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MEDIORIENTE, PERCHÉ LA PACE È DIFFICILE EDUCATI ALL’ ODIO

martedì 22 maggio 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein « CESSAZIONE della violenza, immediata e senza condizioni» . Questo è il messaggio base del ritorno degli Stati Uniti, e forse del processo di pace, nel Medio Oriente. A Arafat, che fermi i terroristi; agli israeliani, che non rispondano con tragici bombardamenti. Non è tutto, ma è il passo fondamentale: solo quando le armi tacciono, infatti è possibile passare a misure di reciproca fiducia, fra cui la più importante quella del congelamento degli insediamenti. E poi le trattative che certo ne smantelleranno, se la violenza cessa, buona parte. Funzionerà ? Colin Powell ha parlato sommessamente. « Solo le parti sanno, solo le parti possono» , ha ripetuto il Segretario di Stato. Dopo il fallimento di Clinton nell’ imporre le condizioni definitive per una pace, adesso l’ amministrazione Bush si tiene bassa, dietro lo scudo delle risoluzioni della Commissione Mitchell, che ha davvero messo in gioco l’ anima per trovare il linguaggio e il messaggio buono per israeliani e palestinesi. La buona fede è stata premiata: ha ottenuto il primo segno di assenso, dall’ inizio dell’ Intifada. L’ Europa, pure con la benefica presenza di Solana, non ha rinunciato in questi mesi a seguitare un suo giuoco sempre occhieggiante dalla parte araba, con l’ unico risultato di alienarsi gli israeliani. Ora, tutto dipende dai prossimi giorni. Perché si torni a trattare occorrono tre passi: il primo, una nuova solidarietà fra Stati Uniti e Europa nell’ imporre imparzialmente il cessate il fuoco come punto di partenza. E che l’ Europa non faccia, come un adolescente, le sue telefonate segrete: danno la speranza a Arafat di avere la sponda per l’ intervento di una forza internazionale e lo spingono alla violenza. In secondo luogo il giuoco della pace si sviluppa soprattutto proibendo l’ educazione all’ odio e quindi al terrorismo, un fenomeno di prima grandezza, addirittura determinante. Deve essere ritenuto indecente che i palestinesi lodino nelle scuole e sui media i terroristi e che i leader arabi dicano continuamente che Israele è nazista, o razzista, e che si arrivi ogni giorno a negarne il diritto all’ esistenza. L’ educazione all’ odio disumanizza l’ avversario, lo rende carne da macello. Infine: Sharon, deve trovare la strada difficile di vincere la paura degli israeliani: gli insediamenti per la maggior parte ne sono figli. Il 60 per cento degli israeliani ha già detto che è pronta a cederli.

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