Obama aiuta l'Egitto traditore
Il Giornale, 10 luglio 2012
C’era una volta un Grande Paese la cui influenza, la cui capacità di mediazione, la cui generosità, anche se tuttavia motivata da motivi di interesse generale e particolare, ne facevano un punto di riferimento mondiale, e specialmente in Medio Oriente. L’ultimo impero, nel bene e nel male. Alcuni lo ritenevano un giudice parziale, ma era pur sempre un giudice cui portare ogni controversia e ogni bisogno. Inutile dire che questo grande Paese era gli Stati Uniti. Oggi l’impero non c’è più. E’ stato smantellato da tre anni e mezzo di governo di Barack Obama. Gli USA in Medio Oriente non hanno più un amico, neppure interatto come Mubarak o Ben Alì. E, ironia della sorte, questo accade da quando Obama ha instaurato la sua politica di encomio e omaggio all’Islam.
Le notizie del giorno confermano il danno e la beffa. Il danno: Mohammed Morsi, nuovo presidente islamico dell’Egitto, ha riesumato (scusate il vanto, come avevamo previsto mentre molti lo descrivevano come un moderato) il parlamento eletto col 75 per cento di islamisti fra i suoi Fratelli Musulmani e Salafiti. Sotto la spinta del Consiglio Supremo Militare l’Alta Corte Costituzionale l’aveva sciolto per incostituzionalità. Una mossa politica appena velata; e lo è anche quella di Morsi che ne reclama la costituzionalità. Ma la Corte ha subito dichiarato che la sua giurisdizione in materia costituzionale è inappellabile. Da qui, uno scatenamento di dichiarazioni, un clima da guerra civile, scontri davanti all’Assemblea del Popolo, minacce di impedire l’ingresso dei parlamentari alla seduta di oggi. L’Egitto siede sull’orlo del solito vulcano.
Qui viene la beffa: l’amministrazione Obama mette il naso invitando Mursi ad andare a trovarlo, segno di grande legittimazione, nei giorni dell’assemblea dell’ONU a settembre. Intanto la Clinton invoca in suo aiuto tutti i criteri democratici, proprio quelli che Morsi, pur sostenuto dal popolo, certo, tuttavia, farà a meno non appena potrà inverare l’ ideologia islamista istituendo la Shariah. Non sarà un regime favorevole agli USA, anzi, sarà suo nemico, ma Obama ha mandato al Cairo il vice segretario di Stato William Burns, e sabato la Hillary Clinton sarà in Egitto. Che cosa potrebbe fare Obama in questa situazione? Il buomn senso richiederebbe almeno che aspettasse un momento.
Ma Obama ha avuto tutto il tempo delle rivoluzioni arabe un irrefrenabile desiderio di piacere e di trovare un appeasement col mondo arabo che lo ha spinto a sostenere le rivolte senza obiezioni, senza richieste, senza garanzie, anche quando hanno cominciato a perseguitare le donne, i cristiani, gli omosessuali, i nemici politici, Israele. Adesso marcia verso il sostegno a un regime che ben presto sfodererà, abbandonando le cautele tipiche della Fratellanza Musulmana(nessuno la vide in piazza Tahrir nel gennaio del 2011, fin quando decise di prendere il potere e buttò fuori i blogger e si dichiarò in tutto il suo razzismo contro le donne, maledisse gli USA e Israele) un atteggiamento antioccidentale accompagnato da leggi shariatiche.
Gli USA hanno avuto in Medio Oriente una condotta che ne ha cancellato ogni influenza, al vecchio sostegno ai dittatori dell’Egitto, l’Arabia Saudita, la Libia, la Giordania, la Tunisia, lo Yemen, l’Autonomia Palestinese, la parte moderata del Libano... non si è sostituito altro che un senile annuire. Ricorda un pò, come ha scritto Guy Bechor, il ruzzolare velocissimo di Clement Attlee dopo aver ricevuto dalle mani di Churchill l’Impero Britannico, verso la sua dispersione in fumo e sabbia. Ci vollero nemmeno cinque anni per far fuori Pakistan, Burma, India, Sri Lanka, la Giordania..... Non stiamo sostenendo che il colonialismo fosse una buona cosa nè che i dittatori arabi fossero brava gente. Ma non avanza una nuova dittaura? se si guarda ai regimi che avanzano, lasciando aperta qualche doverosa speranza libica, che sta facendo Obama? Nutre chi gli morderà la mano. Iran, Siria, Palestina.. tutti questi teatri gli sono divenuti ingestibili. E Morsi fu scelto proprio perchè era il candidato più islamico, quello che aveva espulso ogni giovane leader,il più rigido, quello che aveva opposto il più duro diniego a una donna o un cristiano presidente, che ha chiesto un Consiglio di studiosi islamici all’iraniana per indicare la strada al governo. Morsi, si dice, ha già accettato un invito in Iran, e ora è venuto quello di Obama, il presidente americano specializzato nell’aprire la porta ai nemici dell’America. Quale gli piace di più?
Noto che tutto pensano che Obama stia sbagliando alla grande.E se invece non ne sbagliasse neppure una?Sta sfacciatamente aiutando l'Islam.Mi par strano che il Mossad non possa accorgersene.Che ne dice Fiamma?Luciana
alfonso margani , Firenze /Italia
D'accordo,Fiamma,d'accordo, ma dal suo articolo spira un gran vento di nostalgia per i tempi di G.W.Bush junior;io invece non lo rimpiango, e penso che,se quel signore voleva entrare nella storia,indubbiamente c'è riuscito, ma ci è entrato in negativo. Dall'Irak in poi ha combinato solo disastri...Viva Israele, sempre,ma non ritengo necessario rimpiangere george W.bush junior perché gli USA possano tornare ad appoggiare Israele per davvero e riguadagnare credibilità. Inoltre,sinceramente,se fossi stato eletto presidente americano,anch'io avrei dichiarato ai musulmani:"Non siamo vostri nemici".Che avrebbe dovuto fare Obama,secondo lei, dire ai musulmani che siamo loro nemici?
fulvio canetti , Ierushalaim
sono d'accordo con te su mister Obama e sono per questo anche preoccupato.Speriamo di non trovarci a vivere una nuova Weimer su scala mondiale. Tu Fiamma fai abbastanza eppure la realta' dei fatti sembra favorire il terrorismo gemello del totalitarismo. Restiamo in guardia per poter raccontare.Fulvio