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Rabbino contrario alla pace scaglia una maledizione sul premier Una < fattura> contro Rabin

venerdì 3 novembre 1995 La Stampa 0 commenti
IL sorrisetto ironico e lo sguardo che sfida la storia dovrebbero essere un buon antidoto contro gli angeli neri evocati dai rabbini cabalisti di estrema destra: Itzhah Rabin sembra infischiarsene allegramente della notizia che un sant'uomo esoterico quanto lo si può gli abbia lanciato contro, poco meno di un mese fa, una denura, ovvero letteralmente una lingua di fuoco. In pratica si tratta di una maledizione letale che dovrebbe, secondo i calcoli mistici, prendere forma entro 30 giorni dalla sua emissione. È un rabbino di Gerusalemme il papà politico e spirituale di quest'azione di guerra, seria ma non nuova fra i mistici: un paio di formulette che si recitano in dieci, tra candele nere, solo in casi estremi come quello che secondo il kack rappresenta il processo di pace. Appartiene a questo movimento di estrema destra il rebbe che ha realizzato l'evento. Il maledetto precedente più noto è stato Saddam Hussein che nell'occasione della Guerra del Golfo, nel '91, si beccò la condanna di un gruppo di cabalisti riuniti nella tomba del profeta Samuele: cantarono in cerchio per sette volte le loro formule, contro Saddam figlio di Sabha, così come ora le hanno cantate contro . Com'è noto, però , Saddam ha superato la prova. A volte le maledizioni sono a più vasto raggio: per esempio, dopo che a Jaffa, il marzo scorso, sono state scoperte delle tombe che, contro il parere dei religiosi, sono diventate oggetto di scavo archeologico, un gruppo di religiosi si occupò di condannare tutti quelli che lavoravano al progetto a , e . Certo è che un certo Eyal Ragonis, il titolare della ditta costruttrice, ebbe un fatale attacco di cuore. Ma c'è una forte controindicazione a quest'uso: la maledizione si può rigirare, per così dire, e mordere la mano di chi la scaglia. Così è scritto. Alla lunga, anche al di fuori della lettera di questa vicenda, certamente sarà così : i religiosi certo non ne guadagnano né in fama, né in simpatia, né tanto meno in voti per le prossime elezioni. Fiamma Nirenstein

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