Proposta snob A ciascuno la sua terra così vogliono i popoli
lunedì 18 gennaio 1999 La Stampa 0 commenti
EDWARD Said è sempre stato un poliedrico, fascinoso intellettuale
abile nel predicare e nel provocare. È un elegante radical
americano e anche un combattente palestinese, e stavolta, nel
proporre l'irenica immagine di un unico Stato
israeliano-palestinese, certo solletica gli utopisti e i buonisti.
Ma la sua proposta è innanzitutto contraria al desiderio dei due
popoli. È una proposta snob.
Arafat e i palestinesi hanno modellato tutta la loro storia
politica sull'idea di crearsi uno Stato. È sbagliato in nome di
più grandi vagheggiati diritti, calpestare questo desiderio; ma è
chiaro che per Said un piccolo Stato con dei confini, significa
soprattutto rinunciare alla proprietà , sia pure condivisa, di
tutta quella che lui ritiene Palestina. Quanto agli ebrei, per loro
l'idea di uno Stato nasce come necessità di separazione rispetto a
realtà confusive ed ostili, e più avanti, come unica possibile
salvezza. Per gli ebrei infatti dopo il '45 non c'era comunque dove
tornare. A.B. Yeoshua, come la massima parte della sinistra,
sostiene la necessità di separarsi per diventare finalmente amici;
Peres e Rabin sancirono quest'idea con l'Accordo di Oslo, che
finalmente, al contrario di quello che dice Said, invece di
trattenere agli ebrei la terra del West Bank, la cede. Grazie
all'idea della separazione, Arafat e i suoi sono giunti sul filo di
lana del più grande dei loro sogni, uno Stato. Ogni altra
soluzione, oltretutto, metterebbe gli ebrei alla mercè della
demografia araba, e gli arabi alla mercè delle regole della
comunità economicamente di gran lunga più forte, gli ebrei. Peres
parla spesso di forme di cooperazione: sacrosante, dice, ma solo
che ci si separi politicamente. A ciascuno il suo destino, il suo
pezzo di terra ben definito, le sue regole di reciproca non
aggressione, che non lascino margine ai pazzi e agli estremisti,
che nel Medio Oriente sono tanti.
Fiamma Nirenstein