Nel Labour la notte dei coltelli Sotto accusa il premier, eterno perd ente
venerdì 31 maggio 1996 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO E così è arrivata all'ultima fermata la
magnifica e tragica carriera di Shimon Peres, l'uomo che non seppe
farsi amare nonostante avesse fatto qualunque cosa per il suo popolo,
dalla bomba atomica al processo di pace. Ieri, al ministero della
Difesa, mentre le prime ore del mattino configuravano la sua
sconfitta intorno al suo tavolo di lavoro erano già iniziate le
recriminazioni e gli scontri con i suoi collaboratori più vicini, il
duo che si era scelto per impostare la campagna elettorale, Chaim
Ramon che a suo tempo era ritenuto il delfino di Rabin e Yehud Barak
ex capo di Stato Maggiore e ministro della Difesa. Già ieri Barak
cominciava a prospettare l'idea di unirsi a Netanyahu per un governo
di coalizione, sembra, e Peres si è risentito fra l'amarezza e la
stanchezza. Peres paga, oltre alla più generale divisione ideologica
del Paese e alla tensione creatasi dopo gli attacchi terroristici del
febbraio scorso, una serie di errori tutti improntati a un unico
tratto della sua personalità : l'insistenza sull'equilibrio,
sull'equidistanza, sulla scarsa passione per la lotta frontale. Forse
già nel novembre scorso Peres, dopo l'assassinio di Rabin, quando un
plebiscito di consensi gli dava il 30 per cento in più del favore
popolare, avrebbe dovuto avere il coraggio di indire le elezioni,
oppure avrebbe potuto aspettarne la scadenza naturale: invece ha
scelto un periodo di mezzo, troppo vicino agli attentati, non voleva
accentuare con un confronto elettorale immediato, disse, la
spaccatura fra laici e religiosi, fra progressisti e conservatori,
che si avventò su Israele dopo che Yigal Amir aveva ucciso il primo
ministro. In seguito Peres ha sbagliato di nuovo affidando per la
massima parte la campagna a Ramon, un politico consumato e molto
preso dalla sua personale carriera, non esperto di comunicazioni, il
quale, invece di utilizzare a fondo dei professionisti ha scelto
istintivamente una linea di basso profilo. Quando ha riunito gli
esperti ha dato loro un'indicazione programmatica molto
significativa: . E così è stato. Invece
dall'altra parte Netanyahu sceglieva una campagna puntata sulla paura
degli attentati terroristici. Peres vagheggiava il futuro dei
giovani, accarezzava i capelli dei bambini, parlava con voce profonda
del nuovo Medio Oriente. Tutto questo mandava in onda la televisione
di Stato. Subito dopo gli spot del Likud mostravano autobus esplosi,
sangue, suoni di sirene. Peres ha anche scelto con un'eleganza che
oggi si rivela inappropriata di non ripercorrere, se non nell'ultimo
giorno della campagna elettorale, le terribili immagini dell'omicidio
di Rabin, di non ricordare mai che queste elezioni erano nate dalla
violenza di destra. Leah Rabin stessa ha avuto parole di profondo
stupore per questa decisione troppo cortese fino all'ipocrisia. Il
successo dei religiosi mostra infatti che la loro compagine non
risente affatto del brivido che la attraversò nel novembre scorso.
Anzi. Ma Peres oltre che cercare il consenso dei religiosi, come si
è visto da alcune sue infruttuose visite a vari santoni, perseguiva
un sogno forse non interamente consapevole: cercava una vittoria che
fosse tutta finalmente sua, che non andasse a traino di nessuno, che
non fosse un frutto del ricordo della personalità di Rabin. Cercava
qualcosa che non ha mai avuto, e che ormai non avrà più . La
campagna contro Bibi non ha utilizzato mai nessuna delle informazioni
piccanti e controverse che invece la stampa ha raccolto facilmente
sulla vita privata di questo personaggio viziato e anche dotato ormai
divenuto primo ministro d'Israele. Distanza; distacco;
perché non c'è confronto. La parola d'ordine della campagna è
stata quella di non guardare, di non vedere nemmeno il contendente,
di disprezzarlo da lontano. Come se non esistesse. E poi però , alla
fine non si sa perché , Peres ha deciso di esporsi a un confronto
diretto in un testa a testa televisivo. E la televisione, si sa, non
ha passione per le doti di profondità quanto piuttosto per la
velocità ; non per la saggezza quanto per la brillantezza; non per la
posatezza dell'età matura quanto per l'avvenenza giovanile. Bibi
sparava il doppio delle parole di Peres in metà del tempo con un
accento sabra un po' militaresco familiare ai più ; Peres faceva
cadere dall'alto una spremitura di posata intelligenza, con una voce
profonda, e con un accento polacco che per lo più ha in viso. Alla
conclusione del confronto che aveva contraddetto tutta la politica
del
finalmente il rapporto alla pari, cercava invece continuamente il
contatto degli occhi. E là Peres ha perso altri tre punti. Anche la
campagna del Libano è stata condotta all'inizio con mano decisa. Ma
poi con la paura di portare a casa qualche morto israeliano. La
fanteria e i tank sono rimasti a casa e i missili hanno sparato a
caso fino alla strage di Cana fra l'imbarazzo di Peres, dei militari,
del consesso internazionale. Così Peres non è riuscito ad essere un
punto di riferimento pronto ed efficiente per la sicurezza. Fiamma
Nirenstein