Fiamma Nirenstein Blog

Paura di rappresaglie a Gaza: salta il vertice Arafat-Hamas-Jihad In serata si doveva discutere la possibilità di formare un governo di coalizione c on gli islamici: Israele poteva colpire i leader riuniti

venerdì 10 agosto 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein GERUSALEMME Il centro di Gerusalemme è pieno di sangue, Tutto può accadere adesso, i palestinesi temono la reazione di Israele: non si terrà quindi la riunione per un governo di coalizione come aveva richiesto ad Arafat Marwan Barghouti, il capo dei Tanzim, l'organizzazione della base di Al Fatah. Vi avrebbero partecipato i capi di tutti i diversi corpi che compongono l'anima politica dell'Autonomia, da Al Fatah, alla Jihad Islamica ad Hamas, che ha appena rivendicato l'attentato della Pizzeria Sbarro. Arafat deve aver valutato che non fosse il caso di riunirsi tutti insieme, in un momento in cui certo Israele perseguirà i responsabili di tanto obbrobrio. C'è paura nell'Autonomia Palestinese, da Gaza a Ramallah, dove nella notte due f-16 hanno sparato due missili contro l’ edificio della polizia palestinese. I leader si nascondono, ma l’ attentato di ieri era ormai nell'aria da molto tempo. E' stato ben pianificato, perseguito con un consenso di forze non riferibile a frange, ma all'ormai vasto corpo dell'estremismo e dell'acqua del consenso in cui nuota. Molti terroristi suicidi erano per strada, sia la Jihad che Hamas avevano in questi giorni messo in pista i loro kamikaze. Venerdì la televisione palstinese aveva trasmesso un sermone che invitava senza mezzi termini a « uccidere gli ebrei, la nazione maledetta» . L'obiettivo dichiarato era la capitale, Gerusalemme. Il sindaco Ehud Olmert, di fronte a scene infernali in cui venivano portati via bambini a pezzi o con parti del corpo carbonizzate, quasi piangendo seguitava a ripetere: « La polizia aveva fatto un lavoro meraviglioso, avevamo sventato decine di attentati, e questo ci è sfuggito» . Come si è arrivati, dopo tanto parlare di cessare il fuoco, a questa azione che rischia di avere conseguenze definitive? E come accade che Arafat abbia, solo lui, condannato l'attentato dopo che alcuni suoi luogotenenti (come Abu Mazen e Yasser Abed Rabbo), pur lamentando l'eccidio ne hanno attribuito la responsabilità primaria a Sharon, mentre rappresentati di Hamas (Abdel Aziz Rantisi come Abdallah Ramadan Shalakh) lodavano i terroristi e promettevano nuovi attacchi, invitando il mondo arabo a unirsi alla guerra santa? La risposta non ammette semplificazioni; non favole sull'indebolimento totale di Arafat, né , al contrario, su una sua onnipotente capacità di controllare per filo e per segno ogni passo dei terroristi. La verità è più complessa: ultimamente, con la politica israeliana di eliminazione dei terroristi di Hamas e soprattutto dopo l'assassinio ad opera di un commando di due importanti capi dell’ organizzazione, il 30 luglio, e di altre sei persone il 31, si è avuta una grande ondata di consenso e di sostegno per Hamas. Anche il missile che doveva colpire il leader dei Tanzim, Barghouti, ha suscitato il desiderio di vendetta della folla, e ha creato popolarità per i più duri nell'Autonomia. Arafat dunque non ha accettato l'ennesima richiesta di Israele di imprigionare un certo numero di terroristi, e nel frattempo ha proseguito nei suoi pellegrinaggi internazionali (Italia compresa) cercando di spingere all'invio degli osservatori. Israele è radicalmente opposto alla formula di una presenza internazionale, perché la ritiene lesiva della sua sovranità nazionale e soprattutto perché ritiene che, mentre è possibile verificare le azioni di un Paese con forze militari e civili istituzionali, invece è impossibile farlo dove agiscano forze spurie e gruppi terroristici. Gli Stati Uniti, sensibili ad esempio al fatto che dal giorno dal cessate-il-fuoco dopo la strage di Tel Aviv, Israele aveva subito 120 attentati terroristici con 25 morti, pur deplorando Israele (come ha fatto il Dipartimento di Stato) per le eliminazioni, ha rimandato la decisione. L'Europa ha allora aspettato a spingere, anche se è più favorevole. Arafat senza niente in mano, mentre Sharon ripeteva che senza cessate-il-fuoco effettivo non si sarebbe tornati al tavolo delle trattative e intanto proseguiva nelle eliminazioni degli uomini di Hamas, si è trovato a scegliere di mantenere il consenso non delegittimando i terroristi, cavalcando un'opinione pubblica che secondo recenti indagini ha per Al Fatah solo il 30% dei consensi. Il resto, va a Hamas. Così nessun terrorista è stato arrestato, nessuna luce rossa ha bloccato gli attentati che pure erano di sicuro per via, e i terroristi, di fronte ai tentennamenti del Raí ss, hanno dato una zampata che è anche un ammiccamento. Ma Arafat ha da rispondere all'opinione pubblica internazionale, e insieme alla richiesta di un cessate-il-fuoco congiunto ha dettato tuttavia la sua condizione: « Osservatori» . E' improbabile che adesso, nonostante il bombardamento di telefonate di Bush, Arafat arresti qualche terrorista: ma sarebbe l'unico segnale di pace plausibile.

 Lascia il tuo commento

Per offrirti un servizio migliore fiammanirenstein.com utilizza cookies. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l'uso dei cookies.