RITARDA IL PROGETTO DI RITIRO DA GAZA, SHARON E ABU MAZEN APPAIONO IN DIFFICOLTÀ Israele, gli 007 prevedono una nuova Intifada
domenica 24 aprile 2005 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Sbatacchiano al vento le persiane della famosa « finestra delle opportunità »
fra palestinesi e israeliani apertasi con l’ impegno di Ariel Sharon di
sgomberare Gaza e parte della West Bank e con la promessa di Abu Mazen di
controllare la violenza palestinese, mallevadore George W. Bush. Da parte
israeliana i punti interrogativi provengono dalla forte opposizione dei
settler, sempre più incalzante in vista dello sgombero; perplessità desta
anche dalla scelta di spostare lo sgombero di tre settimane a causa delle
ricorrenza religiosa di Tisha be Av, memoria della caduta del Tempio nel 70
d.C., in cui è proibito cambiare casa. In sé non sarebbe gran cosa, ma
farebbe cadere l’ uscita verso il 15 agosto e nel frattempo le elezioni
palestinesi previste per il 27 luglio e poi quelle egiziane, potrebbero
portare eventi tumultuosi, come un grande rafforzamento di Hamas e dei
fondamentalisti islamici in generale. Ma è invece possibile che si tratti
solo di un piccolo slittamento temporaneo. E anche che Sharon, che tratta
ventre a terra con i settler per risistemazioni collettive e compensi,
riesca nel suo piano, ribadito anche ieri con decisione in un’ intervista al
Jerusalem Post.
Vive nel terremoto giorno dopo giorno soprattutto l’ Autorità Palestinese:
Abu Mazen, è insidiato da ogni parte, generalmente ritenuto debole, e
attaccato sia da Hamas che dalle sue stesse Brigate di Al Aqsa. Il 31 marzo
scorso a Ramallah con un attacco armato addirittura alla Muqata, un gruppo
mascherato ha dato via a una scorribanda di contestazione al potere,
distruggendo anche diversi ristoranti appartenenti a gruppi politici legate
al regime; a Nablus, a Tulkarem, a Jenin, quelli stessi appassionati del
kalashnikov come il capo delle « Brigate» , Zacaria Zbeidi, che durante la
campagna elettorale avevano mostrato di proteggere Abu Mazen, hanno messo in
scena blocchi stradali e attacchi alle auto private.
Hamas, che in vista delle elezioni ostenta un atteggiamento istituzionale -
« Potremmo anche prendere in considerazione una tregua con Israele» , ha detto
uno dei suoi capi, Abu Marzuk - di fatto punta a battere Fatah, distruggendo
la nuova leadership e a candidarsi per la costruzione di uno stato
palestinese integralista islamico in armi contro Israele.
In questa temperie sono uscite dalle stanze dei servizi segreti israeliani
notizie secondo cui l’ esercito considera inevitabile entro settembre la
riapertura da parte palestinese di una nuova Intifada. Il Comando centrale
prevede il passaggio dalle attività terroristiche a una continua attività
bellica di guerriglia sul modello di Hezbollah e con la loro collaborazione.
Gli attacchi saranno quindi in stile libanese, con l’ uso di proiettili da
mortaio a traiettoria ricurva, simili ai Kassam, delle cui componenti vi è
intensa ricerca e produzione da parte dei gruppi terroristi della West Bank.
Sono dei commercianti a introdurre le armi o le loro parti, o i mezzi per
produrle dall’ Egitto; la fabbricazione avviene in Sudan, Libia e Yemen. Il
contrabbando passa attraverso il Sinai ma anche dalla Giordania, tramite il
mar Morto e il deserto dell’ Aravà . Gerico è la stazione di distribuzione
verso l’ West Bank. Anche gli Hezbollah scelgono il confine giordano per
introdurre armi. La nuova autostrada veloce israeliana numero 6 è diventata
l’ arteria preferita dal sud al Nord della Samaria.
Secondo i servizi le cellule che operano nella West Bank sono molto
professionali, raccolgono dati e informazioni di intelligence e non si
muoveranno fino al momento opportuno: quando il tempo per l’ attacco verrà
scelto metteranno in funzione tutte le armi raccolte tramite una serie di
nuove cellule in via di organizzazione e allenamento. Gli ordini vengono da
Hamas e da altre formazioni che hanno la loro base in Siria. Le forze di
sicurezza stimano che dal luglio 2004 al febbraio 2005 le armi entrate
dall’ Egitto ammontino a 3000 fucili da assalto, 400 mila proiettili, 400
mitragliatrici, 600 chili di esplosivo standard, 180 launchers antitank e
cinque missili antiaereo. Solo nel 2004 ci sono state 3500 spedizioni, di
cui il 30 per cento non attinenti a forniture d’ armi. Inoltre a Gaza si sta
sviluppando una forte industria di armi a lunga gittata. I proiettili
possono raggiungere, entro la linea verde, la città di Sderot ma potrebbero
arrivare molto più a Nord in futuro; il timore è che i mortai sparino, una
volta portati o prodotti in Giudea e Samaria, lungo l’ autostrada numero sei,
sulle città della costa israeliana, fino a Afula. Nel giorno del disimpegno
tutte le città palestinesi, avverte l'esercito, saranno nelle mani
dell’ Autonomia palestinese, quindi si può solo sperare che Abu Mazen dia un
segnale di voler contenere la situazione e agire duramente contro il rinnovo
di un’ Intifada che sarebbe ancora più agghiacciante della prima. Ma i
terroristi ragionano diversamente. Una nostra fonte palestinese ci dice che
il pensiero degli estremisti suggerisce questo schema: se con duemila morti
israeliani abbiamo ottenuto Gaza e alcuni insediamenti della West Bank,
un’ altra Intifada potrebbe darci ulteriori, grandi vantaggi. Intanto
all’ incrocio di Shoket, vicino a Beer Sheva, è stato sequestrato un launcher
RPG anti tank che veniva portato sulle colline di Hebron. È il ventesimo si
questo genere: può distruggere jeep e camion in movimento sulle strade o
nelle città .