PER L’ ITALIA C’ È DI NUOVO IL RISCHIO TERRORISMO NON ABBIAMO MEMORIA
sabato 21 luglio 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
LA prima sensazione che una persona vissuta a cavallo fra questo
secolo e
quello precedente prova vedendo il popolo degli antiglobali e accanto
a loro
forze importanti come i Ds o buona parte della Chiesa, è un grande
stupore.
Un flash back. Anche il giovane disgraziatamente ucciso ieri
(purtroppo la
manifestazione aveva volutamente cercato lo scontro, anche se è
terribile
che un giovane paghi con la vita), anche il fatto che le bombe
terroristiche
siano considerate tuttavia un fenomeno marginale, legato a « frange
estremiste» . Un dé jà -vu.
Ma come? Non abbiamo memoria? Dunque è bene ricordare che i movimenti
divengono molto aggressivi proprio nel momento in cui (come fu per il
movimento giovanile di contestazione comunista) acquistano una
rispettabilità sociale e un'accoglienza politico-affettiva grandiosa
nonostante i palesi errori e le miserie culturali che li
accompagnano: se i
politici e lo Stato e le famiglie si collocano « né con la
globalizzazione né
contro la globalizzazione» , non ci può essere niente di più invitante
specie
in un Paese di scarsa cultura democratica. L'indignazione a causa
delle
povertà è molto simile a quella per il comunismo di allora: la
solidarietà
per i poveri viene razionalizzata qui nelle sue forme più incolte,
trasforma
in mezzi di uso l'odio sociale, crea conformismo e irragionevolezza.
E
ignora i risultati culturali e pratici (il terrorismo) nella vita dei
giovani e della nazione. L'antiglobalizzazione diventa così
l'ennesima
incarnazione della sinistra italiana (comunista e anche cattolica),
cui non
importa che con tutti i suoi limiti i processi criticati contengano
in sé la
cultura dello scambio, del mescolarsi, dell'emigrazione, del fondersi
delle
esperienze culturali, scientifiche ma soprattutto che siano
intrinseci alla
cultura della democrazia, la sola a permettere lo sviluppo, e a
esserne
alimentata.
Il pensiero democratico dov'è ? Ai giovani importa molto di più il
sociale
del politico. Così sono fatte le culture da cui nasce. La sinistra
ufficiale, se pretende di difendere la democrazia legandosi a questo
movimento, fa il contrario: se ne fa solo sacerdotessa e
propiziatrice,
rispolvera la misera e feroce invenzione di un mondo di cattivi
imperialisti. I giovani contestatori vivono un curioso fenomeno
culturale:
mentre non sono aggiornati e comunque rifiutano di sapere la loro
materia
(globalizzazione, progresso, classi dirigenti, democrazia,
responsabilità ,
meriti..) sono oberati da un fardello tribale antico, quello
comunista
mischiato al vecchio apparato ideologico pauperistico religioso.
Il terrorismo, in questo contesto, non è un ciondolo, un elemento di
frangia: oggi, il terrorismo è un fenomeno enorme, trainante rispetto
persino ai movimenti stessi. Talvolta essi, contrariamente al
passato, si
creano persino per compiacerlo e nutrirlo; le sue anime sono
molteplici, la
disponibilità a praticarlo parla molte lingue nelle nostre stesse
città , le
sue armi sono divenute di distruzione di massa, molti i personaggi
interessati a finanziarlo su scala mondiale. Vale la pena di smettere
di
minimizzarne il significato, l'Italia è un terreno molto favorevole,
geograficamente e culturalmente.