Peres ha deciso: mi candido Una spina nel fianco per Barak
giovedì 21 dicembre 2000 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Shimon Peres lo ha confermato nella notte: si candiderà per le
elezioni a
premier del prossimo sei febbraio. « Ho deciso di farlo perchè sono
arrivato
alla conclusione che la mia è la candidatura che ha le maggiori
possibilità
di battere gli avversari» , ha detto lo stesso Peres. « Ho deciso di
essere
candidato - ha proseguito parlando alla radio pubblica israeliana -
ma
evidentemente non potrò esserlo senza l'appoggio del partito Meretz» .
Peres ha annunciato la sua candidatura dopo un incontro, nel suo
ufficio a
Tel Aviv, con il capo del Meretz, Yossi Sarid. Per poter essere
candidati
occorre infatti avere l'appoggio di almeno 10 deputati (tanti quanti
ne ha
il Meretz).
Dicono che ormai Peres parli di Barak come di « un uomo malvagio» ; e
nell'ufficio di Peres giungano telefonate anonime che lo minacciano
di morte
se parteciperà alle elezioni. In Israele, mancava solo Shimon Peres
come
candidato primo ministro per complicare un quadro che già appare
pazzesco:
da una parte, scontri a Gaza che ancora ieri hanno portato a quattro
morti
palestinesi, dall'altra gli incontri di pace a Washington che per la
prima
volta dal 28 settembre, inizio dell'Intifada delle Moschee, sembrano
lampeggiare una luce di speranza, tanto che la Albright dà palesi
segni di
soddisfazione: « I colloqui sono molto positivi» ha annunciato tutta
allegra
alla stampa, mentre Clinton, che fino ad ora si era tenuto fuori dei
colloqui, è addirittura già apparso sulla scena, forse per
raccogliere in
extremis gli allori di un accordo.
Arafat e Barak ne hanno bisogno ambedue per salvarsi: Yassed Abed
Rabbo e
Shlomo Ben Ami, i capi delegazione, discutono ormai sulla base della
cessione del potere ai palestinesi sulla spianata delle Moschee, e
questo
apre ad Arafat, sempre pressato dal mondo musulmano, la possibilità
di un
accordo. E poi la confusione terribile dello scontro interno, con la
variabile del 76enne Peres che entra nell'agone convinto che la pace
abbia
bisogno di lui, e non di Ehud Barak. E se Barak fa un accordo in
queste ore,
questo può condurlo a due sbocchi opposti: da una parte può indurre
Peres ad
abbandonare l'idea di concorrere dato che la pace sarebbe già fatta;
ma
dall'altra Peres, del resto insieme a Leah Rabin, non aveva affatto
apprezzato che il Premier attuale avesse offerto ad Arafat parti
rilevanti
di Gerusalemme. Quindi, potrebbe invece sentirsi spinto a diventare
il Primo
Ministro di una pace senza concessioni eccessive. Molto dipende
dall'entusiasmo con cui il Meretz gli darà il sostegno dei suoi dieci
deputati.
Intanto, mentre il campo della pace gioca alle elezioni, il Medio
Oriente
non intende tuttavia placarsi. Secondo fonti ben informate,
l'esercito
israeliano avrebbe rafforzato la sua presenza al Nord e sarebbe in
stato di
allerta. Le ripetute affermazioni aggressive di Bashar Assad, il rais
siriano, (ha detto recentemente all'incontro fra stati islamici nel
Qatar
che Israele è un paese nazista, e che ci vuole una politica
« creativa» sullo
stile degli Hezbollah) sembrano aver convinto Israele che il confine
con la
Siria sia pericoloso: nell'ultima settimana, si sono notati movimenti
di
truppe israeliane nel Golan. Il portavoce dell'esercito non ne vuol
sentir
parlare: « Non è vero» , ha risposto alla richiesta di conferma.