PALESTINA TRENTAMILA PERSONE AGITANO BANDIERE VERDI SULLE MONTAGNE DI HEBRON ALLA VIGILIA DEL VOTO Tra la folla che grida: Hamas Al comizio ele ttorale degli islamisti: « Noi non ci faremo piegare da Israele»
martedì 24 gennaio 2006 La Stampa 0 commenti
inviata a HEBRON
Basta guardare la folla di Hamas sulle montagne di Hebron coperte di case a
metà di un giorno di sole, e si capisce che comunque, quale che possa essere
la percentuale dei voti che porterà a casa, l'organizzazione islamista
dichiarata terrorista dalla comunità Europea, è il grande vincitore delle
elezioni palestinesi di domani. Il popolo è suo. Basta scendere a picco
verso un enorme capannone (una volta mercato della frutta) in una voragine
fra le colline nel centro, nella pancia della popolazione di ben 150 mila
cittadini, per capire che i discorsi stanno a zero: possiamo discettare fino
a domani sulla spinosa questione della disponibilità di Hamas a entrare in
un governo di coalizione con Fatah, di riconoscere l'esistenza di Israele,
di rinunciare al terrorismo e di condurre una trattativa. Sono quesiti per
gli analisti.
Quando scendiamo verso il grande raduno elettorale di Hamas vediamo 30 mila
persone con cappelli verdi, bandiere verdi, camice e magliette verdi;
invece, al raduno del Fatah che si svolge nello stesso giorno si presentano
più o meno 3000 persone, con le bandiere e i ritratti di Arafat, fra cui
molti poliziotti che hanno già votato e ci fanno orgogliosamente vedere il
dito sporco di inchiostro copiativo. Hanno sempre servito il loro mentore e
creatore, Arafat, adesso seguono il potere che ne discende. Ma è Hamas il
grande spettacolo: Hamas è famiglie intere con le donne tutte coperte e
velate che ruzzolano per la discesa tutte contente e che all'ultimo prendono
il sentiero loro riservato verso il capannone; Hamas è tante ragazzine
nascoste nei panni e con gli occhi segnati dal kajal che hanno in mano libri
e quaderni con fiorellini e angioletti. Fra loro Raeda 22 anni che dice che
preferirebbe che i suoi figli non diventino shahid, ma che se Dio lo vuole,
lei è già pronta.
Hamas è una quantità di palloncini verdi verso cui si protendono un numero
enorme di ragazzini che si infilano fra le ruote dei torpedoni tutti ornati
di verde carichi di gente che urla Allah Hu Akbar, Dio è grande, e che
chiama « alla lotta!» . Un gruppo grande prega unito in perfetta
concetrazione. Hamas è una mamma la cui bambina porta stivali rossi e
minigonna sulle calzette a strisce mentre lei è tutta nascosta dentro un
burka, è lo spettacolo di uomini con un numero molteplice di mogli, e la
lotta per impossessarsi delle bandiere che lodano i martiri, ovvero i
terroristi suicidi. E' una quantità di facce di giovani che ridono, si danno
la mano, sorridono contenti fra i quali non pochi, certo, considerano con
familiarità e ammirazione l'idea del terrorismo, di saltare per aria su un
autobus uccidendo più persone possibile. Dopo la preghiera cantata con tutta
l'anima dalla folla, un boato di entusiasmo accoglie il saluto al pubblico
« proveniente da villaggi e montagne della Palestina» ,alla famiglia dei
valorosi che si sono sacrificati e si sacrificheranno nella « resistenza» , la
promessa di conquistare con il sangue la patria tutta intera, senza
compromessi, di restituire ai profughi le loro proprietà e all'Islam il
mondo intero. Tutto ha qualcosa di stupefacente, come se fosse impossibile
che la voglia di contare, di vincere alle elezioni, possa diventare un
tutt'uno con l'esplicita scelta della lotta armata, del terrorismo suicida,
e della speranza di cancellare Israele.
