Quell’arsenale da cui Israele deve difendersi
martedì 9 dicembre 2014 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 09 dicembre 2014Gerusalemme. L'attacco aereo israeliano (mai confermato) di domenica è avvenuto nella piena luce del giorno. I sei velivoli da guerra dell'esercito hanno lasciato che il loro rombo e le dieci esplosioni causate dal bombardamento dei siti stipati di armi letali dirette agli Hezbollah, si sentissero bene. I due siti sono lontani fra di loro, uno vicino all'aeroporto di Damasco, e l'altro presso Dimas, verso il confine libanese. L'aeroporto è in genere la meta delle armi iraniane o russe destinate agli Hezbollah. Potrebbe aver innescato l'azione l'arrivo di missili particolarmente potenti e pericolosi, come accadde quando Israele attaccò il trasporto di febbraio e prima quello del maggio 2013. Fu in quel maggio che i missili Fateh 110 arrivarono in aereo dall'Iran e la notte successiva un sito di stoccaggio presso il confine libanese fu distrutto.
Nei casi citati, non ci sono state reazioni siriane, e anche adesso sembra difficile che Assad, con tutti i problemi che ha, si metta in aperto scontro con Israele. Gli Hezbollah, invece, che pare abbiano avuto due uomini uccisi nell'attacco, potrebbero come hanno fatto a febbraio rispondere con azioni di confine. In genere si è trattato di bombe al lato della strada che in un caso hanno ferito tre soldati israeliani: la risposta, costruita per recuperare la pubblica opinione libanese che li critica per il sostegno ad Assad, ha sventolato il drappo della "resistenza" a Israele. Anche adesso, non è peregrino pensare a azioni di rappresaglia. La "resistenza" come loro chiamano l'odio per Israele pilotato dall'Iran, è la loro ragione di vita. L'attacco aereo di Israele è stato evidentemente programmato con cura sulla base di informazioni allarmanti, le dietrologie che lo attribuiscono a un gesto di propaganda di Netanyahu prima delle elezioni non tengono conto dei meccanismi quasi matematici che determinano le scelte dell'esercito. Gli Hezbollah sono ormai, grazie al giro Iran-Russia-Siria, la quinta potenza del mondo per potenza di fuoco, si stima che la sua forza balistica ammonti a circa 100mila missili di varie dimensioni, e tutti puntati su Israele. Se si può arguire che ogni volta che un carico pericoloso si avvia nelle mani degli Hezbollah, Israele interviene, viene da pensare che adesso che il futuro delle trattative con l'Iran è incerto e che Israele potrebbe essere costretto un giorno a intervenire contro i reattori nucleari, sia diventato indispensabile contenere la più agguerrita delle armi iraniane: Hassan Nasrallah.
La reazione del mondo arabo e anche della Russia sono state paradossali: intanto, Assad fa ripetere dalle sue tv e sparge fra la gente la ridicola supposizione che Israele sostenga ISIS. Il ministro degli Esteri siriano Walid Muallem e il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif insieme spiegano che fa causa comune con i terroristi e si rivolgono all'ONU parchè sanzioni il comportamento aggressivo e "terrorista" (ha detto Zarif) di Gerusalemme. E si è fatta viva anche Mosca, e ha chiesto "chiarificazioni" per gli attacchi israeliani. Se Israele volesse dare queste chiarificazioni, non potrebbe fare a meno di domandare a sua volta per quali ragioni la Russia, se non la disponibilità a pagare il prezzo della distruzione di Israele per un po’ di egemonia sulle mobili sabbie del Medio Oriente, seguita a rifornire Assad e Nasrallah di armi.
venerdì 12 dicembre 2014 15:29:17
Cara Fiamma, mi pare di assistere, purtroppo, al consueto duello fra chi accumula armi e chi le distrugge per non vederle usate contro di sé.----- Mi lascia perplesso il fatto che non si parli di un'altra arma, come il CAPTAGON, droga (anfetamina) che in una relazione del 2012 viene descritta come estremamente eccitante e propellente alla ferocia e alla determinazione maniacale, oltre che inibente della stanchezza, del bisogno di sonno, del dolore psico-fisico, della fame, che ne farebbero un perfetto strumento di supporto a chi fa vita da terrorista.------ La relazione afferma che è prodotta, oltre che usata, in tutto il Medio Oriente: in particolare cita Hezbollah come principale addetto a produzione e commercio e, pare, beneficiario dei relativi proventi, più consistenti di ogni altra fonte di reddito, traffico di armi incluso.------ Pare che, come la maggior parte delle droghe eccitanti, logori chi ne fa uso, imponendo un “turn over” in tempi ristretti.----- Sembra la “fotografia” di ciò che accade in ISIS.----- Macchinari adatti alla lavorazione di tale droga sarebbero prodotti in Katar ed emirati arabi (forse anche in Arabia Saudita).------ Sembrerebbe logico dedicare impegno nella neutralizzazione di questa altra arma.