Quell’amicizia con Hezbollah pesa come un macigno
Il Giornale, 1 novembre 2009
Massimo D’Alema commentando ieri l’ipotesi che egli, ex ministro degli esteri italiano diventi ministro degli esteri europeo, secondo Repubblica ha detto una delle sue frasi classiche, quelle in cui da del cretino a un po’ di gente: «Una nomina italiana a ministro degli Esteri d’Europa è una questione di grande interesse nazionale, non un pastrocchio da piccolo interesse di bottega. Se qualche imbecille non lo capisce, peggio per lui». Ha ragione. E io sono, mi sembra, fra questi imbecilli. Una scelta per D’Alema implica una quantità di piani politico-ideologici: parla di scelte che riguardano la politica italiana; di Weltanschauung, la sua visione del mondo; delle attuali scelte degli italiani per l’Europa. Non c’è dunque solo la questione che è stata maggiormente messa in rilievo, il segnale di buona volontà fra le parti politiche, la buona novella che quando si tratta dell’interesse nazionale si deve e si può sotterrare un’ascia di guerra ormai insanguinata. Da questo punto di vista sarebbe una buona cosa che tutti concordassero su una candidatura italiana quale che ne sia la parte politica. Ma c’è di mezzo l’Europa e il messaggio che l’Italia le vuole lanciare in un momento che non è delicato solo per noi, ma per il Vecchio Continente alla ricerca di ruolo, di spazi, di significato.
Durante la sfortunata discussione che ha portato all’esclusione di Tony Blair dal ruolo di premier europeo, il primo ministro ungherese Gordon Bajnai l’ha detto chiaramente: forse innanzitutto dovremmo definire il contenuto che attribuiamo al ruolo, e poi scegliere l’uomo di conseguenza. Tony Blair è stato, credo, messo da parte per il suo altissimo profilo, perché la sua storia di sostegno alla guerra in Iraq, la sua figura energica e aggiornata nella lotta al terrorismo non corrisponde a un’attitudine ancora volutamente fumosa e tecnocratica dell’Europa, di queste 27 nazioni in cerca d’autore che non sanno ancora dove sono dirette e quindi scelgono spesso l’ovvio rispetto alla politica. Data la dinamica per cui la cancellazione di Blair dalla presidenza consente ai socialisti europei la poltrona del ministro degli esteri, è apparso, fra altri candidati importanti, anche il nome di D’Alema.
Ora D’Alema ha sicuramente un curriculum straordinario per le sue qualità di politico e per le magnifiche sorti e progressive della nostra sinistra: la sua caratterizzazione riguarda, e penso che lui stesso concorderebbe, molto di più il suo spirito che le sue idee, e disegna di fatto un personaggio molto peculiare, con tratti che lo rendono contrapposto a quelli che potrebbero essere oggi i fini ideali dell’Italia in Europa. L’attuale elettore del governo in carica è nettamente atlantista, la politica estera che suggerisce nasce in contrapposizione netta con quella del governo Prodi e con quella di D’Alema; rompe, anche se ha un grande interesse per il mondo arabo e per il Mediterraneo e vi costruisce alleanze, con la antica politica andreottiana, la sua politica non è di «equivicinanza», come tante volte ha proclamato D’Alema, perché non ci può essere la stessa distanza con una democrazia e con una dittatura.
L’anno scorso a un convegno dell’Aspen il ministro Franco Frattini e Massimo D’Alema ebbero a discutere della questione israeliano-palestinese: il fine era due stati per due popoli, ma Frattini aveva un’evidente propensione a considerare Israele parte del suo, del nostro paesaggio interiore e i palestinesi responsabili di ogni futuro sviluppo di un processo di pace, mentre per D’Alema cadeva su Israele tutto l’onere della pace e sui palestinesi brillava la stella dell’innocenza. Per D’Alema Arafat è stato un amico, mai ha condannato le sue responsabilità nell’Intifada del terrore e del rifiuto di Camp David; il fatto che gli Hezbollah avessero rappresentanti in parlamento li rese per il suo giudizio esenti dall’accusa di terrorismo, e glieli ha fatti scegliere come compagni nella famosa passeggiata di Beirut dopo la guerra del 2006; icona, mi dispiace, indimenticabile.
