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Obama ricordi: il "no" alla guerra va detto in due

martedì 4 marzo 2014 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 04 marzo 2014

Non è più vero affatto che gli USA sono di Marte e gli europei di Venere. Siamo tutti figli di Venere: dieci anni dopo la pubblicazione del famoso studio, ovvero nel 2012, Robert Kagan proponendo una revisione del suo testo, ipotizzò che fosse l'Europa si sarebbe mossa verso l'America. E' curioso: di fatto invece è stato Obama a europeizzarsi, ed oggi dunque tutto l'arco dei Paesi democratici rifiuta l'intervento militare come sommo anatema, sperando di disegnare un mondo senza violenza. Se leggiamo la Costituzione italiana, essa "ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Una scelta ottima e anche ovvia: gli europei l'hanno imboccata sulla scia del carnaio della Seconda Guerra Mondiale, mentre Obama, molto dopo, ha proclamato dal più alto pennone del suo invincibile vascello che "la marea della guerra si sta ritirando", che il suo Paese non la farà più, che la strada di una presenza americana tesa a rassicurare gli alleati e a sostenere i principi cui l'America si ispira fa posto alla scelta di essere primus inter pares.
 
Se questo portasse alla pacificazione mondiale, sarebbe ottimo ma uno sguardo al mappamondo ci dice subito che tre quarti dell'orbe terracqueo non ha mai fatto nessuna scelta pacifista, che usa con facilità l'esercito, che bombarda senza scomporsi i nemici militari e civili per cause di confine, di etnia, di religione... e capita che il nemico possiamo essere noi stessi, in potenza o di fatto, oggi o domani. Il fatto che il mondo sia diviso fra coloro che "rinunciano" alla guerra e quelli che si armano e partono senza tante storie ci sta in questo periodi mettendo in un imbarazzo più grande del solito perché a esserne protagonista è Putin, il vicino-antagonista di sempre (viene in mente il dialogo in cui i fratelli Karamazov descrivono l'insanabile differenza fra la Russia e tutto il resto): poche ore dopo che Obama aveva dichiarato che"ci saranno dei costi" a un intervento militare, ha fatto votare dal suo parlamento l'approvazione alla spedizione, con inno nazionale cantato da tutti i parlamentari.
 
Noi euro-americani la guerra non la vogliamo fare, ma molti altri sì: sono almeno 60 i Paesi che in queste ore stanno utilizzando i loro eserciti fuori o dentro i confini per piegare gruppi antagonisti. Le ragioni sono infinite: una guerra viene proclamata ogni giorno, e si serve di missili, attentati, attacchi di confine; la Cina, il Pakistan e l'India, la Corea, la Siria, l'Egitto, la Turchia, svariati Paesi Africani con scaramucce di confine o divisioni tribali fondamentali, stanno ora utilizzando armi e eserciti mentre noi neghiamo diritto di esistenza a ciò che esiste. Allora, però, affrontiamo la guerra altrimenti: si può verificare il diritto della Russia di sedere nei G8, si può richiamare gli ambasciatori per consultazioni, si può agire sul terreno economico, si può fare della Nato uno strumento utile, che almeno faccia mostra della sua potenza costruita per salvaguardare i nostri amici democratici. Si può fortificarla nei punti nevralgici, e gli USA, se trovano un minimo di fiato, potrebbero almeno spostare le loro navi un po' più vicino alla Crimea, ed evitare i micidiali tagli al bilancio dell'esercito proprio in questi giorni. Quante linee rosse dovranno essere cancellate di nuovo prima che ci si renda conto che la guerra c'è, esiste, e spesso è anche contro di noi?

 

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Vito Cartolano , Roma Italia
 martedì 4 marzo 2014  10:56:24

Partiamo dalla fine.I tagli di bilancio alla difesa USA sono in parte giustificati con l'incremento dell'uso della tecnologia (droni sopratutto) che rende inutile (secondo l'amministrazione Obama) la presenza di personale militare.Ti avevo già accennato al fatto che l'uso non meditato dei droni avrebbe prodotto effetti collaterali significativi e non tutti producenti (tra i quali ad esempio la crescita delle adesioni ad Al Qaeda).Ora ti segnalo un'altra cosa: che molte delle guerre in corso hanno il carattere di guerre civili (si registra un enorme incremento delleguerre civili).Anche la stessa contesa Ucraina - Russia ha taluni aspetti della guerra civile.Questo tipo di guerra è molto peggiore della guerra tradizionale, perchè il nemico non è "alle porte", ma è sul pianerottolo di casa. Guarda quali atrocità accadono in Siria.E la disposizione di valore internazionale, stabilità dall'ONU, che tutti hanno libertà di stabilimento in ogni luogo e quindi che ognuno può emigrare liberamente e insediarsi dove vuole, fa si che in molti Stati (in particolare quelli occidentali) si stiano formando comunità eterogenee e in contrasto tra loro, che alla prima crisi si scaraventeranno l'una contro l'altra.



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