RELIGIONI SENZA DIO LA VITTORIA DEL PROFANO
mercoledì 19 gennaio 2000 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
PER capire cos'è davvero un mondo impregnato di Sacro bisogna farsi
travolgere dall'incanto della creazione artistica fino al ‘ 600: tutti
i
Cristi epitome della sofferenza umana da Cimabue a Donatello a
Brunelleschi
a Michelangelo; e tutte la teoria infinita di Madonne, che come in
Raffaello, nel Correggio e nel Barocci identificano l'intero
immaginario sul
femminile, sensuale, mistico, domestico, normativo, deviante...
Nell'arte si
vede davvero che cosa è l'egemonia della religione anche sulla mente
più
raffinata e dedita alla ricerca della bellezza, più aperta al Mondo;
cos'è
l'obbligo intellettuale comunque di ricondurre la realtà intera al
Divino.
Invano oggi cercheremmo nelle arti figurative, nel cinema, nella
letteratura, insomma nell'espressione più distillata dello spirito
del
tempo, appunto l'arte, il vessillo della religione. Molti oggi
cercano
traccia di un ritorno alla fede, alla Chiesa, alle Chiese e lo
trovano
nell'ostentazione di spiritualità che è la moda attuale: ma si tratta
piuttosto delle pur ottime acquisizioni relative ai diritti umani,
all'eguaglianza delle razze e dei sessi che poco hanno a che fare con
la
religione, e molto invece con una nuova cultura laica e democratica
che, ed
è assurdo quanto ciò sia disconosciuto e denigrato, è la grande
novità , il
vessillo di un cinquantennio che con la religione ha poco a che fare.
Semmai, ci sono tracce evidenti di una invasione del Moderno, del
Democratico, dell'Attuale da parte della religione, un'aggiunta di
valore
che può essere benvenuta, ma che alla religione dona un effetto di
ringiovanimento effimero. Nella religione, in particolare nel
cattolicesimo,
molto più che una norma di vita i giovani cercano un bastione di
appoggio
per esprimere la loro disapprovazione dello status quo, per esprimere
la
loro scelta contro, per la natura, per gli immigrati, per i poveri,
per
tutta una serie di intenzioni degnissime che con la religione hanno a
che
fare solo quando la religione, come fa, si attrezza di bandiere
apposite.
L'idea che il balenare del Sacro venga dai margini è una delle tante
possibili, ma è essenzialmente rinunciataria rispetto alla
determinazione
dell'etica della famiglia, del lavoro, del sesso, delle gerarchie,
ovvero
alle ispirazioni fondamentali che la religione sapeva dare. In
America solo
una quarto dei cattolici va a messa, e meno di un quinto dei
protestanti. Un
paradosso sull'incapacità della religione nell'essere nei tempi è la
continua critica dei rabbini a Israele come Stato degli ebrei senza
ebraismo
(dopo duemila anni di sforzi!). E, fra i musulmani, forze retrive
trattengono l'Islam ancorato a uno stereotipo di violenza, mentre
l'Islam
moderno non riesce tuttavia ad affacciarsi alla ribalta della storia
contemporanea. Dove sono le religioni? Al di là di quel dito alzato
che
condanna e giudica, oltre alla capacità di adattamento che mantiene
in vita,
non si scorge nessun insegnamento che ne provenga capace di scalfire
quello
che Galli della Loggia ha chiamato « il nocciolo duro agnostico se non
sostanzialmente ateo» della modernità .