Pace in Medioriente: la rivoluzione di Trump il sì di Netanyahu e le incertezze palestinesi
giovedì 30 gennaio 2020 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 30 gennaio 2020
Martedì alla Casa Bianca il presidente Trump e Benjamin Netanyahu hanno festeggiato una rivoluzione storica nell'idea di pace in Medio Oriente; da ieri, dopo l'entusiasmo, comincia il lavorio, il che fare, i dissensi. Una commissione congiunta studia quando e come debba essere realizzato l'accordo, la destra israeliana protesta e così parte della sinistra, ambedue sostengono che lo scopo dei due protagonisti sia elettorale; mentre per alcune ore è sembrato che l'annessione della Valle del Giordano dovesse esser immediata, adesso la prudenza rallenta le mosse di Israele. Netanyahu è volato con tutti i giornalisti e il suo gruppo a Mosca certo per discutere con Putin la novità, ma anche a riprendere sul suo aereo la giovane Na'ama Issacharov che, oggi, dopo essere stata condannata a sette anni perchè aveva in valigia 90 grammi di marijuana sarà finalmente graziata. Quindi sarà per Bibi un ritorno coronato da due grandi successi, mentre in questi giorni dopo il suon rifiuto della immunità parlamentare è stato ufficialmente incriminato. L'opposizione di Abu Mazen, urlata e amplificata dall'invito a Hamas e alla Jihad islamica a Ramallah, sembra smorzata. Rallenta per ora il rogo di bandiere e di foto di Trump, sia perchè alla fine può avvantaggiarsene solo Hamas, e a causa dell'Arabia Saudita, Baharain, Emirati, Oman e a modo suo anche dell' Egitto, che hanno dichiarato rispetto e sostegno per il tentativo di pace e sono disposti a sostenerlo. Forse, anche, anche alla Muqata'a si comincia a leggere meglio il progetto.
Trump rivoluziona il concetto base delle trattative fallite: "Pace in cambio di terra". La formula, dal 1948, al ‘67, fino a Oslo nel '93, a Camp David nel 2000 e Annapolis nel 2007, ha visto solo rifiuti, concessioni sempre più larghe, e, piuttosto continui rilanci terroristici, fino alla terribile Intifada e poi allo sgombero di Gaza nel 2005. La terra sgomberata nell'West Bank e poi a Gaza è diventata base dell'incitamento e di ondate terroriste.