PARLA IL NUOVO AMBASCIATORE A ROMA: STIAMO SUBENDO AGGRESSIONI DA 53 ANNI « Ma noi ci limitiamo a difenderci»
lunedì 29 ottobre 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
ISRAELE ha un nuovo ambasciatore in Italia, Ehud Gol. Un
cinquantenne
vigoroso, una carriera molto importante come responsabile presso il
ministero degli Esteri per l'Europa, discute con noi proprio nei
momenti
successivi al secondo attentato della giornata a Hadera, dove hanno
perso la
vita tre donne israeliane mentre la mattina un altro cittadino era
stato
ucciso alla guida della sua auto.
Signor Ambasciatore, scrive sul nostro giornale Barbara Spinelli che
« Israele deve fare un mea culpa nei confronti di popolazioni e
individui che
hanno dovuto pagare il prezzo del sangue e dell'esilio per permettere
a
Israele di esistere...» .
« E' una posizione molto fragile culturalmente e soprattutto
moralmente.
Partiamo dal primo punto: il prezzo del sangue lo paga
incessantemente
Israele, che anche nei momenti in cui stiamo parlando, ha subito la
peggiore
di tutte le violazioni dei diritti umani, il terrorismo. Noi, ci
limitiamo a
difenderci. Da 53 anni, in qualsiasi situazione, subiamo assassini
volontari
di civili a fronte di continue profferte di pace. E veniamo attaccati
in
guerre che hanno distrutto ogni possibilità di quella convivenza che
lo
Stato d'Israele ha sempre visto come il suo obiettivo. Occorre
rileggere
bene la storia prima di chiederci un mea culpa. Chi deve fare il mea
culpa
per la guerra del ‘ 48, quando sette Stati arabi dopo aver rifiutato
la
partizione dell'Onu ci assalirono con i loro eserciti? Quando nel ‘ 67
fummo
aggrediti di nuovo collegialmente? Chi, per la guerra che ci è stata
portata
in casa nel ‘ 73, nel giorno di Kippur, mentre la gente digiunava? Chi
deve
chiedere scusa per il fatto che donne e bambini vengono uccisi di
proposito
in autobus, in discoteca, in pizzeria, a scuola? Per la strage di
Monaco, di
Maalot, per i dirottamenti, i rapimenti...» .
Barbara Spinelli dice proprio che questo terrorismo, questo nuovo
rischio di
Olocausto, è conseguenza del rifiuto di Israele ad abbandonare una
impostazione fondamentalista, biblica. Un rifiuto ad adeguarsi anche
alla
nuova realtà del post 11 settembre.
« Mi pare un'immagine stranamente stereotipata per descrivere un Paese
dalla
vitalità democratica estrema, dove i governi e le opposizioni si
alternano e
l'informazione è contro tutti, in cui i religiosi, in piccola parte
fondamentalisti, sono il venti per cento. La nostra nazione non si
basa sul
sogno biblico (e anzi non ha mai rifiutato di trattare nessuna zona
sul
tavolo di pace) ma sul diritto degli ebrei come di ogni altra nazione
di
avere dei confini sicuri (a 180 popoli questo è stato riconosciuto!).
Noi ci
limitiamo a difenderci dal terrorismo quotidiano e a porgere
continuamente
la mano per una pace che la controparte non vuole fare» .
Lei dimentica gli insediamenti, i territori occupati da cui tutto il
mondo
chiede di uscire. Spinelli sostiene che vi è in questo una scelta
coloniale,
molto diversa dall'autodifesa americana in Afghanistan.
« Avete scordato che ancora nel luglio dell'anno scorso un primo
ministro
sedeva a Camp David con Arafat e gli offriva il 97 per cento dei
Territori,
dopo che ci eravamo già comunque da tempo ritirati da tutte le città
palestinesi dove vive il 98 per cento di tutta la popolazione
palestinese.
Che avevamo offerto gran parte di Gerusalemme e la valle del
Giordano. Che
ci eravamo ristretti ancora oltre il limite del concepibile: noi
viviamo su
21 mila chilometri quadrati, 6 regioni d'Italia sono più grandi
d'Israele. E
soprattutto viviamo aggrediti da un odio che non ha niente a che fare
con la
questione territoriale: l'Algeria, le Filippine, l'Indonesia, non vi
dicono
niente? Noi ci troviamo su una prima linea che riguarda tutto
l'Occidente, e
rispetto alla quale non c'è nessun mea culpa da fare, ma piuttosto da
adempiere al dovere di difendere i propri cittadini. L'America è
andata a 10
mila km di distanza per farlo, perché diventa uno scandalo quando noi
ci
difendiamo dal terrore? E non parlate di occupazione: non abbiamo
nessuna
intenzione di restare nelle città con i carri armati, ma solo di
fermare
quel terrorismo che Arafat non contiene» .
La diaspora, dice la Spinelli, in questa situazione dovrebbe
staccarsi da
Israele, che se non cambia strada provocherà un secondo Olocausto.
« Considero una posizione priva di morale, quella che vuole dividere
un
popolo di 12 milioni di persone che hanno conservato in millenni di
sofferenze la bellezza della loro unità e della loro vitalità come
collettivo. E inoltre, grazie, nessuno ci faccia da patrono contro un
nuovo
Olocausto. Il popolo d'Israele, come qualunque altro popolo sovrano,
ha
conquistato il diritto di difendersi da solo. Non vogliamo essere
salvati:
never again lo diciamo da soli. Che qualcuno, piuttosto, chieda ai
palestinesi di scusarsi per aver perso mille opportunità di
condividere con
noi la terra, e soprattutto per il terrorismo, per il quale non vi
sono
scusanti» .