Quanto a Hamas, D’Alema conosce le cronache del terrorismo e ne ha certo letto anche la Carta antisemita, pure ha ripetuto alquanto che occorre dialogarci e pensa di estrarne accordi, di nuovo perché sono stati eletti. Una visione impraticabile politicamente nell’era della diffusione di massa dell’estremismo islamico; inoltre Hamas proprio per iniziativa italiana è stato collocato nella lista delle organizzazioni terroriste. L’invincibile profonda convinzione di un torto originario di Israele è forse quello che porta D’Alema a chiamare la guerra di difesa israeliana a Gaza «spedizione punitiva» anche se ha sempre ritenuto invece che i 500 morti civili serbi sotto le bombe Nato siano stati legati a una guerra giusta, quella voluta anche da lui.
L’Europa ha davanti responsabilità colossali: l’Iran ci sfida con indicibile arroganza, il terrorismo internazionale e ci inonda di sangue in Afghanistan e in Pakistan, come è accaduto la settimana scorsa, Hamas rifiuta l’accordo don Abu Mazen... se D’Alema sarà il ministro degli Esteri europeo, se vale la speranza che questo ristabilisca qualche concordia a casa, una volta che poi egli compia le scelte che gli sono tipiche, stavolta come ministro degli Esteri europeo, non creerà questo invece un insanabile scontro di visioni del mondo nell’ambito dell’Europa stessa e proprio fra noi italiani?
DALEMA HA PREGIUDIZI NEI CONFRONTI DI ISRAELE E DEL SUO POPOLO.SE QUESTO ATTEGGIAMENTO E' DOVUTO A CALCOLI POLITICI " E , VISTA L'INTELLIGENZA DELLA PERSONA , POTREBBE ESSERE. " TANTO PIU' NON DOVREBBE ESSERE PROPOSTO A UNA CARICA COSI' IMPORTANTE.SE INVECE E' DOVUTO A CONVINZIONI PERSONALI , PER ME PUO' ANDARE IN BARCA 365 GIORNI L'ANNO.
roberto riviello , Figline Valdarno
Che D'Alema come ministro degli esteri dell'Europa possa essere una figura politicamente equidistante tra palestinesi ed ebrei, è il dramma e al tempo stesso l'handicap di questa candidatura non certo un punto a favore. Il futuro ministro degli esteri europeo non può trattare allo stesso modo uno stato democratico, ovvero Israele, e un amalgama di forze politiche ferme su posizioni contraddittorie e spesso prossime al terrorismo, ovvero lo pseudo-stato palestinese.Il megacurriculum di D'Alema si sbriciola davanti alla necessità dell' Unione europea di fare una politica mediterranea di allargamento della democrazia e insieme di difesa dal terrorismo ( i recenti episodi nella nostra Milano stanno a dimostrare che questa è una necessità non una semplice opzione)
ben , Italia
Per essere contro Israele è sempre facile, perche è una Democrazia, pero a me sig. D'alema mi fa pensare che forse lui non voule più fare nulla per il suo paese, Italia, e cerca il potere in posti diversi.pensate su questo
Boaz Senator , Milano\Voghera
D'alema sostiene che l'occidente deve dialogare con i Taleban, secondo lui la pace si fa con il nemico. Quindi Adolf Hitler avrebbe dovuto essere invitato alla conferenza di Yalta ?Hamas ha ripetuto senza sosta che la sua organizazione non riconoscera Israele eppure D'Alema farà di tutto per legitimare Hamas.a visione di politica estera di D'alema è infantile e non pragmatica.
