NELLA SFIDA MILLENARIA TRA ISLAM E OCCIDENTE L’ ODIO ANTIAMERICANO HA RADICI RECENTI Intellettuali arabi suggestionati dal nazismo
martedì 25 settembre 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
L'ISLAM, come testimonia in tanti indispensabili testi Bernard
Lewis, il
maggiore storico del Medio Oriente, è una delle grandi religioni del
mondo.
Ovvero, è una religione che ha portato conforto e dignità a
innumerevoli
milioni di uomini e donne, che ha dato significato e ordine a tante
vite
investite dalla miseria, dai conflitti, dalle disavventure della
storia. Ha
insegnato a popoli di razze diverse a vivere nella fratellanza e a
genti di
credo diverso a vivere per alcuni secoli in ragionevole tolleranza.
La
civiltà nata dall'Islam ha arricchito tutto il mondo. Però , come
tutte le
altre civiltà l'Islam ha nel suo destino periodi di aggressività
accompagnate da terribili guerre esterne e interne. Il Cristianesimo
ne sa
qualcosa, con le sue crociate, le sue riforme e controriforme, le sue
persecuzioni. L'Islam, per la nostra sfortuna, attraversa adesso in
una sua
parte notevole un periodo estremo, di cui il rifiuto e anche la
condanna
dell'Occidente è un leit motiv e il terrorismo suicida, per fortuna
non
altrettanto diffuso quanto questo imponente aspetto ideologico, è il
comma
operativo.
Perché nasce l'odio per l'Occidente? E quanto è diffuso? Nell'era
moderna,
certo non è stato sempre così : esiste una vasta letteratura di
ammirazione
per la cultura, le conquiste scientifiche e sociali dell'Occidente.
Il mondo
musulmano che per 1000 anni si era scontrato con alterne vicende con
la
Cristianità , identificata totalmente fino alla scoperta degli Stati
Uniti
con l'Europa cui aveva inferto molte sconfitte, dopo il secondo
assedio di
Vienna nel 1683 e la cocente rotta, attraversò un periodo di
depressione in
cui tentò di capire cos'era successo. Molto valore fu dato
all'organizzazione militare, culturale, sociale dell'Occidente che
l'aveva
sconfitto. I musulmani avevano avuto dalla loro fede e dalla loro
storia un
compito di conquista, Mohammed non era solo un profeta e un maestro
come i
fondatori delle altre religioni: era anche il capo della comunità
politica,
il detentore del potere militare vittorioso che « sul sentiero di Dio»
aveva
combattuto per stabilire la Casa dell'Islam contrapposta a quella
della
Mancanza di Fede o della Guerra. Una visione che interpretata
variamente, in
senso più spirituale o meno, conduce direttamente all'idea di jihad,
anche
se è noto che per jihad si possono intendere sia quella interiore, di
liberazione dell'anima dai peccati, come quella invece più concreta
contro
l'infedele, quella contro gli Stati Uniti. Oggi, sfortunatamente, la
jihad
viene invocata soprattutto in senso molto concreto e diretto, da
molte
moschee e durante l'educazione dei bambini nelle scuole coraniche di
tutto
il mondo. L'11 di settembre dalla Moschea di Al Aqsa la predica
trasmessa
dalla tv riportava commossa la promessa di un quattordicenne di
diventare un
martire, uno shahid, suicida assassino contro gli ebrei « figli di
maiali e
scimmie» . Il mufti ha pregato pubblicamente Dio di « distruggere
l'America» ,
su un giornale palestinese era scritto « gli americani assassini
dell'umanità , creatori di una cultura barbarica e vampiri delle
nazioni sono
destinati alla morte» . Sono espressioni molto comuni che hanno
diffusione
enorme nell'informazione nell'educazione anche del mondo musulmano
moderato.
Come si arriva a questo?
La sistematizzazione teorica di un mondo manicheo in cui i nemici di
Dio
sono i nemici dell'Islam e la jihad diventa indispensabile, avviene
in gran
parte nel diciottesimo secolo con l'avvento del Wahabismo sorretto
dai
sauditi; il terrorismo è un'arma dell'Islam estremo già dal tempo
degli
« assassini» parola di origine, appunto, araba derivante da una feroce
setta
che dalla Siria all'Iran operò nei secoli dall'XI al XIII. Il
disprezzo,
tuttavia, che è una forma molto particolare di odio diventa lectio
comune
nel secolo passato, quando l'Occidente partorisce una serie di
ideologie di
denigrazione che si vanno a incastrare perfettamente con il
sentimento di
frustrazione dell'Islam nel vedersi sopravvanzato e anche sfruttato
colonialmente da una civiltà che ritiene inferiore. Il fascismo, il
nazismo,
il comunismo, entrano variamente in contatto politico con il mondo
islamico,
e gli suggeriscono il disprezzo della democrazia capitalista e anche
le
prime forme di antiamericanismo. Perché l'Islam dell'America si era
invece
occupato pochissimo. È solo nel tempo e con la Guerra Fredda che essa
diventa sinonimo di Occidente, e si prende tutte le maledizioni,
condivise
con Israele, che spettano alla civiltà corrotta, viziosa, occupatrice
che
corrompe un Islam puro e sconfitto ma che, e questa ideologia
trionfante è
adesso in gran voga, sta per sconfiggere il nemico. Dai tedeschi non
solo
nazisti, ma anche da Rilke, da Junger, da Heidegger molti
intellettuali
arabi ricavarono l'idea che l'America è il guscio della cultura
materialmente avanzata ma corruttrice e senz'anima, priva di
civilizzazione.
