Martin Indyk ha scritto sul computer personale appunti su segreti di Stato Inchiesta Fbi sull’ ambasciatore in Israele Richiamato negli Usa pe r « comportamento imprudente»
lunedì 25 settembre 2000 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Un ambasciatore americano in Israele è molto di più di un
diplomatico: è un
monumento alla sicurezza, una promessa di equanime attenzione ma,
alla fine,
di assoluta fedeltà primaria. Clinton può abbracciare Arafat, ma alla
fine
resterà sempre il bastione di Israele. Dunque, il Mediorente e sotto
shock
perché è stato richiamato in patria con dure parole l'ultimo
ambasciatore
americano Martin Indyk. Ieri l'affabile cinquantenne ambasciatore
americano
con la faccia da intellettuale ebreo ha fatto in tutta la fretta la
valigia
sospeso dal suo ruolo e dall'accesso a qualsiasi materiale riservato.
Il
Processo di pace, in un momento cruciale e estremamente delicato, può
pagare
un prezzo molto alto alla inchiesta che è stata aperta dal
Dipartimento di
Stato e dall’ Fbi sul conto di Indyk per comportamento colpevolmente
incurante verso i materiali segreti che maneggia.
I fatti certi per ora sono pochi, e moltissime le ipotesi: di sicuro,
Indyk
ha violato le norme di sicurezza scrivendo direttamente o trasferendo
sul
suo computer personale informazioni strettamente riservate, e
rendendole
così di fatto accessibili specie nei momenti in cui era collegato a
Internet, o mentre il computer restava incustodito. C'è chi è più
preciso
nell'ipotizzare le colpe di Indyk: si narra ormai addirittura di un
incontro
segreto col fu re del Marocco Hasssan , o addirittura con Assad di
Siria,
dopo il quale, in volo per l'America, Indyk scrisse sul suo computer
appunti
relativi a materiale classificato come segretissimo. Che fine poi
abbia
fatto questo materiale, non si sa. Certo è che il cinquantenne ebreo
di
Londra, cresciuto in Australia e naturalizzatosi americano solo nel
93, una
settimana prima che Clinton lo cooptasse nel ruolo di esperto sommo
di
Mediorente per la Casa Bianca.
Lo scontro elettorale negli USA coinvolge gli ebrei molto da vicino,
visto
che Gore si è scelto Joseph Lieberman come vice. Un'eventuale
inaffidabilità
del campo ebraico democratico porta evidentemente acqua al mulino
repubblicano. Inoltre: la gente del Dipartimento di Stato non ha mai
gradito
l'outsider Indyk, cooptato dall'estero e privo di carriera
diplomatica.
Così , egli sarebbe il capro espiatorio di un fenomeno effettivo e che
va
molto oltre il Mediorente.
Indyk non aveva fatto altro, probabilmente, che portarsi i compiti a
casa.
Ma come la sua è stata una storia americana di rapidissima ascesa e
di
successo personale fantastico, così è anche una storia americana di
verifiche, responsabilità , procedure unite a competizione e invidie.
In
questo modo funziona l'impero. Ehud Barak ha detto che si tratta di
un
problema interno americano, e che non ci mette bocca: però ha
rinnovato a
Indyk grandi espressioni di stima.