Fiamma Nirenstein Blog

Recensione al libro di Carlo Panella "Fascismo Islamico"

venerdì 18 maggio 2007 Il Giornale 3 commenti
Il libro di Carlo Panella “Fascismo Islamico” edito da Rizzoli, è un volumetto così denso di contenuti e di passione da creare nel lettore la certezza, quando chiuderà l’ultima pagina, che da quel momento la sua visione del terrorismo e dell’Islam non sarà più la stessa. Il terrorismo musulmano e anche gli errori che compiamo nell’affrontarlo sia concettualmente che in pratica, sono il centro di un coraggioso lavoro che l’autore svolge da molti anni: Panella è un giudice spietato e dotto della natura irriducibile dell’insorgenza islamista e della nostra paura di prenderne atto. Abbiamo paura dell’Islam, dice Panella, perché da quel mondo "ci viene scaraventata contro una marea di violenza”. E l’uomo occidentale non sa come affrontarla, non è adatto, per struttura ed ignoranza, a capire il problema. E il rischio di questo rifiuto è semplicemente la nostra distruzione, perché è questo lo scopo dell’attuale millenarismo islamista alla Ahmadinejad. Non solo, dice Panella, l’uomo occidentale non vuole rendersi conto della violenza di morte che promana dal mondo islamico, ma rifiuta tutte quelle violenze diffuse e continue, che, bene in vista, impressionano la nostra fragile psiche che cerca sempre benevolenza, sorrisi e approvazione: “sguardi di donne velate, bambini imbottiti di candelotti di dinamite di cartapesta, apostati condannati a morte, cortei violenti contro vignette, perentorie richieste al pontefice di scusarsi”. Tanto repugnante, dice Panella, è l’idea di dover fronteggiare la verità che il mondo islamico è fascista, anzi, nazista; tanto pauroso il pensare che questa ideologia è diffusa “non solo tra i terroristi di Al Qaeda, ma anche e soprattutto in Iran, in Libano, in Palestina, in Siria, in Iraq e in tanti altri paesi musulmani”che preferiamo giocarci la pelle piuttosto che vedere, proprio come fece l’Europa alla vigilia dello scatenarsi della guerra nazista contro le democrazie. Eppure siamo proprio di fronte a “un movimento con un’ideologia antisemita e totalitaria, con largo consenso di massa”. E Panella ce lo dimostra citando intellettuali, clerici, leader politici che hanno trascinato l’Islam verso la deriva violenta: chi vuole imparare, vi troverà un vero manuale. Il significato di ciò che leggiamo, Panella ce lo spiaga con una citazione di Umberto Eco: esiste un criterio universalmente valido per riconoscere “il fascismo, per sapere che da là non verrà altro che “il fascismo”, ed è il culto della morte”. Eppure, dice l’autore, Eco che ha capito così bene pure non si avventura nella critica dei suoi amici “progressisti, democratici, pacifisti, che invece di attaccare i fascisti, attaccano chi li combatte, come George Bush, gli USA, Israele”. Alla sinistra che brancola lontano dalla verità, Panella dedica parecchia analisi; così come alla malevolenza antisemita verso Israele, all’odio antioccidentale di cui è fatto oggetto da parte del mondo islamico il Paese degli ebrei proprio in quanto ebrei. Panella strappa il lettore dal mito della speranza di una facile pace ottenibile con la cessione di terre, e anche dalla leggenda di uno iato concettuale fra panarabismo e Islam. Le due passioni ideologiche sono fasi diverse dell’unico sogno revanscista del mondo mussulmano, e della sua vocazione autoritaria. E’ coraggioso Panella nella sua esplicitazione di ciò che ciascuno sa e nessuno dice. La prova di questo coraggio e dell’originalità del pensiero dell’autore è contenuta proprio nell’atteggiamento opposto di chi guida la nostra politica. Javier Solana, l’uomo che, per l’Unione Europea è da anni fra quelli che hanno creato il guazzabuglio concettuale più fuorviante che si possa immaginare, propagandando risoluzioni del conflitto Medio Orientale che invece ne procrastineranno all’infinito qualsiasi possibilità di progresso. Solana, dopo la vittoria di Hamas e le sue iterate promesse di distruzioni di Israele, non trova niente di meglio da dire, concettualmente disarmato e distrutto, che “Hamas non può voler distruggere Israele”. Per Solana, “non può” perché sarebbe “un abuso della religione”. Ah no? La risposta alla stolta esclamazione di Solana, Panella la dipana nelle sue duecento pagine di storia e di politica da cui si erge paurosa la consistenza non solo di Hamas, ma soprattutto dell’Iran di Ahmadinejad nella sua determinazione a uccidere e a distruggere sia Israele che tutto ciò che essa rappresenta ai loro occhi, ovvero la democrazia e i costumi occidentali, veri e propri abomini agli occhi della religione. Molto vivo e convincente è il parallelo fra il nazismo di Hitler, la sua negazione da parte dei testimoni del tempo, l’enorme importanza dell’antisemitismo nel definire l’utopia conquistatrice della rivoluzione nazionalsocialista e gli stessi tratti evidenti e pure negati nella questione islamica. Ben ricostruita la minuta e radicata strategia Iraniana e l’invincibilità, di fronte alle armi della diplomazia e della ragione occidentale dell’impostazione apocalittica della rivoluzione Khomeinista. Panella rintraccia nella storia della reazione islamica la risposta al predominio del mondo occidentale vittorioso, la speranza di una riscossa spirituale, le terribili conseguenze pratiche e culturali dell’isolamento e della cultura vittimistico-trionfalistica. Il vuoto tragico di cultura e di libri, l’antagonismo invincibile fra sette e paesi, l’inferiorità codificata della donna, insomma, la tragedia dell’Islam viene descritta come un buio psicologico in cui si creano le premesse idoelogiche e psicologiche del terrorismo, che non sente ragioni nè vuole “parlare” con noi. Panella, nelle conclusioni della sua disperante disamina, cerca un punto di svolta e lo trova nella predicazione di Papa Benedetto XVI, nella sua puntualizzazione di un terreno di confronto, quello, dice Panella, del rapporto fra fede e ragione. Perché “l’Islam fondamentalista si basa sulla concezione di un Dio trascendente e incomprensibile”, quello della scelta jihadista e dei kamikaze, e di un antisemitismo cui la Chiesa a lungo non ha saputo di dire di no, e che la teologia della liberazione ha seguitato a praticare sotto forma di cieca critica allo Stato d’Israele.

