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PER VINCERE, L’ OCCIDENTE DEVE TOGLIERE LEGITTIMITÀ A « TUTTI» GLI ATTA CCHI TERRORISTICI La forza del nemico senza volto Denaro, consenso e ambig uità dei paesi arabi

domenica 7 settembre 2003 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein E' più forte o più debole l'esercito terrorista rispetto al momento in cui mise in atto il suo piano più ambizioso, l'assalto alle Twin Towers e alla società americana in genere? La risposta è duplice: da una parte possiamo essere soddisfatti di alcuni risultati, dall'altra abbiamo ancora immense difficoltà . La guerra al terrorismo similmente alla guerra contro la droga è una guerra di lungo, anzi, lunghissimo respiro, in cui non si vince, ma si combatte e si combatte senza tregua, e affrontando un giuoco determinato da nuove regole: è una guerra in cui una battaglia non porta « la» vittoria, come nelle guerre tradizionali, perché il nemico, nascosto fra i civili, non può essere colpito al cuore come nella battaglia di Waterloo, o a Gettysburg. Ed è una guerra in cui una o più sconfitte, ovvero gli attentati riusciti ultimamente in Iraq e in Israele, non hanno un significato definitivo. Per esempio, il fatto che l'Iraq sia così bersagliato e che sia una calamita per gli jihadisti, non significa affatto che ne debba diventare il rifugio. Questo potè accadere in Afghanistan al tempo in cui gli USA sostennero i talibani contro l'URSS. Oggi il terrorismo ha molti aiuti, ma nessuno così determinante. E tuttavia ha molte teste, che non possono essere tutte tagliate in una sola volta. Possiamo dire di avere tenuto il terrorismo in scacco sul terreno degli attentati catastrofici: di fatto, essi non si sono più presentati da due anni; decine di operazioni sono state sventate, dozzine di conti bancari e affari di supporto chiusi, una prima forma di collaborazione internazionale coinvolge quasi tutti gli stati del mondo mentre si perfezionano sempre nuovi metodi di indagine e di intelligence. Sono state svelate reti di vendite di armi : a Londra, per esempio, i servizi segreti britannici, americani e russi insieme hanno scoperto una compravendita di missili terra aria pronti per l'uso contro aerei civili americani. Ma il terrorismo è ancora molto forte, e anche il rischio di un attentato gigante lo è : di fatto, tutto l'ambiente di intelligence lo prevede. I motivi per cui questo è possibile, nonostante la guerra, soprattutto americana, sia molto decisa e abbia investito Afghanistan e Iraq cambiando i connotati dell'aiuto al terrore sono tre: il fronte antiterrorista si allarga continuamente a causa di una fortissima base ideologica, quella dell'estremismo islamico, che possiede infrastrutture di consenso quasi indistruttibili: organizzazioni caritative, squadre di calcio, scuole, colonie, giornali, tv, moschee di mezzo mondo predicano dottrine belligeranti che prima ancora del denaro sono la benzina, fin dall'età più tenera, del terrorismo. In secondo luogo, problemi vari di equilibrio internazionale impediscono di distruggere davvero i finanziamenti del terrorismo e le sue basi. Fra gli altri, Iran, Siria, Arabia Saudita, sono Paesi che salvo piccoli cambiamenti che in genere sono fatti di parole, seguitano a aiutare organizzazioni come Al Qaeda (l'Arabia saudita la condanna e la finanzia), gli Hezbollah (l'Iran e la Siria li finanziano, li ospitano, in parte li manovrano) e Hamas (che riceve aiuti un po' da ogni parte). In generale, e questa è la terza ragione e forse la più importante, abbiamo ancora delle incertezze nel definire il fenomeno, come si vede dalla riunione dei ministri degli esteri della Comunità Europea che nei giorni scorsi ha discusso se Hamas possa essere o meno considerata in toto un'organizzazione terrorista. Chiarire chi è il nemico è un passo fondamentale per vincere una guerra. L'esercito terrorista è molto consapevole del fatto che finché l'indottrinamento è libero, le sue possibilità di reclutamento sono pressoché infinite, e la sua manodopera garantita. Infine: il terrorismo palestinese spesso è stato riguardato come una zona grigia, e la condanna per le sue operazioni è stata più blanda di quella verso organizzazioni come Al Qaeda. Questo ha creato un danno morale molto serio, avallando l'idea che far strage di donne e bambini sugli autobus di Gerusalemme sostenendo di perseguire un obiettivo politico generalmente accettato, sia diverso dall'uccidere centinaia di civili in seguito a vaneggiamenti ideologici in una discoteca delle Filippine. Così si stabilisce una relazione accettabile fra il terrorismo e il suo fine, e l'assassinio premeditato di bambini e vecchi diventa legittimo; questo ha incitato la gran parte della popolazione palestinese, compresi i suoi leader, a ritenere difendibile il terrorismo. I risultati si vedono nella timidezza di Abu Mazen e nella cocciutaggine di Arafat nel negare la necessità di fermare Hamas e la Jihad. Questo avverrà ovunque, finché il fronte antiterrorista non si compatta negando legittimazione a quei gruppi che proprio le masse musulmane non islamiste hanno più interesse a battere. Questo è il vero fronte, quello interno, su cui il terrorismo può essere battuto.

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