NE' PACIFISMO NE' OCCUPAZIONE
mercoledì 29 marzo 2006 La Stampa 0 commenti
SEGUE DA PAG 1
E invece il voto di ieri non ha cercato di essere realista, ma di sfuggire
all'ideologia delle parti, ormai mescolate, disintegrate. E' sparito il
vecchio scontro ideologico fra il campo della pace e quello di chi voleva
mantenere la Grande Israele. Kadima ha rimescolato tutte le carte, i
laburisti e i pensionati mettono l'accento più sulle questioni sociali che
su quelle della pace, Bibi Netanyahu, che si è fatto più portavoce del
bisogno di sicurezza che di quello degli insediamenti, è tuttavia diventato
piccola minoranza.
La scelta di avviarsi a un ulteriore sgombero che stavolta sarebbe di 80
mila e non di 8000 persone dalle loro case, mentre Hamas trasforma
l'Autorità Palestinese in un territorio islamista legato a Ahmadinejad,
somiglia al "lech lechà " che il Dio degli ebrei dice ad Abramo all'inizio
della loro storia: alzati e vai, solo così sarai te stesso. Dove? Non è
molto importante, vai con le tue idee, resta te stesso e troverai la
direzione giusta. La direzione giusta agli occhi dell'Israele moderna e
democratica non è più quella pacifista da una parte e occupazionista
dall'altra, ma appare piuttosto quella di evitare di dominare un popolo in
verticale crescita demografica e di conservare il consenso del mondo
occidentale pur combattendo con durezza il terrore.
E' l'insegnamento di Sharon. Lo schema vincente è risultato quello della
rottura degli schemi preconcetti, chi era a destra è andato a sinistra, chi
era a sinistra si appresta a collaborare con gli eredi di Sharon su una
linea pragmatica e quindi in quanto tale flessibile e discutibile. E'
un'indicazione per una strada di pace che finalmente anche l'Europa dovrebbe
imparare a seguire se intende aiutare il Medio Oriente a trovare la quiete.
L'Europa finora non ha invece abbandonato gli schemi, persegue il vecchio
modello land for peace, terra in cambio di pace, in maniera meccanica. Crede
che chi è a sinistra è a favore della pace, chi combatte il terrorismo con
determinazione è contro. Adesso, se vogliamo aiutare una pace senza
ideologie, è bene che anche noi smantelliamo gli schemi.
Oggi Israele vuole cedere territori. Questo è un bene in sè ? E' ciò che
porterà la pace? Basta questo? Forse che se allo sgombero da Gaza Abu Mazen
avesse risposto tendendo la mano e rispondendo con l'avvio della reciprocità
richiesta dalla Road Map nel combattere il terrorismo, Israele non avrebbe
scelto, per proseguire, la stessa moneta? Non è accaduto e non accadrà
finché non si smantellino le vecchie strutture ideologiche che fanno della
pura cessione territoriale la chiave della pace. La chiave è non il
bilateralismo, ma la reciprocità .