RACCONTI DI ORGOGLIO Daniele Scalise e un padre che reagì con « o rrore»
martedì 4 luglio 2000 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
ANCHE se sentivo dall’ età di quindici anni molto chiaramente che non
ci
stavo bene in quella vita, tentai la strada dei miei genitori, di
quello che
tutti si aspettavano da me. Mi sono sposato, e ho avuto la mia
bellissima
figlia Chiara. Lei aveva due anni, nel 1978, quando finalmente mi
sono
deciso ad accettarmi per intero e ho detto a mia moglie, con cui pure
sono
rimasto insieme ancora un paio d’ anni, di essere omosessuale. Erano
anni in
cui il sesso libero, la scoperta del corpo erano quasi un dovere,
c’ era una
gran confusione. Non fu così difficile, dopo tanta sofferenza» .
Daniele Scalise, scrittore e giornalista, aitante, allegrissimo « per
quanto
lo si può essere in questo mondo in cui il male esiste» è un campione
di
franchezza, e anche di lieta sfacciataggine da scugnizzo
intellettuale quasi
cinquantenne. Il dramma attraversato glielo si legge ormai assai poco
sul
volto, nella casa romana elegante e semplice, con tanti giornali e
libri
sparsi ovunque a trecento metri dal Colosseo dove vive col suo
compagno
Franco, incontrato 13 anni fa. Franco è di professione informatico,
un
bell’ uomo tutto libri, viaggi, vacanze intelligenti, campione di
conoscenza
di Henry James: « Ci mise insieme una cena organizzata proprio allo
scopo di
farci fidanzare da un amico americano la cui madre è una match maker
professionale. Per arrivare al punto di equilibrio in cui ero in
grado di
innamorarmi veramente, sono andato per anni dallo psicanalista. Un
gay deve
sviluppare un’ enorme stima di se stesso, per sopravvivere. Ricordo
una scena
terribile subito dopo la morte del poeta Sandro Penna. Mio padre, il
giornalista Armando Scalise, uomo dell’ altro secolo, aveva scritto un
corsivo su di lui orribilmente codino, in cui con certezza delineava
le
fiamme dell’ Inferno in cui Penna sarebbe bruciato. Fu allora che io
gli
rivelai che ero omosessuale. Gli gridai che nessuno deve sostituirsi
al
Padreterno nel giudicare l’ ineluttabile e il misterioso, e che stava
parlando di un uomo uguale a suo figlio» . All’ inizio il padre reagì
con
orrore, ma poi, racconta Daniele, « forse anche loro inconsciamente
sollevati
dalla verità dopo tanti anni di segrete angosce, divennero dolci e
affettuosi. Anche con mia figlia fra qualche tempesta le cose si sono
sviluppate per il meglio. A scuola quando aveva 12 anni, si discuteva
una
ricerca sui gay. Un compagno disse: “ In teoria tutto bene, poi ti ci
voglio
a vivere con un figlio omosessuale” . Chiara si alzò di scatto: “ Se
vuoi che
ti racconti come si vive con un padre omosessuale, te lo posso
raccontare
io: benissimo” » .
Daniele non è un politico, della piazza e degli scontri si è stufato
dopo
tanti gruppi extraparlamentari. Gli piace scrivere, dire sempre la
sua a
voce alta, è molto irato per il terribile ritardo civile e religioso
del
nostro Paese e ha scritto un libro su questo (Cose dell’ altro mondo,
edito
da Baldini e Castoldi) ma non fa parte di nessuna organizzazione.
Nonostante
la sua lunga relazione con Franco, che appare come un matrimonio,
Daniele è
fra quelli che apprezza e pratica il sesso come segno di identità , la
sfrenatezza amorosa come metodo di conoscenza, gli incontri fortuiti
o
programmati alla ricerca del piacere. All’ osservazione che è proprio
la
sfrenatezza sessuale, le dark room e la continua ricerca di nuovi
partner
che creano imbarazzo nella società attuale, molto più
dell’ omosessualità in
sé , Scalise risponde: « Siamo maschi, non donne. E in noi c’ è quindi
qualcosa
di avventuroso e selvaggio che chiede di dispiegarsi, per questo la
famiglia
gay resta diversa da quella etero. E con ciò ?» .