (lo racconta in un piccolo bar senza nessuna enfasi), dall’ età di due-tre anni seppe che le gonne non facevano per lei, che le bambole erano da buttare, che la sua attrazione era per le donne: « E non era mai un’ attrazione omosessuale, intendiamoci, e non potrei spiegare bene perché . Io già volevo indossare un nuovo corpo, il mio vero corpo. So che mi era chiarissimo che era un’ attrazione da maschio, e anche le ragazza, a scuola, lo sapevano, e mi venivano appresso e civettavano. Io, a otto anni ero già una bambina sviluppata, con un seno che mi faceva disperare, lo nascondevo con fasce e gilè . Mio padre aveva a Roma, alla Bufalotta, un negozio di frutta dove presto mi prese a lavorare. La mia famiglia era originaria di Avellino, ho due fratelli e una sorella. Io non parlavo con nessuno dei miei problemi, diventavo matto per la solitudine, il senso continuo di far tutto sbagliato: i vestiti, l’ atteggiamento, la voce. Dovevo tornare sempre a casa alle otto e mezzo di sera. Uscivo con il mio migliore amico, nell’ adolescenza. Io che ormai apparivo come un ragazzo carino, attraevo la ragazze, e però poi era lui che concludeva: io mi vergognavo. Non iniziavo nessuna storia perché poi si venivano a scoprire i fatti miei» . Nella vita di Ornella-Marco c’ era un’ icona. Una sciatrice del Nord Europa che era riuscita a cambiare sesso. Ma solo dopo due anni dalla morte dei suoi, avvenuta nel 1991, Ornella decide che deve almeno cercare di diventare se stesso, ovvero Marco. E niente gli pare troppo difficile dopo avere incontrato, con l’ aiuto di una telefonata alla discoteca Alibi e poi del circolo Mario Mieli, un ragazzo che era riuscito a diventare se stesso, con varie operazioni in Francia: « Ora, per arrivare a operarti devi andare dal dottore, che ti manda dallo psicologo, che ti manda dall’ endocrinologo. E se tutti sono d’ accordo inizi a fare una cura ormonale, mentre l’ avvocato avvia le pratiche per cambiare il tuo nome: « E non ricordo bene l’ emozione della barba che cresceva, mentre so a fondo lo strazio della fascia con cui mi stringevo il torace per non mostrare i seni, e la ragazza con cui sono stato tanti anni senza che mai scoprisse la situazione. Come ho fatto? Perché sono troppo bravo» . Anche la voce di Marco è virile, la sua franchezza e univocità tale da non lasciare dubbi sulla volontà della natura o chissà di che altro. « Facevo il pony espress, anche là ero stata assunta come ragazza, ero Ornella. E come Ornella mi presero anche alla nettezza urbana, dove solo in seguito ho potuto spiegare che avevano assunto Marco. A trent’ anni, a Perugia, la prima operazione al petto: grandi cicatrici ma oggi non sono per niente terribili. A 31, la seconda, in cui ti tolgono tutto l’ apparato riproduttivo, dolori indicibili, mia sorella mi fece la notte all’ ospedale. E adesso sto pensando alla ricostruzione, ma intanto sono felice di essere finalmente me stesso, Marco, l’ ho voluto, ce l’ ho fatta. Mi chiamano Madre Teresa di Calcutta perché sono quasi casto, anche se con le ragazze io sono più bravo di tanti altri. Io so cos’ è una donna, più di qualunque altro maschio. Penso a me, perché finalmente ci sono: vorrei soprattutto farmi una villetta. Sì , tutta per me, con i cani, con la piscina. E ce la farò » .

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