Netanyahu rischia grosso. La sinistra può cacciare la vecchia volpe di Israele
martedì 17 marzo 2015 Il Giornale 4 commenti
Il Giornale, 17 marzo 2015La grande volpe, nonostante dovesse svicolare fra le dune del deserto mediorentale dense di pericoli e di agguati, ce l'ha messa tutta, si è a volte nascosta in silenzio per essere però poi subito stanata, ha cercato alle volte di girarsi mostrando i denti alla turba dei cani da caccia, ha corso veloce quanto ha potuto, ma l'assedio l'ha alla fine stretta nell'angolo. 23 o 24 a 21, questo è il risultato che danno i sondaggi, gli ultimi permessi prima delle elezioni di oggi. Il parlamento consta di 120 membri. Due sono i partiti principali in lizza: il gruppo Isaac Herzog-Tzipi Livni, la cosiddetta Unione Sionista, di fatto la sinistra unita contro Netanyahu, sulla carta inaspettatamente batte il Likud di Bibi. Questo non vuol dire necessariamente che Herzog, un rampollo di una nobile famiglia sionista, padre presidente, piccolo, educato, voce chioccia, sguardo irritato, sarà il prossimo Primo Ministro.
Una coalizione di sinistra non arriva a 61, la lista araba unita (13 seggi) non ha intenzione di associarsi a un partito sionista, Moshe Kahlon, moderato con 12 seggi, è incerto se accettare la promessa di Bibi di farlo Ministro delle Finanze. I numeri di Bibi per una coalizione di destra sono più realistici, ha con sé lo schieramento che teme imprudenze pacifiste, e in più chi in fondo sa che Bibi ha più carisma di Herzog. A Bibi si rimprovera di aver scelto in campagna elettorale la strada del blocco nazionale dimenticando che il suo precedente governo comprendeva Tzipi Livni e Yair Lapid, il candidato laico per eccellenza, tanto da dire nelle ore che pensare a uno Stato palestinese nei confini del '67 e con Gerusalemme divisa, oggi, in tempo di estremismo, non è più proponibile. Il presidente Reuven Rivlin quando darà l'incarico, certo spingerà per un governo di coalizione che i due leader per ora rifiutano.
Dopo 6 anni, dunque, Bibi potrebbe andare a casa. Tre fattori hanno giocato: l'odio obbligatorio, nel mondo contemporaneo, per un leader di destra; l'ostilità per il suo curriculum dell'altro secolo, combattente dell'unità Sayeret Matkal in difficilissime operazioni antiterrorismo; colto figlio dello storico Bent Tzion Netanyahu; fratello di Yoni, che fu ucciso a Entebbe; ambasciatore all'ONU; la lunga permanenza sulla sedia di Primo Ministro; portabandiera solitario della lotta contro il nucleare iraniano. Più che una campagna elettorale è stato un assedio politico, giudiziario, economico forte di un esercito nazionale e internazionale. Lo slogan che circola ormai da mesi è: "Chiunque fuorché Bibi".
I giornali, i tg, i programmi satirici hanno fatto di Netanyahu il bersaglio fisso, il traino dello share: preso di mira il suo tenore di vita sulla base dell'indagine annuale di legge sulle spese di casa secondo standard socialista-populisti tipicamente israeliani, il poveretto è stato persino accusato di aver ordinato un gelato al pistacchio e di non aver restituito al cameriere i soldi di un collirio; nel mirino la moglie Sara, un personaggio non facile ma certo non criminale; l'insistenza di Bibi sulla sicurezza, il viaggio al Congresso americano per parlare del problema iraniano sono stati visti come una mania; alcuni suoi collaboratori messi oggi da parte, come il capo del Mossad Meir Dagan, l'hanno accusato di essere un pericolo per la sicurezza: chi l'ha vituperato per non aver distrutto Hamas, chi al contrario per aver intrapreso la guerra.