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Cesare Ambrosone , como
 giovedì 7 giugno 2007  18:50:06

Ho finito di leggere la recensione del libro, mi limiterò a commentare solo questa, in quanto non ho letto il testo.Sono molto in disaccordo con la visione generalizzante totalitaristica dell'Islam, le violenze mussulmane sono provocate da una minima parte dei credenti, ma, come in ogni forma di violenza, la sua radice sta in un malesessere diffuso che alcuni (la storia ci insegna molti esempi,non ultimo le nostre BR),combattono con la violenza. L'occidente si comporta alla stessa maniera,sta nell'uomo l'incapacità di percepire l'empatia come la più logica strada possibile per una convivenza tra persone, dai condomini alle genti di diverse culture.Poi il diverso non esiste, la visione cristiana (etica,non teologica) della sostanziale uguaglianza degli uomini è confermata dalla scienza, che ha provato moltissime similitudini tra uomini di ogni cultura.In ultimo, gli intellettuali da poltrona non mi convincono, invece quando si e' in mezzo al problema la prospettiva cambia, si aprono altre porte che portano ad una visione spesso troppo ampia per le nostre capacità intelletive:Tiziano Terzani insegna.



Gianpaolo Bernasconi , Faloppio (Como)
 sabato 26 maggio 2007  16:34:52

Il fascismo islamico scaglia la violenza che produce anche attraverso delegati, non islamici, presenti in occidente; che colpiscono la popolazione europea, statunitense e di Israele non solo con le armi, ma subdolamente tramite minacce velate e violenza psicologica o più banalmente tramite incidenti stradali o sul lavoro che occultano la vera finalità delle sue azioni.Gianpaolo Bernasconi



Giuseppe , Milano
 mercoledì 23 maggio 2007  14:26:04

Ho appena finito di leggerlo, magnifico!



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