RETROSCENA I GIOCHI DI PRESTIGIO DEL PREMIER Il regalo avvelenato ad Arafat Scavalcato e umiliato il leader palestinese
giovedì 2 ottobre 1997 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV DI sicuro in queste ore il più agitato è Yasser Arafat:
quando glielo recapiteranno su un elicottero con i fregi della casa
reale di Hussein di Giordania, Gaza impazzirà di gioia, sarà tutta
per le strade, un nuovo leader carismatico, lo sceicco Ahmed Yassin,
gli contenderà la palma. Pallido, cadente nonostante abbia solo 61
anni, seduto sin dalla giovinezza sulla sedia a rotelle, è
adamantino nell'odio contro gli israeliani quanto Arafat è invece
politico e volpino; paga i conti in lunghissimi anni di cella, quanto
Arafat invece è sempre riuscito a schivare i guai ogni volta che si
è presentata una situazione pericolosa. Pratica e predica fino
all'ultima il Corano, per quanto invece Arafat, anche se si
professa credente, è di fatto un personaggio laico, moderno; laddove
Yassin sembra l'incarnazione dell'ascetismo più arcaico ed esangue.
E comunque, anche se da quando lui è entrato in carcere, nel 1989,
la strategia di Hamas si è modificata e ha preso piede una tecnica a
lui probabilmente estranea - quella degli attacchi terroristici
suicidi -, Yassin resta il padre dell'organizzazione che per un verso
o per l'altro controlla ormai più o meno il 30% dell'opinione
pubblica palestinese. Un'associazione potente quanto a denaro e a
rapporti internazionali, che mentre minaccia gli israeliani tiene
anche il fiato sul collo ad Arafat, che in queste ultime due
settimane ne ha messo in galera 90 esponenti. Yassin viene dai
primordi classici dell'integralismo islamico odierno, ovvero
dall'Università del Cairo degli Anni 70, dal clima panarabistico ma
soprattutto dall'associazione dei Fratelli Musulmani. Quando tornò a
Gaza fondò subito una sua organizzazione. I Territori allora erano
occupati, e gli israeliani nel 1984 gli frugarono negli uffici
trovando armi ed esplosivi. Da là cominciavano ad essere organizzati
rapimenti e agguati, soprattutto rivolti contro i soldati israeliani.
Nel 1985 Yassin era già fuori: gli israeliani lo rilasciarono in uno
scambio politico che investì più di mille prigionieri insieme con
Ahmed Jibril. In carcere Yassin capì evidentemente che l'innesto
religioso avrebbe fornito una grande risorsa alla lotta del
palestinesi e anche un proficuo, ricco collegamento col mondo arabo.
La tela era già tessuta quando l'Intifada scoppiò , nel dicembrè
87: Yassin aveva in pratica già messo in piedi Hamas. Da quando
Yassin finì in galera di nuovo, nell'89, dopo svariati assassinii ed
agguati, il suo profilo scarno, gli occhi semichiusi in un incessante
e ispirato collegamento col divino, la sua vocetta chioccia, stonata,
predicante, sono divenuti una continua ispirazione, quasi
un'ossessione per i suoi, quale che sia la loro fazione; un'icona da
cui promana l'impulso al combattimento ispirato. Mai si è
pronunciato chiaramente dal carcere, lo sceicco, contro la violenza;
ogni tanto, specie quando si discuteva con particolare intensità di
rilasciare i prigionieri palestinesi, come nel 1993, Yassin si
lasciava andare a qualche affermazione definita speranzosamente
dagli israeliani sullo spreco delle . Ma
niente fa pensare che il gesto di Netanyahu - compiuto nell'ultimo
giorno dell'anno ebraico 5757, quando tutte le famiglie si preparano
alla cena d'ingresso nel nuovo anno augurandosi meno sangue e meno
tragedie - sia dettato da motivi meno che immediati. In realtà con
questo gioco di prestigio Bibi spera di evitare altri prossimi
attentati terroristici, che a detta dei servizi segreti israeliani
seguitano ad incombere; spera di farlo rispondendo positivamente alla
conditio sine qua non di Hamas: liberare i prigionieri politici. Un
ritornello ripetuto ogni giorno. E più ancora, ha voluto porgere a
re Hussein di Giordania un bel regalo che lo aiutasse a scusarlo per
lo sgarro che due agenti del Mossad gli hanno fatto aggredendo e
quasi uccidendo sul suo territorio nei giorni scorsi Khaled Meshal,
uno dei leader di Hamas di stanza ad Amman. Hussein, avendo ricevuto
senza colpo ferire Yassin, fa una gran bella figura con il suo 70% di
popolazione palestinese, per il re un onore e un onere molto molto
cospicuo. Hussein infatti è andato a prendere personalmente il
leader di Hamas all'elicottero, e ha trovato per i suoi abbracci un
volto severo e neppure un sorriso. Che effetto può avere Yassin in
futuro su Hamas? Il suo braccio armato è entrato in clandestinità
dura da quando Arafat, dopo gli accordi di Oslo, sia pure con alterne
vicende, lo vede come un antagonista da tenere a bada e comunque da
gestire in proprio. Gli israeliani non hanno molti agganci nei
Territori, cosicché non riescono più ad arrestare per tempo i
gruppi che preparano gli attentati. Hamas peraltro sa che Arafat è
incerto se portare alle estreme conseguenze la stretta antiterrorista
richiesta da Madaleine Albright, e quindi esita a compiere nuovi
attentati che potrebbero costringere il rais a infierire nuovi duri
colpi all'organizzazione. Yassin potrebbe alternativamente giocare un
ruolo eccitante, dare la carica a Hamas contro Israele o contro
Arafat; oppure usare il suo carisma per fare un sodalizio
rassicurante per i palestinesi con Arafat. Il suo periodo d'oro, dopo
tutto, fu quello in cui Hamas costruì il suo potere come
organizzazione assistenzialista e di grandi rapporti internazionali,
e non soltanto con il terrorismo. Fiamma Nirenstein