Piano Obama: la buona volontà non basta
Panorama, 29 maggio 2009, pag. 110
Democratico, contiguo, demilitarizzato: con queste tre parole magiche, il giornale londinese in lingua araba AlQuds al-Arabi ha presentato il piano di Barack Obama per il futuro stato palestinese. Lo ha fatto a dispetto dei santi: il premier israeliano Benjamin Netanyahu si era appena incontrato con il presidente Usa e, per quel che se ne sa, non aveva avuto alcuna rivelazione diretta. Abu Mazen, il presidente dell'Autonomia palestinese, stava dirigendosi a Washington e i palestinesi si sono detti stupiti per il piano. Obama il 4 di giugno al Cairo dovrebbe rendere ben chiaro che le piramidi non faranno da sfondo al piano di pace. E che il suo discorso sarà tutto una mano tesa dall'Occidente all'Islam. Ma la sensazione è che anche il piano uscito su Al-Quds al-Arabi sia in rodaggio, perché Obama comprende che i sogni non sempre si possono avverare e compie verifiche. Che se ne farà Obama della buona volontà se, come previsto, gli Hezbollah, longa manus dell'Iran, il 7 giugno otterranno un grande successo elettorale in Libano e il confine con Israele sarà sotto il controllo a distanza di Teheran? E che ne sarà del tanto pubblicizzato dialogo con l'Iran? Il 12 giugno potrebbe rivincere Mahmoud Ahmadinejad, che ha usato come simbolo della campagna il lancio del missile da 3 mila chilometri di gittata in grado di distruggere Israele. E continua ad accusare i rivali di attuare una politica di «détente» verso l'Occidente, accettando di esserne dominati. Inoltre il supremo leader degli Ayatollah, Ali Khamenei, ha chiamato a votare il leader più antioccidentale e, chiunque sia il prossimo eletto, dovrà attenersi all'estremismo della leadership religiosa, che per tutti questi anni ha sostenuto il nucleare e avallato la promessa di distruggere Israele e dominare l'Occidente. Dunque il Medio Oriente potrebbe essere animato da una foga islamista sempre più attiva e inflessibile.
Se veniamo al piano di Obama, esso è pieno di buona volontà bipartisan. Le tre parole magiche tengono conto dell'esigenza di sicurezza di Israele (uno stato palestinese demilitarizzato), della necessità palestinese di uno stato contiguo e quindi liberato dagli insediamenti, infine della necessità, soprattutto di Israele, ma del mondo intero, di avere a che fare con un potere strutturato democraticamente e quindi responsabile. Obama dà segno di precisione e sensibilità e dice chiaramente che il nuovo stato palestinese non potrà essere armato, ciò che George W Bush non aveva mai detto. Ma un Medio Oriente così fortemente legato all'Iran potrebbe mai accettarlo? Hamas si inchinerebbe all'idea di uno stato demiitarizzato?
Obama, inoltre, prevede la soluzione del problema dei profughi con il loro definitivo inserimento nei paesi ospitanti (Libano, Siria e altri) o il ritorno nel nuovo stato palestinese. Ma tutti i paesi arabi, fuorché la Giordania, hanno sempre rifiutato questa ipotesi. E Abu Mazen ha già detto che non ci starebbe. Quanto alla contiguità, gli israeliani evacueranno gli insediamenti? Il governo Netanyahu aspetta garanzie per dare il via ai lavori di smantellamento e Obama vorrebbe che cominciassero subito. Da ultimo: Obama vede la città vecchia di Gerusalemme sotto il controllo di un organismo internazionale. Tutto l'Islam ha già detto che non se ne parla. E Israele, che a suo tempo aveva accettato la condivisione, oggi è più scettico. L'unica possibilità di pace è una rassicurazione sullo stop al nucleare iraniano, che faccia piegare la testa degli alleati di Teheran e spinga Israele a concessioni.
Purtroppo i pochi israeliani che abbianocercato di risolvere veramente i problemi con la Palestina sono stati Rabin e Sharon, ma solo quando erano al terminedelle loro carriere.I palestinesi sono destinati a fare la finedei pellerossa americani.Israele non ha interesse al dialogo in quanto credo avrebbe tutto da perdere.
Ester , Morbio Superiore - Svizzera
L'unica possibilità di pace è una rassicurazione sullo stop al nucleare iraniano, che faccia piegare la testa degli alleati di Teheran e spinga Israele a concessioni...Sì, penso anch'io così. Cosa lega le nazioni per non intervenire? Quali sono gli interessi personali? Se Israele viene distrutta tutta l'umanità verrà distrutta. Israele sarebbe a quel momento unicamente la miccia di un'esplosione mondiale totale! Se Israele salta, saltiamo anche noi…Grazie Fiamma, lucida come sempre, Ester.
Atonio Potami , messina
Il punto cruciale dei fatti è che Obama è veramente convinto che i dirigenti Iraniani un giorno dialogheranno con i paesi occidentali e democratici. Sarà il suo errore più grande.
cesare albanesi , roma
Obama rappresenta il nuovo e perciò tutti aspettano qualcosa.Personalmente ritengo che non vi sarà nulla di nuovo sotto il sole e tanto meno nell'intricata situazione arabo-israeliana,Non vedo parimenti nulla di nuovo neanche nei confronti dell'IRAN a cui tutti continuano ed anche in Italia a vendere tecnologia sofisticata (basti pensare al contributo dato da industrie italiane alla realizzazione di apparecchiature spaziali)Non conosco la posizione della Farnesina su tale problematica 8Mi embra comunque che dopo le elezioni europee il Ministro degli Rsteri italiano andrà in Iran)