cecilia nizza , israele
Cara Fiamma,hai perfettamente ragione. Che un governo difenda "la ragion di Stato", sostendendo la candidatura di D'Alema è comprensibile, meno lo è la posizione timida e dimessa della comunità ebraica italiana e estera che si barcamena invece di prendere aperta posizione contro una candidatura che ancora una volta mette l'Europa in una posizione ambigua nei confronti di un conflitto che potrebbe risolversi se solo venissero una volta per tutte denunciate le responsabilità arabo-palestinesi nel fallimento delle trattative, affermando: "Sveglia, ragazzi, se volete un vostro Stato, che viva in pace accanto a Israele, sedetevi al tavolo, senza assurde precondizioni". Comunque, da israeliana devo dire che la faccenda non mi scuote più di tanto. Come cittadina europea invece sono preoccupata, perché da questa incapacità di capire i problemi del mondo emerge il declino del nostro continente.Cecilia Nizza Gerusalemme
Franco , Italia
Purtroppo la politica europea si sta spostando verso un amicizia, immune da ogni possibile critica, verso gli estremismi arabi. Che fare? D`Alema sarebbe certamente il piu` adatto a rappresentare certe posizioni ex sovietiche filo arabe. Possibile che non si possa trovare per quella carica persona meno schierata per Hesbollah? Perche` nessuno ha pensato ad esempio ad Emma Bonino che pur essendo di sinistra sa anche essere oggettiva? Preferire D`Alema a Blair dimostra quanto certe sinistre, anche a livello europeo, non siano obiettive quando si tratta di scegliere persone gradite agli estremisti arabi. Che sia la potenza del denaro e del petrolio a far fare certe scelte?Franco
Marco , Firenze
Appena 3 giorni fa si è festeggiato a Berlino l’abbattimento del muro, quel monumento plumbeo al ‘Dio che è fallito’, quel muro che ha sequestrato mezza Europa nel recinto dell’ateismo e del totalitarismo. Si è festeggiato la morte del comunismo, il comunismo originario, quello della grande utopia e della grande violenza, quello che ha prodotto decine di milioni di morti. La cifra complessiva lascia inorriditi e senza parole: nell’insieme il potere comunista ha eliminato oltre cento milioni di morti.E’ un offesa a queste decine di milioni di morti affidare a un comunista o ex comunista quale è Massimo D’Alema, la carica di rappresentare l’’Europa.E’ una violenza inaccettabile per tutti i paesi dell’est che hanno vissuto condizioni di estrema miseria economica nel quadro di una dittatura terroristica e poliziesca.Ancora non ho sentito dire dalla bocca di D’Alema una chiara disapprovazione del comunismo.D’Alema, nella sua miopia politica, non ha mai rinnegato il suo passato, non ha mai condannato il comunismo e la sua sudditanza verso l’Unione Sovietica, puntando tutta la sua politica sulla carta della furbizia.La storia ha insegnato che gli infingardi primo o poi vengono scoperti.
buffone carmine , firenze
Gentile sig.ra Nirestein,la prego considerarmi insieme a lei fra quegli imbecilli che rfiutano l'idea che D'Alema possa divenire ministro eurpeo per la politica estera.aspiravano,Per me D'Alema è uno di quella del vecchio PC e non credo che uno vissuto in un partito come il PC imbevuto sin dalla tenera età di comunismo,proveniente da una famiglia di pari fede allevato a Mosca possa rinnegare il tutto.Non mi fido di questi personaggi.Dia battaglia per quanto può.Con stima dott.Buffone Carmine
steiner , italiana
Gent.Sig.Nirestein ebbi già modo di evidenziarle il mio dissenso alla iattura D'Alema , ma provi ad immaginare la candidatura caldeggiata dal premier come una merce di scambio dove la controparte sia intervenire sulla magistratura guardi che l'idea non è pellegrina,ne tanto meno campata in aria se dovesse succedere qualcosa in qualche regiona cara e se un prezzo da pagare sia un viatico di parte per averne un altro altrove in politica l'impossibile si realizza a volte .... distinti e cordiali saluti
mario coccia , genova italia
penso che d'alema a capo della diplomazia della ue possa solo essere un pericolo per quella democrazia in cui dice di credere.si è rivelato amico degli arabi, specie se estremisti, non ho ancora sentito una sua parola che condanni un arabo anzichè Israele, e non batte ciglio se gli immigrati ( in gran parte islamici) deviano dalle regole ( eufemismo), delinquono, stuprano, ecc ecc.in questi casi è di un mutismo assoluto.se trasferiamo il tutto alla ue a mio avviso non facciamo sistema-italia, ma ci autocondanniamo a diventare la terra di chi grida più forte degli altri-e questo non è che mi faccia piacere......
Magda Menchini , Firenze - Italia
Quando hanno regnato i nostri amici "compagni" non ci hanno lasciato neanche un tappetino liso, nella loro avidità di occupare l'occupabile. Inoltre trovo che D'Alema non sia il più idoneo a rappresentare l'Italia, troppo algido, troppo indisponente, troppo altezzoso e, last but not least, inaffidabile e non neutrale.Vorrei gentilmente chiedere se si prevede una data dalla quale non ci sentiremo più sinistro-dipendenti, ma autonomi in grado di portare avanti ogni genere di comparti, compresa la cultura.Comunque ho già capito che, per dire le cose ad alta voce, ci vuole il coraggio di donne in gamba. come, in alcuni casi e, in altri campi, sta accadendo.Ringrazio se, eventualmente, ci sarà una rusposta.Magda Menchini