Nel silenzio dell'ufficio centrale di Hamas a Hebron, tutto è di un beige
che vuole farsi notare per la modestia: beige le poltrone, il pavimento, le
sedie, e anche il vestito di tweed con gile del capo, Naif Rajub. Rajub,
barba da religioso, occhi infossati, neri,inquietanti, è il fratello del più
noto Jibril Rajub, candidato del Fatah, figura principale nella gestione
della sicurezza dell'Autonomia palestinese. Jibril è il candidato numero 45
nella lista del Fatah, e ieri era a Hebron fronte a fronte con il fratello,
che invece è il numero uno della lista di Hamas. Potrebbe essere, se si
avvera la vittoria che lo sceicco pregusta (« considererei il prendere meno
del 40 per cento una sconfitta» ) che il famoso Jibril che nei manifesti
appare con Arafat e con lo slogan « coraggioso, qualificato,
deciso...eleggetemi» , resti fuori; e che il fratello sia il primo eletto di
Hebron. « Io ho 47 anni e 8 figli» , risponde Neif snocciolando un rosario
bianco « Jibril ha cinque anni più di me e 4 figli. Siamo due di tredici
fratelli. Io sono stato religioso fin da piccolo. Quando ci incontriamo,
siamo solidali su tutti gli obiettivi, contro l'occupazione, per lo Stato
palestinese, ma non sui mezzi per raggiungerli» . Ovvero? Anche se Jibril non
è certo un gandhiano, Naef è più favorevole alla violenza? « Noi abbiamo
abolito questa parola: si tratta di resistenza e di spirito di sacrificio» .
Progettate di essere parte di un governo di coalizione? « Dipende da tanti
fattori. Molti dei nostri candidati sono in prigione e molti altri sono
ricercati» . Intende negoziare e quindi riconoscere Israele, Hamas sarà parte
del governo? « I negoziati fin qui hanno dato risultati pessimi.La resistenza
ha dato buoni risultati in Libano, a Gaza. Abbiamo visto nel passato dei
leader palestinesi inginocchiarsi per ottenere i propri diritti. Erano i
tempi di Oslo: ora Oslo è morto. In realtà i diritti si sostengono meglio
con la forza, che mendicandoli. Comunque, siamo pronti a veder che cosa
Israele, che occupa la nostra terra, è pronto a dare, per valutare
eventualmente una tregua» . Lo sceicco sorride quando gli si chiede un parere
sull'uscita di Ahmadinejad che vuole « spazzare via lo stato d'Israele» . « E'
irrealistico» , commenta « non ha mica l'Armata Rossa» . No, però prepara la
bomba atomica. « Allora, avrebbe dovuto parlare dopo che la bomba fosse già
stata pronta» .
Nel corridoio un gruppo di candidati aspetta il leader. Chi è professore
universitario come Maher Bader, chi medico come Samir Al Khadi, chi, come il
numero due Aziz Duer, studioso di pianificazione urbana e geografia. E'
uscito da una foto delle rivoluzioni del 68, solo che stavolta è una
rivoluzione islamista: porta un montgomery scuro. Perchè tanti professori
hanno scelto Hamas? « E' una scelta culturale e ideologica. Noi siamo fieri
della nostra cultura islamica» , spiega, « la religione onnicomprensiva che
contiene in sè , essendo il Corano l'ultima rivelazione dopo la Torah e il
Vangelo, tutte le fedi» . Lo scopo di Hamas è islamizzare il mondo?
« Certamente lo è anche se bandiamo la violenza» . Scusi, ma non sembra
davvero. « Siamo oggetto di un generale antagonismo perchè siamo musulmani, e
qui siamo vittime di un'occupazione che paragoniamo alla schiavitù che è
giusto combattere» . Quando usciamo dall'ufficio, un amico palestinese
suggerisce: « Insomma, in una parola, stesso Hamas, stessa ideologia, stesse
prospettive... che c'è di nuovo?» . C'è di nuovo che ha invaso la scena. Abu
Mazen, dov'è ?