Perché l'islam dichiara guerra allo sport
mercoledì 21 gennaio 2015 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 21 gennaio 2015A volte il disgusto è più forte della voglia di capire. Vuoi solo girarti dall'altra parte e dire: questo non mi riguarda. Eppure ieri ci è toccato sopportare anche, fra tanti orrori, la notizia di 13 ragazzini iracheni massacrati dall'Isis per aver tifato la nazionale mentre giocava contro la Giordania. Lo sport piace all'islamismo, come obiettivo da aggredire però: lancia una fatwa mortale contro una squadra se vende un giocatore; uccide una coppia di fidanzati se guardano la finale dei mondiali; minaccia i calciatori cattolici; mette al bando gli sportivi ebrei, a volte ne massacra squadre intere come quella degli schermitori israeliani a Monaco, alle Olimpiadi del 1972.
Con fatica si trovano le ragioni di tanto odio, ma aiuta un po’ una lista dottrinale denominata "Le cattive conseguenze della competizione sportiva". E' un testo lungo, ma nello specifico per il calcio i guai che ne derivano sono fra gli altri: 1) spingere i giovani musulmani a ammirare o amare un miscredente magari ad appendere un ritratto di un giocatore nella sua camera; 2) distrarre dal pensare alla religione e alla responsabilità nel propagandarla (sappiamo come); 3) invertire gli standard, considerare eroi sportivi che non stanno combattendo per il califfato; 4) allontanare dalla fede come fa anche l'alcool; 5) corrompere le comunità e i rapporti familiari 6) distruggere il controllo delle emozioni, tutte da conservare per la vittoria del califfato, eccetera.
Il punto più spiritoso: il rischio di intensificare l'odio e l'inimicizia fra le persone. Meglio ammazzarli subito quei 13 ragazzi, gli si evitano un sacco di guai. Nella lista si parla molto anche dei rischi che comporta lo stadio troppo pieno. Non scherziamo: la cultura di chi ha ucciso i ragazzi pensando di compiere un dovere religioso è una sentina di odio per la libertà, per la partecipazione, per la competizione, per l'entusiasmo, per la libertà di opinione, oltre che una forma di perversione criminale.
Prima di compiere l'esecuzione le milizie dell'Isis hanno annunciato con un megafono quello che stavano per fare. La pubblicità gli sta a cuore. Due giorni fa, hanno diffuso un video da Mosul, in cui si vede come vengono gettati dal tetto di un edificio dei giovani omosessuali. La punizione infatti secondo la sharia è l'esecuzione. Ragazzi uccisi perché avevano deciso di amare chi gli pare. Il nemico dell'Isis è sempre la stessa migliore amica dell'Occidente, la libertà.
mercoledì 21 gennaio 2015 15:57:36
Cara Fiamma, in tutti i Paesi islamici esiste un campionato di calcio, con giocatori anche molto noti, squadre, stadi e “tifo”.----- Quindi sembra una mossa straordinariamente cretina (unita ad azioni criminali pazzesche) quella di ISIS, senza dimenticare altre mosse demenziali come quelle dei talebani (no donne a scuola), dei sauditi (no donne alla guida, no pupazzi di neve imitanti esseri viventi !...) e via con analoghe trovate da imbecilli. ------ Questa specie di “ragnatela” oscurantista cerca di avviluppare la popolazione in limiti ristretti: moschea, casa, lavoro, niente che assomigli ai passatempi occidentali e magari fare molti figli (come in Italia, quando non c'era la televisione.....).----- Questa specie di visione ascetica (imposta) della vita finisce sempre con il rifiuto per raggiunti limiti di sopportazione: nessun sistema DITTATORIALE (e quello islamico lo è) può sperare di durare per sempre, e la STORIA lo insegna molto chiaramente.------ Altra cosa è il lasciarsi andare alla dissoluzione dei costumi, materiali e spirituali, e in questo sarebbero condivisibili le preoccupazioni islamiche, ma NON il MODO per evitarlo.------ Loro non hanno avuto un Cesare Beccaria, ma basta il buon senso per capire certe cose (se si ha il buon senso.....).------ Fino a quando i musulmani reggeranno queste stranezze ? E fino a quando noi ci limiteremo ad andare in giro con cartelli, bandiere e matite (o altro) dopo ogni strage? (magari quattro assassinati, clienti di un negozio, sono troppo pochi per muovere una grande folla....).