Per i nuovi terroristi l’auto è un’arma e i passanti obiettivi
venerdì 24 ottobre 2014 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 24 ottobre 2014 (Gerusalemme) Sono le armi più vili e pericolose quelle della vita quotidiana. Le immagini del video dell'attentato di mercoledì a Gerusalemme minacciano tutti: una piccola folla scende dal tram, fra loro una coppia con una carrozzina dove Chaia Zisser vive i suoi ultimi momenti di creatura di tre mesi. La mamma si liscia la gonna, il padre spinge la carrozzina, anche loro sono quasi ragazzi. E un attimo dopo, sui viaggiatori piomba un'auto bianca. Si avventa a tutta velocità sulla pensilina affollata, uccide Chaia, ferisce sette persone. Niente rende un attacco più letale della sua domesticità, e che cosa può essere più usuale di un'utilitaria che si avvicina.
Eli Dayan, uno dei passeggeri del tram appena sceso, racconta che ha afferrato alla vista dell'auto bianca il figlio e l'ha trascinato giù dalla pensilina, mentre due donne venivano travolte. "Durante la prima Intifada, dicevo ai miei figli di guardarsi dall'autobus; poi, dopo l'attacco del 4 agosto gli ho detto di cambiare strada alla vista di una ruspa. Ci sono stati diversi attacchi col caterpillar. Quello rovesciò un autobus e un'auto uccidendo una persona e ferendone cinque. Adesso, cerco di evitare le fermate, e occhio a qualsiasi macchina che si avvicina".
"Che devo fare" -dice una donna alla fermata dell'attacco, a Givat HaTachmoshet, Gerusalemme est- "devo per forza prendere questo tram per andare a lavorare ogni mattina, aspettare con gli altri... non c'è che incrociare le dita e sorvegliare ogni macchina che si avvicina. Se corre, saltare".
Non ci aveva pensato, in Canada, a Montreal, Patrice Vincent, il soldato ucciso lunedì scorso con un'automobile dal neo-convertito islamista Martin Couture Rouleau. Couture Rouleau voleva unirsi all'ISIS che ne ha glorificato il martirio sul sito del gruppo. Anche il terrorista di Gerusalemme è stato esaltato da Hamas e dalla Jihad Islamica: hanno salutato con ammirazione il "martire" Abed a-Rahman a-Shaludi, che come Vincent, ci ha lasciato la vita. "L'attacco a Gerusalemme è un atto di eroismo", ha detto Mushir al Masri, un importante portavoce di Hamas. Un incoraggiamento a compiere altri attacchi con i tutti i mezzi a disposizione sinistramente analogo a quello diffuso dall'ISIS in lode del suo terrorista e quando suggerisce ai suoi adepti in Occidente "se non riuscite a trovare una bomba o un proiettile... usate la vostra auto e investiteli". E Rouleau ha eseguito alla lettera puntando l'auto contro due soldati e investendoli. Eppure la polizia canadese l'aveva messo sotto sorveglianza da cinque mesi e gli aveva ritirato il passaporto. Ma non è bastato: tutti possono possedere un'auto e la prossima gran moda del terrorismo sembra essere quella di accelerare e trasformarla in un' arma letale.
Quindi oggi Londra e Roma potrebbero essere come Gerusalemme, che è in questi giorni un campo di battaglia, città in cui ogni passante può essere l'obiettivo, ogni automobilista un attentatore. Ed è qui che la nostra mentalità ci impedisce di capire il punto di vista del terrorismo: gli infedeli, per motivi svariati, sia che partecipino della coalizione che attacca l'ISIS in Iraq e in Siria, sia che perseguitino i palestinesi su una terra che gli jihadisti ritengono proprietà dell'Ummah islamica, sono nemici dell'unica soluzione auspicabile, la islamizzazione complessiva. La scelta degli strumenti quotidiani è la nuova strategia che permette di passare dal deserto alle nostre città. Adesso fra le armi fra alla portata di tutti quella che si profila più pericolosa è l'uso delle malattie infettive. Uno "shahid" che porta una malattia mortale è una bomba atomica.
mercoledì 26 novembre 2014 01:39:08
Cara Fiamma, è sempre più evidente che le “centrali terroristiche”, non potendo praticare “guerre tecnologiche” al di fuori degli attuali territori di loro residenza, si attaccano a tutto pur di nuocere ai loro nemici (NOI): non è infatti pensabile che siano in grado di portare il terrorismo in TUTTI i Paesi che hanno minacciato nei loro proclami (almeno ai livelli di Iraq e Siria, perchè in Palestina sono ridotti alle “catacombe” e in altri Paesi sono ben pressati dall'esercito locale).----- E' significativo che invitino i loro aderenti ad usare le loro auto (senza imbottirle di esplosivo) per uccidere: non c'è bisogno di gestire la logistica per la fornitura di materiali, soprattutto in Paesi bene attrezzati per controlli capillari preventivi su persone sospette.------ La conseguente perdita degli attentatori non preoccupa le “centrali”, dato che possono contare su un costante afflusso di esaltati neo-convertiti: non so su quali basi, ma, nella sola Italia, si calcolano circa 4.000 coinvertiti all'anno !!! ----- Non si sa fino a che punto conti un “risveglio religioso delle loro anime” piuttosto che una attrazione anarchica per la violenza e la guerra, magari ricompensata da abbondanti “petro-dollari”......Si potrebbe parlare di un “postificio” per disoccupati........ ------ Scherzi a parte (c'è poco da ridere) la crescente emergenza deve essere affrontata con metodi da Stato di Polizia, almeno finché questo fenomeno non sarà stato azzerato: EVITARE le scappatoie legali, il proselitismo in carcere, le lagne e il “buonismo” dei “sinceri democratici”----- La democrazia ne soffrirebbe, ma avremmo meno funerali di vittime innocenti, e lo stato di tensione e paura permanenti per la popolazione.
Mara , Bologna
giovedì 30 ottobre 2014 16:53:09
Mi domando il motivo di tanta cecità occidentale di fronte a ciò che succede....I Governi sono incoscienti o peggio. I cittadini -anche europei, certo- debbono imparare ad essere vigili, senza isterismi, va da sé, ma tenendo ben presente la posta in gioco. Qui non c'entra l'erroneamente definito conflitto israelo/palestinese: in gioco ci sono i nostri valori di democrazia e uguaglianza, che sembrerebbero importare al solo (tanto disprezzato)Israele.Grazie di esserci, carissima Fiamma.