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Razzo di Hamas colpisce a nord di Tel Aviv. E da Israele offensiva su Gaza

martedì 26 marzo 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 26 marzo 2019



Così Israele non può continuare dopo il bombardamento di ieri alle 5:00 di mattina sul centro di Israele, al kibbutz Mishmeret, vicino a Kfar Saba, 100 chilometri da Gaza, dopo che Tel Aviv colpita solo 10 giorni fa: basta guardare ciò che è rimasto della  casa della famiglia Wolf, le mura e il tetto a terra, l'interno tutto calcinacci compresi quelli che coprono il lettino di un bambino. Durante la sirena la nonna ha afferrato i nipotini salvandoli. Una svolta militare è nell'aria e già ieri sera è iniziata con un attacco degli Apache dal cielo: il bombardamento di Hamas è stato fatto per uccidere e gettare nel panico i cittadini di qualsiasi parte di Israele, sette persone della stessa famiglia sono all'ospedale, la nonna è ferita gravemente, il nonno, i genitori e tre bambini da 12 anni a 6 mesi tutti ricoverati. Ma la scena mediorientale ieri aveva due sfondi lontani migliaia di chilometri: mentre alle cinque meno un quarto di sera, ora italiana, iniziava la risposta su Gaza, le riserve venivano richiamate, i rifugi del sud ma anche di Tel Aviv venivano aperti, le attività esterne venivano tutte sospese, il treno fermato.. la Casa Bianca srotolava il tappeto rosso delle grandi occasioni per Netanyahu a Washington:  Donald Trump di fronte al Primo Ministro israeliano ha riconosciuto ieri a nome degli Stati Uniti la sovranità israeliana sul Golan cancellandolo cosi dal potere di Assad e disegnandolo nella strategia di una grande guerra totale contro il terrorismo in cui gli USA e Israele sono alleati. Doveva essere per Netanyahu solo un giorno di grande festa, e anche di proficua campagna elettorale a due settimane dalle elezioni. Il riconoscimento, a 52 anni dalla Guerra dei Sei giorni, è fondamentale per la sicurezza di Israele, toglie al terrore una terrazza strategica su tutto il Medio Oriente. Negli anni da là sono stati lanciati innumerevoli guerre e attacchi terroristici ormai gestiti dagli hezbollah e dagli iraniani. L'assalto coi tank del ‘73, Guerra del Kippur, fu quasi fatale.
 

Ieri gli USA hanno finalmente cancellato la vacca sacra e pericolosa dei confini del '67. Tuttavia, anche se l'incontro con Trump è stato festivo e molto caloroso, fino a un inedito bacio di Bibi a Trump, l'ombra della guerra ha accompagnato l'incontro. Netanyahu subito dopo la conferenza stampa ha lasciato gli Stati Uniti  per tornare alla sua casa che ribolle. L'attacco di ieri è una provocazione inaspettata: Hamas colpisce nell'ipotesi che Netanayhu non voglia fare la guerra prima delle elezioni. Ma stavolta Hamas, che ha i soldi del Qatar, l'appoggio militare dell'Iran, l'uso di massa dei lanciatori di palloni esplosivi, la furia religiosa di Yehie Sinwar e, sotto la cenere, subisce il lavorio sotterraneo di Abu Mazen che affamando la Striscia spera di portare le provocazioni di Hamas al punto che sia Israele a toglierlo di mezzo per lui, può avere esagerato. Non è un caso che tutti i suoi capi siano ormai nei sotterranei di Gaza. Nelle risposte agli attacchi dei giorni scorsi Israele ha agito in modo contenuto, evitando di colpire le persone. Ma gli scudi umani vengono usati per coprire gli obiettivi militari e le rampe di lancio.

 
Ieri, dopo l'orrida distruzione della casa di Mishmeret, che segnala la possibilità e l'intenzione di Hamas di colpire molto lontano coi suoi missili, le critiche a Netanyahu a due settimane dalle elezioni sono state come si può immaginare, sanguinose: la sua tecnica di contenimento senza una decisione specifica di radere al suolo Hamas o almeno di procedere all'eliminazione dei sui capi terroristi, il fatto che abbia lasciato entrare gli aiuti del Qatar, la scelta di non mettere, dopo tre guerre, gli "stivali a terra" dei soldati israeliani mettendo la vita dei soldati a rischio è in queste ore oggetto di durissimi attacchi. D'altra parte la gente vive in Israele due cose molto diverse da quelle che i politici dibattono: la prima è l'unità che ha sempre salvato Israele davanti al pericolo, stretta dalla necessità di doversi difendere da un nemico perenne e che ha intenti eliminazionisti. L'altra è che si sente il miracolo della creazione di un rapporto con gli USA che ha portato finalmente a una svolta diplomatica colossale riconoscendo Gerusalemme come capitale, e destrutturando il patto di Obama che consentiva agli Ayatollah la strada verso l'atomica.

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