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Prova di forza. Come con Suleimani

sabato 28 novembre 2020 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 28 novembre 2020

Quando Benjamin Netanyahu nel gennaio del 2018 presentò al pubblico stupefatto l'intero archivio iraniano che il Mossad era riuscito a sottrarre a Teheran, dimostrando con le sue 50mila pagine l'accanimento del Paese degli ayatollah nel perseguire la bomba atomica che avrebbe "cancellato dalla mappa d'Israele", dedicò una diapositiva della sua presentazione al dottor Mohsen Fahrizadeh. “Ecco colui” –disse- “che fa tutto il disegno nucleare, è lui il capo”. E aggiunse dopo una breve pausa: "Ricordatevi questo nome: Amad Mohsen Fakhrizadeh". Chi se ne doveva ricordare, non ha mancato al compito. Così ieri nel cuore di Teheran, nella capitale, l'uomo che avrebbe dovuto essere uno dei più protetti del Paese, il cui ruolo era l'anima strategica dell'Iran khomeinista e la cui vita si svolgeva all'interno del cerchio più stretto degli ayatollah,è stato eliminato. Era lui che aveva ordinato l'arricchimento  dell'uranio più veloce in questi ultimi mesi tramite un nuovo sistema liquido, lui che aveva appena ricevuto il compito,stabilito da una nuova legge solo due giorni fa, di avviare una fase di maggiore attività tramite la costruzione di un nuovo reattore.

L' accanita resistenza legata al disegno islamista iraniano sciita di soggiogare innanzitutto il Medio Oriente e poi, con pazienza e con l'atomica, di piegare tutto il mondo alla propria verità dottrinale, aveva in lui un leader modesto e durissimo, un sacerdote, come Kassem Suleimani: ambedue provenienti dalle file delle Guardie della Rivoluzione, erano l'uno il generaleche conduceva sul campo le truppe e gli alleati Hezbollah, Hamas, Houti, alla conquista,utilizzando la forza bruta e i missili balistici; l'altro, l'uomo che aveva celato e mostrato, cacciato l'IAEA per poi invitarla di nuovo, attrezzato Fordow e Natanz per compiti differenziati, segreti e letali negli anni. Sono stati ambedue eliminati, e la perdita anche di Fakhrizadeh è un colpo durissimo dopo quella di Suleimani; e questa è anche un'impresa beffarda e dimostrativa,dato che, come l'eliminazione del 15 novembre per mano israeliana su intenzione anche americana del numero 2 di Al Qaeda Mohammed al Masri ospite a Teheran, è uno show di controllo del territorio iraniano che certo non tranquillizza Khamenei. Chi ha colpito,può arrivare dappertutto. Chi ha ucciso il professore? Dall'Iran hanno avuto la condanna pronta: Israele. Ipotesi plausibile. Ma sono in tanti a voler fermare la prepotenza terrorista del regime degli ayatollah; e i tempi dell'attentato,che certo è stato preparato a lungo, sembra tuttavia legato al momento politico. Trump lascerà presto la Casa Bianca.

Con lui che aveva cancellato il patto di Obama con l'Iran del 2015 e ristabilito le sanzioni, era chiara la presa di posizione americana: no al nucleare. Con Biden, dal momento che il futuro Presidente ha affermato di voler un nuovo accordo con gli ayatollah anche se modificato, il futuro non è chiaro, e sia Israele che svariati Paesi arabi sunniti, fra cui quelli coinvolti nel Patto di Abramo e l'Arabia Saudita che ha subito aggressioni feroci dall'Iran, hanno interesse a far capire a Biden che l'Iran non deve tornare a respirare liberamente, non deve pensare di potere tornare a turlupinare l'opinione pubblica dando fuoco all'intero Medio Oriente. L'Iran è anche all'attacco in Siria, in Iraq, in Yemen, è il padrone delle forze più minacciose sul terreno, e in questo momento anche amico della Turchia sunnita. E' interessante notare che i tre protagonisti di questo punto di vista si siano incontrati in Arabia Saudita proprio all'inizio di questa settimana, quando Netanyahu ha raggiunto con un volo notturno il principe della corona saudita Mohammed Bin Salman e il Segretario di Stato americano Mike Pompeo. Tre forti oppositori del regime iraniano e dei suoi disegni in riunione. Gli iraniani avvertiranno che, coi loro tempi e a loro modo si prenderanno una grande vendetta del loro "martire". Può essere. Ancora quella per Qassem Suleimani non si è vista. Adesso poi, negli ultimi due mesi di Trump, i casi sono due: o il regime vuole giocarsi con un gesto estremo una reazione americana, oppure vuole mostrare una faccia urbana per aspettare a capire meglio quali sono le intenzioni di Biden senza minare il campo. Ma girandole di fuoco mettono il Medio Oriente a rischio. Tutto, qui, può succedere.

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