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NAHMAN SHAI IL GRANDE COMUNICATORE DELLA GUERRA DEL GOLFO « Il mondo sta con gli ebrei solo quando sono perdenti»

mercoledì 11 ottobre 2000 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME E' stato tre giorni fa che il Grande Comunicatore è stato invitato nel suo ufficio dal primo ministro d'Israele, Ehud Barak. « Nahman - gli ha detto - siamo nei guai con l'opinione pubblica internazionale. La foto del bambino ucciso a Gaza è diventata il simbolo di questi scontri. Abbiamo bisogno di rendere visibile anche il nostro punto di vista. Tu che ne capisci, vedi se puoi fare qualcosa» . Ex direttore del secondo canale tv, poi del ministero della Cultura, Sport e Comunicazione, Nahman Shai, cinquantenne, è uno dei volti e delle voci israeliani più noti all'opinione pubblica mondiale. Non si aspettava che gli toccasse di nuovo il sudato compito di spiegare Israele in tempo di guerra. Generale, nel 1991 era diventato la voce che tranquillizza e spiega, che alla radio diceva alla gente d'Israele quando entrare e quando uscire dai rifugi mentre cadevano gli Scud di Saddam Hussein, i suoi annunci di pericolo e di cessato pericolo si accompagnavano ad accurate spiegazioni riprese da tutte le tv e i giornali del mondo della situazione e delle posizioni israeliane. Era la nuova faccia di un'Israele che non spara e non risponde alle provocazioni. Adesso Israele invece appare al mondo come un Paese dal grilletto facile, responsabile della morte di decine di palestinesi, e soprattutto di quel povero bambino di Gaza. Signor Shai, i morti ci sono, il piccolo Muhammad è stato ucciso con un pallottola dall'esercito israeliano, eppure Barak crede che si possa modificare l'opinione pubblica mondiale. « Il piccolo Muhammad non c'è più , e con mio grande dolore nessuna discussione al mondo potrà riportarlo in vita. L'opinione pubblica israeliana è ancora più choccata di quella di tutto il mondo da quella fotografia. E' stato un tragico errore, il bambino si trovava in un punto tecnicamente cieco per le truppe che rispondevano al fuoco dei palestinesi. Ci dispiace, ci duole, abbiamo sbagliato, ma la colpa non è solo nostra: i bambini non dovrebbero mai trovarsi nel mezzo degli scontri. Da qui a dire che l'abbiamo fatto apposta, che siamo assassini di bambini... non riesco nemmeno a concepire come questo possa avvenire dopo che da vent'anni siamo qui a sforzarci di fare la pace a tutti i costi, con grandi rinunce territoriali, con una disponibilità grandissima. Pensi a quando abbiamo restituito spontaneamente il Sinai con tutte le sue ricchezze petrolifere, pensi a come Barak è andato a Camp David, con quali offerte inaspettate sui Territori e su Gerusalemme...» . Lei intende dire che la stampa internazionale accetta la versione palestinese e non prende in considerazione quella israeliana? « E' evidente che accadono fatti che vengono forse involontariamente censurati, che non si vedono.» Ovvero? « I soldati vengono attaccati da grandi folle a cui sono mescolati molti uomini armati. Noi non abbiamo attaccato neppure una volta dall'inizio di tutta questa storia. Le folle hanno sassi, bombe molotov e armi da fuoco imbracciate da Tanzim mescolati anche ai loro stessi poliziotti. Non c'entra con l'Intifada, in cui le armi erano solo dalla nostra parte. Ora l'Autonomia Palestinese è armata... L'esercito, al contrario di quello che si pensa, ha sparato il minimo indispensabile per non perdere i suoi soldati sotto un pesantissimo attacco di fuoco» . Direbbe dunque che la stampa non è « fair» verso Israele? Che non dice la verità ? « Non mi avventuro fino a questo punto, perché ogni testata ha i suoi giornalisti, ognuno diverso dall'altro. In generale, si può dire per esempio che quella che ha più disponibilità alla versione araba delle cose è la stampa europea in generale» . Questo ha a che fare col fatto che c'è un problema ebraico nella storia d'Europa? « Non penso all'antisemitismo, ma forse alla difficoltà storica di accettare che nell'area ci sia un Paese ebraico forte e ricco, in cui si deve perdere l'antica abitudine di considerare gli ebrei come vittime» . Vuol dire che gli ebrei piacciono quando sono perdenti? « Certamente si, e non solo agli europei. La Cnn, per esempio, fin dall'inizio di questi scontri ha mantenuto un atteggiamento molto dalla parte dei palestinesi. Io ricordo che ai tempi della guerra del Golfo, quando Saddam ci bombardava, la Cnn ci amava moltissimo. Eravamo deboli, inermi. Così devono essere gli ebrei. Altrimenti, diventano subito dei terribili oppressori» . Perché avete presentato un ultimatum per la prima volta nella storia d'Israele? « Per essere chiari e leali, perché cerchiamo ancora la via della pace. Il primo ministro Ehud Barak è stato eletto per la pace, che è la sua stella polare. Ma anche per avvisare che se questi attacchi non smettono, useremo ogni mezzo, e l'abbiamo, per ritornare a vivere normalmente» .

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