RETROSCENA I KILLER PALESTINESI Gli allievi di Khomeini alleati contr o la pace
mercoledì 12 aprile 1995 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME. LA storia si ripete. Israele, il 22 giugno 1948 sparò
contro la nave Altalena carica di giovani ebrei membri dell'Irgun,
l'organizzazione terroristica che aveva messo la bomba sotto
l'albergo King David per cacciare gli inglesi. Fu Ben Gurion stesso a
dare il terribile ordine quando capì che il suo popolo, se lasciava
agire la parte più estrema, non ce l'avrebbe mai fatta a conquistare
una rispettabilità statuale democratica. In Italia, mutatis
mutandis, Togliatti, dopo la fine della guerra partigiana, chiese ai
comunisti di deporre, e anzi di consegnare le armi della lotta
temendo che per tanti militanti la lotta di liberazione avrebbe avuto
il suo proseguimento naturale in una rivoluzione comunista. Anche qui
era in gioco la rispettabilità democratica, il diritto a far
politica così come gli altri. E così via, in tanti casi storici in
cui sono stati implicati dei rivoluzionari che vogliono cessare di
esserlo. Adesso tocca ad Arafat: il gesto di arrestare ieri 200
appartenenti all'estremismo islamico, le due condanne comminate per
la prima volta dai tribunali palestinesi, l'annuncio che tutte le
armi verranno sequestrate sia all'organizzazione della Jihad sia a
Hamas, sono altrettanti gesti che vogliono costruire sia una
credibilità internazionale in un momento di crisi, sia definire una
forza interna definitivamente moderata. Se, come è stato finora nel
programma concordato da Israele e dall'Autonomia Palestinese, entro
pochi mesi, dunque, si dovessero tenere le elezioni, e se l'esercito
israeliano ripiegasse, Arafat presenterebbe il suo partito e
soprattutto se stesso come una forza che non vuole più occhieggiare
a un'opinione pubblica (pur sempre crescente) affascinata
dall'estremismo islamico. Ora, è difficile dire se Arafat, con i
suoi 17 mila poliziotti in continua crescita numerica, può farcela,
ma certo vi sono alcuni dati conturbanti. È di queste ore la notizia
che le due bombe suicide scoppiate a poche ore di distanza a Kfar
Darom e a Netrazrim, sarebbero ambedue opera dell'artificiere più
prestigioso e più imprendibile dell'estremismo palestinese, il
cosiddetto Ingegnere, Iehia Ajash, che lavora sia con la Jihad
islamica sia con Hamas. Questo confermerebbe le rivendicazioni di
ambedue le organizzazioni, e soprattutto, quindi, il nuovo legame
operativo che sembra fatto apposta per rendere la vita degli
israeliani difficile, e il compito di Arafat irto di nuove
difficoltà . Fino a poco fa le due organizzazioni erano ben distinte:
la Jihad, con a capo Fathi Shahaki, ha il suo quartier generale in
Siria; ha assunto in toto la mitologia islamica del martirio e della
sparizione di Israele, vede l'Iran come un Paese modello che mostra
nella sua realtà politica il motto . Dal
1991 ha compiuto varie azioni con gli hezbollah libanesi, non fa
mistero che i suoi finanziamenti provengano da Teheran, da tempo
cerca di reclutare giovani musulmani in Europa per azioni suicide nel
campo del terrorismo internazionale. Hamas nasce invece proprio come
braccio armato della fratellanza musulmana, ed è stato profondamente
radicato fra ipalestinesi dell'Intifada; non ha mai avuto particolari
simpatie per l'Iran fino a un paio di anni fa, anche perché il fatto
di essere già fortemente organizzato e ben finanziato l'ha tenuto
lontano dal danaro degli eredi di Khomeini. Adesso, pare tramite
l'ambasciata iraniana in Giordania e dopo una serie di incontri che
hanno unito tutte le forze contrarie al processo di pace (il primo fu
un congresso nel '91 a Teheran, configurato come l'anti-incontro di
Madrid), Hamas pare aver perso parte della sua indipendenza e aver
abbandonato le sue radici nazionaliste, e quindi più possibiliste
nei confronti di Arafat, per abbracciare del tutto quelle religiose.
La conseguenza è questo terribile nuovo intreccio con la Jihad,
legata al maggior artefice del terrorismo internazionale, l'Iran. I
nemici di Arafat, in questo modo, entrerebbero a far parte di un ben
più complesso intreccio che non quello palestinese, il gioco del
terrorismo internazionale. Arafat per loro non è che un nemico.
Fiamma Nirenstein