PENTIMENTO SENZA VERITÀ STORICA
martedì 17 marzo 1998 La Stampa 0 commenti
VENGONO in mente molte verità divergenti mentre si legge il
documento vaticano di ieri;
molti sono i prismi attraverso i quali lo
si può guardare. Quello dell'immagine del vecchio Papa polacco.
Quello della grandiosa sofferenza patita dal popolo ebraico per
mano cristiana nel corso dei secoli. Quello della verità storica.
Quello della diplomazia vaticana. Quello della speranza, come fa il
rabbino David Rosen che da Gerusalemme manda a dire che la Curia ha
fatto peggio di quel che avrebbe fatto il Papa, ma che tuttavia si
tratta di un documento di sincero pentimento e di dolore. Quello
della disillusione come per il rabbino capo d'Israele Lau, e come
certamente per molti ebrei.
Ora, per essere molto diretta, gli ebrei sbaglierebbero se
assumessero di fronte a questo documento un atteggiamento
severamente metafisico. È un dato di fatto: la verità storica non
è certo la protagonista di queste pagine. L'Europa cristiana
produsse un massacro di dimensioni mai viste prima con la Shoah; la
Germania non diventò certo pagana in un giorno; le SS erano in
gran parte dichiaratamente credenti; spiegare con un grande
understatement che l'antigiudaismo potrebbe forse essere, ma non
fino in fondo, e solo in certi casi, il padre dell'antisemitismo
(mentre è ben chiaro che questo specifico razzismo ha tutto quanto
origine in ambito teologico), non è cosa rispondente al vero. È
anche erroneo, storicamente, negare le responsabilità di Pio XII,
la spiegazione classica che abbia taciuto per cercare di non fare
di peggio è minimale ed anche prevaricatoria. Ed è un peccato che
la denuncia del silenzio di chi vide e non agì in difesa del suo
vicino, non vada più a fondo nell'indicare anche la complicità di
popoli ferventemente cattolici come, prima di tutto, i polacchi.
Ma non ci si può aspettare che un Papa condanni un altro Papa,
né che punti il dito contro le crudeltà perpetrate dal suo stesso
popolo. Le intenzioni della Chiesa hanno le loro strategie, e forse
avremo una presa di posizione più esplicita quando e se il Papa
parlerà in prima persona dal fondo della sua volontà di
rovesciare il mondo con la forza della sua sofferenza fisica e
della sua storia personale. Allora può darsi che andrà meglio.
Tuttavia sarebbe anche il caso che gli ebrei, come hanno fatto
ormai in molte occasioni, abbandonassero un atteggiamento
rivendicativo che risulta sostanzialmente subalterno, e che a loro
volta, specialmente in Italia, si mettessero per così dire in una
posizione di leader. Così seppe fare Ben Gurion a suo tempo verso
i tedeschi, così sa fare l'ebraismo americano e quello israeliano
adesso con l'Europa intera. Ben Gurion non stette ad aspettare che
i tedeschi si stracciassero le vesti ed elaborassero fino in fondo
le loro colpe per ristabilire il contatto con Adenauer. Mentre
Menahem Begin agitava le folle sull'idea dell'eterno accerchiamento
e della mistica intoccabilità della memoria della Shoah come
paradigma della guerra fra il male e il bene, il costruttore di
Israele pensava, strategicamente, a che cosa fosse più utile al
suo popolo.
Nel corso degli anni, più avanti, mentre da una parte gli ebrei
lottavano contro il potere sovietico che rinchiudeva nei gulag gli
ebrei o li confinava nelle carceri impedendogli di partire per
Israele, l'ebraismo non cercò sbarramenti di fuoco contro
l'antisemitismo di parte socialista, che pure è stato terribile.
Anzi, a volte ha persino esaltato il ruolo della sinistra contro i
totalitarismi antisemiti di destra.
Infine, ora che si è scoperto che l'Europa ha lucrato ampiamente
e vergognosamente sulle spoglie degli ebrei, pure la scelta ebraica
è stata quella di chinare la fronte tristemente di fronte alla
verità che non furono solo i tedeschi la Belva, il male incarnato,
e ha scelto una via di più concreto riavvicinamento trattando le
restituzioni del maltolto.
Ora, proprio questo deve avvenire oggi con la Chiesa. Non parlo di
ricompense economiche, ma morali. Per esempio, ancora gli archivi
dell'inquisizione che sono stati in generale aperti a gennaio, sono
rimasti chiusi per tutto quello che riguarda la storia
contemporanea. Che la Chiesa apra, dia aria, lasci studiare la
verità . Da fonti autorevoli si viene a sapere che lo studio dei
documenti dell'inquisizione renderà in parte finalmente possibile
capire molti dei meccanismi che hanno reso possibile l'Olocausto
nell'Europa cristiana.
E poi, che finalmente la potente rete di insegnamento dei
cattolici si impegni a parlare della Shoah in termini veridici, e
con il cuore oltre che con le cifre. E che i pellegrini che
giungono a frotte (e molti più ne verranno nel Duemila) in
Israele, ricevano spiegazioni adeguate su chi sono gli ebrei e
sullo Stato di Israele da chi li accompagna, spesso sacerdoti,
invece di una sommaria e partigiana spiegazione del conflitto
palestino-israeliano in Terra Santa. Che le parrocchie di campagna
scalzino l'ignoranza dei fedeli e spieghino soprattutto
ripetutamente una cosa, quella più importante e più ignorata dai
cattolici: che Gesù Cristo era un ebreo, anzi, un buon ebreo,
osservante e orgoglioso di esserlo.
Ecco cosa devono chiedere gli ebrei dalla Chiesa: prove della sua
sincerità , ricompense morali, e che il Papa dica la sua parola
personale e ponga tutto il suo peso carismatico per la fine
dell'antisemitismo.
Fiamma Nirenstein
