Mickey Mouse è morto

Fra le tante cose che affastellano il mio scenario (un caldo bestiale che aleggia nebbioso su una bella vista di Gerusalemme; pasti a base di cocomero e formaggio bulgaro, come si usa qui; un bombardamento di informazioni specie da parte di amici palestinesi che mi comunicano la loro incertezza e il loro sconcerto all’indomani della guerra con Hamas; un senso di disgusto, come un’indigestione, a causa della vicenda Katsav mentre la radio ne parla, ne parla, ne parla; la preparazione di un’ulteriore pezzo sulla crisi palestinese e di uno su Tony Blair che mi costringono a una quantità di lavoro organizzativo) c'è anche Mickey Mouse. Sì, mi urge raccontarvene di nuovo, perché ora è morto. Proprio così: Topolino, che Hamas aveva costretto a diventare sui propri teleschermi, nelle ore dedicate ai bambini, uno shahid e un propagandista del terrorismo suicida, adesso è stato eliminato. E come? Dalle botte di un attore nelle vesti di un soldato israeliano che, nell’invenzione di uno sceneggiatore malato, voleva comprare la sua terra, e siccome Farfur (questo il nome del Topolino in forma di militante di Hamas) si opponeva, agisce da suo pari, uccidendolo a cazzotti e calci. Una delle presentatrici del programma ha detto per consolare il pubblico infantile: “Farfur è stato martirizzato mentre difendeva la sua terra... è stato ucciso dagli assassini di bambini”.

Il disgusto è tale che è difficile proseguire, ma vi voglio tuttavia ricordare come da maggio scorso la tv “Al Aqsa” di Hamas abbia mandato in onda da Gaza la serie “Pionieri di domani”, starring, appunto, un copia di Mickey Mouse che per diverse settimane, fra le proteste internazionali, ha esortato i bambini appartenenti all’Islam a unirsi alla lotta contro gli USA e Israele. "Restituiremo" diceva Farfur "la comunità islamica alla sua antica grandezza e libereremo Gerusalemme, con l’aiuto di Dio, libereremo l’Iraq, e libereremo tutti i paesi invasi dagli assassini....o Gerusalemme". Nel caso non si fosse capito diceva Topolino con la vocetta stridula che tutti conosciamo “stiamo arrivando, o Gerusalemme, è il tempo della morte”. La morte, la sua ideologia, la sua glorificazione agli occhi dei bambini è forse la scelta più distruttiva, definitiva, carica di danni per la psiche che ci si possa immaginare. Educare così i bambini priva i palestinesi, per esempio, di una classe dirigente prossima ventura, di desideri reali, connessi a ciò che il mondo può dare a una ragazzo che voglia impegnarsi per la propria emancipazione, per il benessere dei suoi genitori, dei suoi figli, dei suoi amici. In una parola, un’educazione come questa priva il popolo palestinese di identità positiva, lasciandogli solo l’odio, e di futuro. Crea uno sfondo culturale di cinismo e distacco dalla vita, in cui ogni atrocità è possibile, come si è visto durante i giorni degli scontri a Gaza, in cui il livello di ferocia nello scontro Hamas-Fatah è stato stupefacente, e che è comprensibile solo se si guardano i libri di testo, la tv, la scuola...e Topolino. Un Topolino che invece di far ridere e di spingere a belle imprese, uccide e viene ucciso.