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Nirenstein: "Chi dice che Israele è guerrafondaio e va verso destra non capisce niente"

giovedì 24 gennaio 2013 Generico 0 commenti
Tempi, 24 gennaio 2013

Alle elezioni in Israele appena concluse il premier uscente BenjaminNetanyahu , alleato insieme al partito del suo ministro degli Esteri Lieberman,ha ottenuto il maggior numero relativo di seggi: 31 su 120. Alla precedentetornata elettorale ne aveva presi 41, ecco perché oggi i giornali parlano disconfitta del vincitore. Con i laburisti che si sono aggiudicati 19 seggi, ilvero exploit è stato del partito moderato Yesh Atid, guidato dal giovane YairLapid. «Ora è lui l’ago della bilancia» spiega a tempi.it Fiamma Nirenstein,giornalista e vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Camera.«Mentre la sinistra detesta Netanyahu, Lapid no e quindi potrebbero costruireun’alleanza».

Netanyahu ha vinto ma ha perso: questa la sintesi dei giornali, è anche lasua?

Non parlerei di sconfitta, ma di sicuro è in difficoltà, soprattuttorispetto alla possibilità di formare una coalizione stabile: il suo ambitonaturale della destra ha 60 seggi su 120. Il grande protagonista di questeelezioni è stato Lapid, ex giornalista, figlio di Tommy Lapid, antireligioso mamoderato, che ha preso 19 seggi. Ora è lui l’ago della bilancia, se contiamoche i laburisti hanno preso 15 seggi e Livni 6 seggi. Questi ultimi duedetestano Netanyahu ma Lapid no. Netanyahu perciò dovrebbe allearsi con Lapid,che non ha un pregiudizio contro di lui e che ha fatto una campagna elettoralemoderata a favore delle classi medie.

Perché Netanyahu ha perso consensi?

Netanyahu ha sbagliato ad allearsi con Lieberman, che è un politicoantipatico, e ha attaccato con troppa forza Bennet.

L’exploit di Lapid in che modo riflette la società israeliana?

C’è un grande desiderio di normalità: tutti nelle ultime settimane hannoparlato di destra infernale, riferendosi a Netanyahu e Lieberman, e di fascistima nessuno ha capito niente. Devo dire che in genere in pochi capiscono Israeleperché sono accecati dall’ideologia e così finiscono per dire bischerate.Netanyhau è un moderato e Israele non sta andando verso destra. Bisognaconsiderare che Israele si trova con la minaccia dell’Iran e di Hamas e conl’incognita dei Fratelli Musulmani. È possibile che un paese che divide a metài suoi voti stia andando verso destra? Senza contare che la sorpresa delleelezioni è stata un moderato, che non esagera, non alza i toni e che è a favoredella pace, ma senza dare addosso a Netanyahu.

Come ha fatto Lapid a vincere?

La chiave del suo risultato elettorale è essere un borghese normale di TelAviv e non avere dato contro a Netanyahu. Israele non è un paese guerrafondaio,vuole la normalità. Neanche Bibi, come viene chiamato, è un guerrafondaio ma siè trovato ad affrontare con realismo una situazione molto difficile, tra Iran eHamas, che anche Lapid si troverà ad affrontare. Però Lapid è ancora vergine daquesto punto di vista e quindi è normale che piaccia di più rispetto aNetanyahu.

L’affluenza alle urne è stata molto alta. Come mai?

Tutti vogliono e sperano di cambiare la situazione attuale. Israele dovràfare tagli al bilancio, Bibi li ha già promessi, anche se la gente non livorrebbe ovviamente. Poi ci sono le case troppo care, il cibo dal costo alto,gli stipendi bassi: Israele è un paese molto ricco dal punto di vistadell’innovazione tecnologica e si trova lavoro senza difficoltà ma ha anche deiproblemi.

Il tema chiave della campagna, dunque, è stato l’economia?

In parte. Sicuramente sì per Lapid, che si è schierato a difesa dellaclasse media, e anche per i laburisti, che difendevano la povera gente. Maquesti ultimi hanno preso poco perché Israele non è un paese di operai. Poi c’èstata la componente ideologica: Bibi ha detto esplicitamente di essere in campoper difendere Israele dal pericolo islamista, da Hamas, dall’Iran e dal misteroche avvolge il futuro del rapporto con i Fratelli Musulmani. Dall’altra parteLivni ha gridato per tutta la campagna elettorale dicendo che Netanyahu haisolato Israele e che non vuole la pace. Ma bisogna dirlo una volta per tutte:questo è falso, Bibi ha invitato i palestinesi al tavolo delle trattativedecine di volte. Gli hanno sempre risposto picche.

Il rapporto con gli Stati Uniti però si è raffreddato parecchio.

La Livni ha insistito molto su questo ma quello che lei non capisce è cheObama attacca e si stacca da Netanyahu per crearsi simpatie in un mondo araboche non ha più sotto controllo.

Le costruzioni per i coloni non hanno peggiorato i rapporti con laPalestina?

Di costruzioni ne sono state fatte poche e poi le colonie sono riprese dopo chei palestinesi sono andati a farsi riconoscere in modo unilaterale alle NazioniUnite come paese osservatore non membro. Questo hanno fatto invece chediscutere la pace. Come poteva Netanyahu non reagire? Doveva stare a guardare?

Queste elezioni lasciano intravedere qualche speranza per il ritorno aldialogo?

Dipende tutto dai palestinesi: se loro dicono che sono pronti a sedersi altavolo con Israele, senza arrivare con delle precondizioni, si fa subito.Israele ha già offerto mille volte di riaprire i colloqui.

Nel suo discorso di insediamento per la seconda volta alla Casa Bianca,Obama non ha parlato molto di politica estera e i pochi accenni che ha fattonon sembrano indirizzati a una politica forte in Medio Oriente.

Israele deve avere molta pazienza con Obama, deve mantenere un buonrapporto nonostante il presidente Usa abbiamo messo al ministero della DifesaHagel, che è un antisemita e ha fatto dichiarazioni pazzesche sulla lobbyebraica. Inoltre, non è un mistero che sia contro l’intervento in Iran. Diciamoche se Obama voleva dimostrare di odiare Israele, c’è riuscito. Per questo nonmi aspetto niente di buono da Obama. Lui sta cambiando il rapporto con Israeleperché vuole cambiare l’America. E non per il bene, se posso dirlo, perchévuole farla diventare un paese fra tanti invece che il leader della democraziae dei diritti umani nel mondo. Trovo poi assurdo che lasci all’Europa la guidadelle operazioni in Mali, dove i terroristi islamici vogliono conquistare unpaese intero, non so se mi spiego, e poi la battaglia contro il terrorismodovrebbe riguardarli molto da vicino.

Ha annunciato pochi giorni fa che non si ricandiderà. Che cosa farà ora?

Ora tornerò a fare il mio lavoro, la giornalista, scriverò articoli elibri. Mi dedicherò di più a mio marito, non a mio figlio che ha 30 anni, faròla “aliah”, cioè la salita e prenderò la cittadinanza israeliana, che è lapatria più calda per gli ebrei. Resterò con tutte e due le cittadinanze.


Tratto da Tempi.it




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