On. Nirenstein: Israele a 64 anni è l'anima della democrazia occidentale
Dichirazione dell'On. Fiamma Nirenstein, Vice Presidente della Commissione Esteri
Dopo una lunga giornata della memoria in cui i genitori, le vedove, i figli, di Israele hanno ricordato i 22.993 caduti in guerra e altre 2.500 assassinati dal terrorismo, si è svolto il 64esimo anniversario della grande storia di un incredibile Paese che nonostante l’assedio, l’odio fanatico, la continua diffamazione e nonostante la minaccia esistenziale portata al suo minuscolo territorio e alla sua popolazione, è riuscito a fiorire nella democrazia e nel progresso che ogni paese civile sogna.
In Israele l’88 per cento dei cittadini sono fieri di essere israeliani, nonostante la quotidiana delegittimazione. Questo perchè Israele è uno dei Paesi del mondo dove la libertà è vera, dove disastri, guerre, crisi economiche non hanno mai scosso la convinzione della indispensabilità per il popolo ebraico di vivere nella sua terra, e farla fiorire. Qui il sistema di protezione sociale e civile è fra i migliori del mondo, non esiste discriminazione religiosa o sessuale, l’educazione, l’arte e la lunghezza della vita sono fra le più elevate del mondo; Israele ha dato al mondo le più grandi invenzioni mediche, farmacologiche, agricole e il migliore start up tecnologico. Certo, il Paese deve difendersi dalla minaccia continua del terrorismo e della guerra, ma cerca di contenere al minimo lo scontro, con regole morali ferree che regolano la vita di un esercito in cui i ragazzi servono per tre anni la indispensabile reazione per difendere la sua popolazione.
Israele a 64 anni è l’anima della democrazia occidentale, e nostro grande compito di Europei è quello di favorire la pace nell’area ponendo fine al cerchio di odio che lo circonda oggi più di prima con la minaccia iraniana e dopo le rivoluzioni arabe. La speranza della pace ribadita ieri da Shimon Peres e da Benjamin Netanyahu è anche la nostra, nostro dunque l’impegno perchè la battaglia per la pace avvenga nei suoi veri termini, quelli della reciproca accettazione, e non quella della resa di Israele di fronte al pericolo iraniano e al rifiuto arabo.
Roma, 26 aprile 2012