PERSONAGGIO UN KILLER DI HAMAS
mercoledì 29 marzo 1995 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV SI chiama Musa Ziyada il predestinato, un quindicenne
dall'apparenza tenera, vivace, intelligente. Era lui l'eroe prescelto
da Hamas a Gaza per mettersi intorno al petto una cintura di 8 chili
di tritolo nel giorno quindicesimo di Ramadan, il 15 febbraio scorso,
l'anniversario del massacro di Hebron. Entrare in Israele e portarsi
via, in un salto insanguinato verso il paradiso, quanti più ebrei
possibile.
ma avrebbero preso la via dell'inferno, dice oggi, dopo che suo
padre, probabilmente anche con qualche ceffone, l'ha salvato dalla
morte e dal sogno di diventare un assassino di Allah. Musa oggi ha
cambiato idea anche attraverso gli studi religiosi: infatti ha detto
al settimanale israeliano , che l'ha intervistato,
religioso. Musa era stato avvicinato da militanti più che trentenni
dell'associazione Izz al-din al hassam, il braccio armato di Hamas:
i piaceri possibili, ed è un luogo dove la morte non esiste, pieno
di palazzi, di giardini, di sorgenti di latte e di vino (senz'alcol,
alla musulmana n.d.r.). Mi dissero anche che con il martirio si
guadagna il diritto al paradiso per 70 parenti e amici e che 70
vergini mi avrebbero aspettato lassù . Io non ho discusso troppo:
volevo essere convinto, anzi, ero già convinto. Colpisce, nella
vicenda di Musa, il contrasto fra il fanatismo della sua generazione
e l'atteggiamento laico del padre Hisham, un quarantatreenne
dall'aspetto europeo, occhi azzurri e una fabbrica di finestre
d'alluminio, che nel parlare oggi col figlio ha fatto una scelta di
basso profilo sdrammatizzante, degna di un bravo psicologo. Per
esempio prende in giro il ragazzo redivivo quando questi gli spiega
che se un martire si fa saltare per aria ma non riesce a portare con
sé nessun israeliano, andrà in paradiso lo stesso per le sue
intenzioni: , ride Hisham. Musa, che è nato
nel 1980 nel campo di rifugiati di Bureij, nel Sud di Gaza, è il
quarto di 9 figli. Benché il padre non sia religioso, lui, fin
dall'età di 10 anni, è diventato un piccolo prodigio del Corano. A
12 anni è entrato in Hamas. Gli venne dato subito il titolo di emir,
principe, per la sua costanza nel seguire la religione e la sua
conoscenza dei testi sacri.
trovare a casa per consultarlo, ha raccontato il padre. Musa,
essendo dopotutto un bambino, giocava anche al calcio della moschea:
in pantaloni lunghi però , visto che la squadra era quella di Hamas.
Quando otto mesi fa la famiglia si è spostata nel quartiere Darraj
di Gaza, Musa è subito entrato a far parte della moschea sotto casa,
ed è divenuto ben presto una piccola celebrità locale. Il padre
ricorda, proprio come un genitore italiano lamenterebbe l'eccessiva
passione del figlio per Fiorello o per un qualche cantante di grido,
che ad ogni annuncio di martiri e attentati Musa si eccitava sempre
di più e diceva: .
ragazzi dicono un sacco di sciocchezze, si sa, e seguitammo a
pensarlo anche il giorno che ci disse che per lui il massacro di Beit
Lid (21 israeliani uccisi) era stata un'azione eccellente. La svolta
è avvenuta durante la vacanza invernale di dieci giorni, in cui Musa
raccontò alla famiglia che avrebbe voluto trascorrere il suo tempo
con la zia e la sorella, ancora residenti a Burej. Quando Hisham, il
padre, si rese conto che Musa non era stato quasi mai visto dai
parenti, e soprattutto dopo che suo fratello, un poliziotto di nome
Samir, gli ebbe detto di dare un'occhiata più ravvicinata al
figliolo, corse a riprenderselo immediatamente. Musa aveva nel
frattempo partecipato a due sessioni segrete di preparazione al
martirio. Quando il giorno prima della terza sessione Musa disse al
padre che doveva assolutamente assentarsi di nuovo (era il 13
febbraio) il padre lo tenne stretto a sé e lo portò per un braccio
alla polizia palestinese. La polizia gli trovò addosso, prima ancora
di interrogarlo, una lettera di commiato scritta per i suoi cari.
Musa dice oggi, mentre il padre lo nega, di essere stato picchiato
durante gli interrogatori. Hamas dice di non entrarci niente con
questa storia, e suppone che Musa sia stato torturato. La polizia
dice che botte non ce ne sono state: semplicemente, spiega, la sua
capacità di combattere il terrorismo dentro Gaza migliora di mese in
mese, e certamente è molto superiore a quella degli israeliani.
collaborazionisti. Sono però , come me, contrari profondamente agli
attacchi terroristici, e faranno del loro meglio per sostenere
l'autorità palestinese. Fiamma Nirenstein