Negli anni trenta e quaranta questa fu una moda culturale. Come si
sa, poi
il nazismo strinse alleanza con una parta del mondo arabo contro
l'Inghilterra e l'insorgenza del sionismo, e i rapporti si fecero più
intrinseci. Quanto ai sovietici, essi durante tutti gli anni della
Guerra
Fredda fecero del campo islamico il loro campo, fino allo scontro con
l'Afghanistan. Nè risulta che lo secolarizzazione russa, l'ateismo
comunista, abbia mai ricevuto delle critiche e delle espressioni
d'odio come
quelle raccolte dagli USA. Su tutto questo si inserì la mistica
terzomondista, che mette anche oggi nella sua forma antiglobal tutto
il bene
su ciò che non esiste, e sull'esistente ogni male.
L'America e Israele (non certo a causa del conflitto
israelo-palestinese ma
in relazione ad esso come simbolo dello scontro fra bene e male, come
dimostrano molti documenti precedenti e indipendenti da questo
conflitto, e
anzi soprattutto centrati sul Golfo e la sua influenza americana in
zona)
divennero negli anni 80, l'epitome stessa del male assoluto, il
concentrato
concettuale dell'Occidente capitalista l'Occidente più corruttore,
intrinsecamente malvagio e nemico. Privo del freno della Guerra
Fredda, che
imponeva regole anche all'interno delle rivoluzioni islamiche,
l'Islam
estremo si è lanciato nella sua jihad.
Sessismo, razzismo, imperialismo, tirannia, sfruttamento... tutte
queste
accuse le sentiamo di nuovo oggi nella Moschea di Al Aqsa e in un
numero
molto grande di moschee in tutto il mondo ogni venerdì : da là è
partito un
invito fra i tanti a « rendere nera la Casa Bianca» ; a Durban l'odio
antiamericano e antisraeliano era così denso da suggerire
un'autentica
rinascita di antisemitismo da una parte, e un ritorno a una Guerra
Fredda
scaldata dal terrore dall'altro. La criminalizzazione degli americani
ritenuti depositari di un torto insanabile se non con la punizione
divina
lasciava senza fiato. Il back ground è stato costruito negli anni ed
è
soprattutto intessuto di un'incessante e tollerata tessitura di
parole e
immagini infami: i giornali egiziani chiamano Colin Powell « uno
stupido» ,
« un bugiardo...col cervello di gallina» , dicono che « Gli americani
trattano
gli arabi come trattavano gli schiavi nel continente americano… il
tema non
è più il conflitto arabo israeliano, ma il conflitto con il
colonialismo
occidentale e in particolare americano» .
La crescita di un Islam estremo ha avuto molte conferme vittoriose:
la
rivoluzione islamica dell'Iran; la lunga successione degli attentati
(suicidi, dirottamente, bombe, agguati) riusciti, con migliaia di
morti,
degli Hezbollah, di Hamas, della Jihad e di altre organizzazioni
palestinesi, della Fratellanza musulmana, di Bin laden, il crescente
sostegno di stati come l'Iran stesso, la Siria, l'Iraq, la
Libia,l'Arabia
Saudita, l'Afghanistan, il Pakistan… ; la crescita di una quantità di
finanziamenti e rifugi ereditati dalla Guerra Fredda, in parte al
contrario,
come nel caso di Bin Laden e di Hamas, dalla stupida speranza
americana e
anche israeliana, negli anni '80 che l'integralismo islamico fosse un
buon
investimento per battere altri nemici. Anche il terrorismo
anticristiano è
cresciuto grandemente, in paesi come la Nigeria, le Filippine, Est
Timor,
l'Egitto (contro i copti), e tutti gli « infedeli» in questa rinascita
islamica sono nel mirino. I Dinkas del Sudan, gli Hindus in Kashmir,
i Bahai
in Iran.
L'understatement per anni è stato grande e anche la paura. Adesso,
fedeli a
noi stessi e alla nostra fede incrollabile nei diritti umani,
dobbiamo
dedicarci al compito più importante. Battere il terrore, violazione
ultimativa di ogni diritto. Siamo stati cattivi consiglieri nel
passato, e
mal ce ne incolse: adesso l'Occidente non ha altra soluzione alla
crisi che
chiedere all'Islam di rinunciare alla sua parte estrema.