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Per uno spietato carnefice ogni perdono è impossibile

domenica 13 ottobre 2013 Il Giornale 5 commenti
Il Giornale, 13 ottobre 2013

Un giorno di inverno durante l’Intifada iniziata nel 2001, un terrorista si era fatto saltare per aria al mercato di Mahanei Yehuda a Gerusalemme. Sono corsa là col blocco di appunti. Le bancarelle erano montagne di schegge insanguinate, gli infermieri con i gilè arancione raccoglievano I feriti e li immettevano a schiera nella bocca delle ambulanze urlanti, le compagnie di pietà raccoglievano corpi di innocenti, membra, brandelli. Il terrorista aveva scelto un luogo affollato di tutti gli ebrei possibile, i vecchi che fanno la spesa la mattina in ciabatte, le donne con i brutti carrelli a ruote, i bambini per la mano, i negozianti. Mi girava la testa, procedevo brancolando sulla strada, i cameraman si affollavano, la polizia mi spingeva fuori con gli altri giornalisti. E camminando scavalcai un tronco nero di cenere e di fuoco. Quasi ci inciampavo. Quando mi sono voltata per capire cos’èra, ho capito che era il corpo del terrorista. Non ho sentito nulla, proprio nulla. Nessun sentimento. Era un carro armato atterrato, una mitragliatrice rotta, il residuo ferruginoso di una bomba a mano usata, era lo strumento d’odio con cui quella gente innocente era stata fatta a pezzi.
 
Così Priebke. Uno strumento di ferro contro l’umanità. Né per lui né per quel terrorista ho pensato che, come dice l’ebraismo che prescrive una sepoltura quanto più celere pensando alla resurrezione dei corpi, il suo fosse sacro a causa della intimità che la nostra rappresentazione fisica ha con l’anima. Ora si discute della sepoltura di Priebke, se sia giusto a meno che l’Argentina l’abbia respinta, se la messa richiesta a Roma sia un dovere o uno sgarro. Il nazismo non ha niente a che fare, come invece è diventato purtroppo moda sostenere, con “la banalità del male”. Non c’era banalità in Priebke, c’era il male, che ha una sua forma ben definita, che è fatta di ferocia, di prepotenza e disprezzo per la vita, e che nella storia prende la forma di varie ideologie, il nazismo, il comunismo, l’islamismo estremo, che poi alla fine finiscono, ciascuna, per odiare e uccidere gli ebrei.

Priebke si è appellato al dovere dell’obbedienza, come fece a suo tempo Eichmann, ma ciascuno a suo modo di fatto erano come ha scritto Daniel Goldhagen volenterosi carnefici di Hitler. Non si vede obbedienza nella scelta di eccedere l’ordine della decimazione. Si vede il fanatismo confermato fino all’ultimo, fino alla più penosamente demenziale delle forme di antisemitismo, il negazionismo della shoah. Se qualcuno si vuole interessare alla messa e alla sepoltura di un corpo che era un tronco nero, non per questo deve essere ascritto alla medesima famiglia, può anche farlo perché la ritiene una forma di pietas. Io conservo la mia pietas per categorie che non comprendono i terroristi, i nazisti e gli altri assassini ideologici. Troppa è la sofferenza che deriva dal loro operato perché resti spazio oltre la cura delle loro vittime.

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Alessandro Armaroli , Brescia/Italia
 lunedì 14 ottobre 2013  09:56:34

Se uno spietato carnefice dopo tanti anni è rimasto tale e non ha mostrato alcun segno di pentimento, ogni perdono umano non solo è impossibile ma è inammissibile. Come si potrebbe concedere un funerale religioso cristiano ad un omicida non pentito? Bene ha fatto la Chiesa a ribadire quanto affermato nel Codice di Diritto Canonico. Priebke, che fino all'ultimo minuto ha voluto negare ciò che non si può negare, si troverà finalmente davanti all'estremo Giudice e lì renderà conto del suo essere e del suo operato. Triste è pensare ai tanti suoi camerati e complici che sono morti nel loro letto senza punizione e senza pentimento. Ancor più triste è pensare che ci sia chi ancor'oggi sostiene personaggi come Priebke ed esalta il loro operato. Il Signore abbia pietà di loro.



giuseppe fantini , italia
 domenica 13 ottobre 2013  22:19:39

gentile signora fiammasono un suo affezionato lettore.grazie per i suoi articoli che trovo sempre appropriati e validissimi.cari e cordiali salutigiuseppe fantini nipote di ildebrando trevi ucciso ad auschwitz.



Dova Cahan , Tel Aviv
 domenica 13 ottobre 2013  17:49:57

Cara Fiamma,inanzi tutto ti voglio dare il ben venuto per essere tornata a vivere con noi a Israele.In quanto allo spietato carnefice non capisco perche` bisogna tanto discutere su come seppellirlo...la cosa piu` semplice come abbiamo fatto noi con l'altro carnefice ungherese, Eichmann, incenerito e sparso sulle acque del mare cosi nessuno puo` reclamare il suo corpo o andare alla sua tomba come da un santo.



Francesca , Portogallo
 domenica 13 ottobre 2013  14:04:23

Brava Fiamma! Bisogna avere l'onesta di definire il bene ed il male con chiarezza, senza temere manicheismi o posizioni non politicamente corrette.



Rosalba Mezzorani , Piacenza
 domenica 13 ottobre 2013  11:59:44

Il pensiero sempre riverente all'immensa sofferenza delle vittime, non concede spazio alla protervia di un boia vivo o morto.



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