L'immagine suggerita al pubblico è quella di un leader che non sa quanto costa un litro di latte, mentre la sinistra e i partiti di centro hanno indossato la tuta proletaria. La vita qui è difficile, il bilancio dello stato è appesantito dalle spesse militari. Il New York Times ha torto quando pensa che le elezioni siano legate soprattutto al tema dello Stato palestinese, degli insediamenti, dei coloni. Anche Herzog e Livni, una volta detto rapidamente che è un peccato che Israele non goda di simpatie internazionali e che è tutta colpa di Netanyahu, sanno che non vale la pena di promettere la pace.
L'atteggiamento aggressivo di Abu Mazen, l'assedio terrorista e il pericolo iraniano oltre all'esperienza dello sgombero di Gaza non promettono bene. L'accusa di fondo a Bibi non riguarda gli insediamenti, ma non aver frenato il costo della vita, non aver attuato i piani edilizi promessi. Nessuno si è ricordato del fatto che l'economia israeliana, la scienza, l'high-tech, il cyber, i tassi di occupazione sono invidiabili, che Israele in questi anni ha messo in piedi un'incredibile rete stradale e di trasporti, la sanità copre tutto, i salari sono aumentati, l'esercito è forte... Ma Bibi è di destra, e Herzog è "un uomo d'onore", direbbe Shakespeare.
mercoledì 18 marzo 2015 10:07:14
Bravissimo Netanyahu, e` una bella vittoria. Bravi sono, le belle Fiamma, Carolina Glick,e Melanie Phillips , tutte brave ragionevole, i loro libri e quello che scrivono e` sempre bene, e` di ragione , di grande inteligenza. Thank you Benyamin Netanyahu, many happy returns.
silvio , san mauro torinese
mercoledì 18 marzo 2015 08:35:22
Cara Fiamma,devo dirti che sono molto contento della vittoria di Bibi (forse sono in controtendenza). Ci mancava solo lo stato Palestinese.Shalom
Boaz Senator , Milano
martedì 17 marzo 2015 16:02:46
Non è mica costretto rimanere al potere per 100 anni, non siamo nella Russia di Putin o in qualche ex stato arabo. Grande cose non ha combinato, non è amato nel mondo perché considerato bugiardo , la vita per i giovani in Israele è a dir poco catastrofica, . Una casa per coppia appena sposata è un miraggio.Basta Bibi ... e credo d'aver ragione
Silvio Riva , MILANO - ITALIA
martedì 17 marzo 2015 13:28:18
Cara Fiamma, in tutti i Paesi nei quali la sinistra politica è al potere, si assiste ai guasti prodotti daqll'uso dell'ideologia (soprattutto se pienamente comunista), che non è pragmatica, non tiene conto della REALTA' umana incombente, che può essere sgradevole e forse modificabile ma non si può eludere (e nemmeno, presuntuosamente, “rieducare”).----- In particolare in Israele, che vive una realtà molto specifica, in mezzo a popolazioni ostili confinanti, certe utopie di sinistra potrebbero causare disastri.----- Un grave errore sarebbe concedere certi “diritti” reclamati dai palestinesi, come il “ritorno a casa” di tutti coloro che hanno abbandonato il territorio durante e dopo la formazione dello Stato di Israele: è facile immaginare come verrebbe alterata la composizione etnico-politica della popolazione, dalla presenza massiva di persone “ispirate” magari da Al Fatah ed Hamas !!! ----- Sembra significativo e preoccupante l'atteggiamento di certi ebrei “di sinistra”, presenti anche in Italia, ----- La analisi degli argomenti della sinistra, che hai fatto nell'articolo, mostra l'inguaribile approccio ideologico unito alla tipica ipocrisia, disonestà intellettuale, “doppiopesismo”, che sono i suoi “peccati originali”, stupidamente perpetuati ed immutabili da un secolo.----- La Storia, se onesta e ben documentata, testimonia che, dopo aver infiltrato tutti i gangli di una società (scuola, giornalismo, magistratura, ecc.) presto o tardi la sinistra statalizzata porta al tracollo socio-economico (e si forma l'oligarchia di quelli che sono “più uguali degli altri”.....).----- Funzionano a livello socialista SOLO (e non sempre) le realtà come le cooperative (e i kibbutz) nelle quali si può LIBERAMENTE entrare ed uscire, senza avere addosso il peso asfissiante di certi Stati “democratici” con le loro norme dittatoriali.