RETROSCENA SANGUE SULLA PACE I fabbricanti di Quando le parol e dei leader sono bombe
venerdì 14 marzo 1997 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV È troppo triste, troppo sbagliato che i leader mediorientali
ritrovino un dialogo, sentano il bisogno di gesti di pace solo sulla
scia del sangue versato, e stavolta sul sangue di un gruppo di
bambine israeliane in gita scolastica orribilmente trucidate. Quale
senso può avere, oggi, che re Hussein esprima il suo disagio e
persino la sua vergogna e auspichi la pace dopo le durissime parole
contro Netanyahu (oltretutto messe per iscritto) dei giorni scorsi?
Quale che Arafat esprima adesso la volontà di incontrare Netanyahu,
dopo aver convocato a Gaza un summit che è quasi un tribunale
internazionale contro Israele? E quale senso ebbe a suo tempo il
biasimo di Netanyahu nei confronti del Noam Friedman che
sparò sulla gente di Hebron? E prima ancora, la condanna del governo
israeliano verso Baruch Goldstein? O ancora, quello di Arafat nei
confronti degli attentati agli autobus, che oltre a straziare la
popolazione israeliana hanno anche avuto il torto di far cadere un
governo di pace? Che senso ha seguitare ad accusare i , i
, quando l'altroieri l'Autorità palestinese ha liberato un
uomo di Hamas dalle carceri di Gaza in segno di simpatia politica per
un atteggiamento duramente anti-israeliano? Che senso ha avuto per re
Hussein dichiararsi prima aperto e possibilista, quando poi non ha
esitato a dichiarare urbi et orbi, nella lettera del 9 marzo, una
completa sfiducia verso Netanyahu confinante con il disprezzo,
definendolo cocciuto e inaffidabile? I , gli , gli
non nascono in Medio Oriente per caso: mentre i leader
fanno la loro , un sotterraneo fiume d'odio compie le
sue periodiche inondazioni, preme la sua onda contro una diga che i
grandi devono finalmente capire di poter aprire e chiudere quasi a
piacimento. Mubarak lascia che nel giorno della visita del primo
ministro israeliano al Cairo le vignette mostrino sulla prima pagina
dei quotidiani la popolazione egiziana munita di maschere antigas
perché l'aria è appestata; in Siria, coerentemente con la politica
di Assad, l'odio della gente verso gli israeliani viene annaffiato,
concimato con menzogne per bambini, con storie sulla mostruosità e
il degli israeliani. In Giordania, dove il 70
per cento della popolazione è palestinese, la pace è accettata come
un male necessario da categorie professionali e da intellettuali che
rifiutano qualsiasi rapporto diretto con i loro corrispettivi
israeliani. Ogni tanto la piazza se ne esce in manifestazioni
anti-israeliane. Quanto ai palestinesi, Arafat li tiene pronti come
un'arma sempre carica a esplodere in una Intifada. In Israele,
almeno, dato che la stampa è indipendente e molto antigovernativa, e
che il sentimento della pace viene incessantemente esaltato almeno
dalla metà dei partiti politici, da organizzazioni e settori della
società civile molto vasti, si può essere sicuri che ogni eccesso
politico troverà sempre un contrappunto. Dopo che queste ragazzine
nel fiore dell'adolescenza, queste creature in gita in un luogo che
doveva essere un simbolo di pace, ovvero un'isola giordana in mezzo
al fiume dotata di libero accesso agli israeliani, un luogo in cui i
soldati vengono scelti con particolare cura, dopo che queste bambine
sono morte per mano del solito , vorranno i leader finalmente
capire che in Medio Oriente le parole, i modi, lo stile,
l'espressione del volto del leader sono altrettanti lasciapassare per
l'omicidio, altrettante licenze di uccidere, anzi, incitamenti a
farlo? O ci si immagina che su queste sabbie roventi ferva il libero
dibattito, il confronto delle idee, che qua si giochi di fioretto?
Niente è più facile da queste parti, anche perché l'Islam sempre
vede nell'infedele un grande nemico potenziale, che dar fuoco alle
polveri con le parole. Non solo: niente è più comune,
colpevolmente, del sacrificare il rispetto dell'avversario alla
propria politica interna: Hussein ha i suoi palestinesi che da sempre
costituiscono il grande problema del sovrano hascemita; Arafat deve
tenere a bada Hamas; Mubarak ha i suoi estremisti islamici, e
Netanyahu i suoi nazionalisti religiosi. Finché ciascuno parlerà a
nuora perché suocera intenda, questo sarà un immenso disastro: si
accenderanno micce, si darà fuoco alle polveri, seguiteranno ad
avvenire stragi di bambini. Fiamma Nirenstein