MA NELLA CONFERENZA STAMPA I DUE SEMBRAVANO IMBARAZZATI E SCONTENTI. TRATTATIVE CON I PARTITI MINORI L’ annuncio di Olmert e Peretz « Faremo insieme il nuovo governo»
mercoledì 5 aprile 2006 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Diceva Churchill che i governi fanno la cosa giusta solo dopo aver provato
tutte le altre strade. Lo si vede qui, ancor prima che un governo esista,
dal lavorio delle forze uscite dalle elezioni israeliane del 28 aprile. Ieri
per la prima volta finalmente i leader delle due forze cui naturalmente
compete essere il cuore della politica israeliana prossima ventura, si sono
presentati al pubblico insieme. Ehud Olmert, capo di Kadima, il partito del
centro ereditato da Sharon, con i suoi 29 seggi, ha dichiarato che quando
riceverà dal presidente della repubblica Moshe Katzav il mandato, Amir
Peretz, capo dei laburisti, 19 seggi, sarà il suo primo alleato naturale,
con tutti gli onori e i ministeri dovuti. E Peretz ha chinato la testa di
fronte al capo di Kadima dichiarando che Olmert, invece, è il suo primo
ministro naturale. Poi, uscendo, Peretz, ostentando di nuovo un’ esuberante
sicurezza di sé , ha detto di avere ottenuto da Olmert l’ impegno di non
trattare con nessun altro partito fino a che linea e distribuzione dei ruoli
non saranno concordate.
In realtà durante la conferenza stampa i due sembravano una coppia che si
ripresenta in pubblico dopo ripetuti e ben noti tradimenti: imbarazzati,
scontenti, scorbutici. Il messaggio era quello che tutta Israele voleva
sentire, ma prima di arrivarci, soprattutto Peretz, ha fantasticato
parecchio. Olmert gli telefonava e lui si faceva negare, mentre era
impegnato, si dice, in un’ operazione che i cronisti più anziani hanno
definito niente meno che « trucco puzzolente» , sulle tracce del primo
« trucco» , quello di Shimon Peres contro il governo a rotazione di Shamir,
nel 1990.
Peretz ha tentato, sembra, una presa di contatto niente meno che con la
destra, specie con i partiti religiosi che rappresentano gli indigenti, per
formare un governo « sociale» ; ma sembra che ci siano stati anche contatti
col Likud di Netanyahu. Che cosa ci sarebbe in comune? Ambedue sono contrari
all’ unilateralismo, e vogliono invece subordinare la divisione territoriale
a una trattativa. Si può bene immaginare che dalla trattativa dell’ uno e
dell’ altro uscirebbero piani ben diversi e in realtà è apparso a tutti un
gran segno di bizzaria che Peretz, se le indiscrezioni sono vere, si sia
buttato tanto in avanti in un’ operazione quasi senza speranza. Probabilmente
il nuovo leader laburista, che ha sostenuto di non aver contattato nessuno
ma di essere stato cercato lui dalla destra senza avergli dato corda, ha
avallato così le voci di una possibilità alternativa Kadima per accreditare
l’ idea di una sua possibile candidatura a primo ministro. Un’ idea già
vivacemente ventilata dai suoi nonostante i poco eccitanti risultati
elettorali: da mettere nel cassetto e tirare fuori alla prima possibilità .
Nel frattempo, tuttavia, specie nottetempo e in casa di amici comuni, senza
per niente coinvolgere le squadre incaricate di trattare e senza dir niente
neppure ai più cari amici, Olmert e Peretz si sono incontrati due volte.
Quello che Peretz chiede è uno dei tre ministeri chiavi: gli Esteri che però
è stato promesso all’ attuale ministra Tzipi Livni, la migliore aiutante di
Olmert; il Ministero del Tesoro, che Olmert non vuole in nessun modo
affidare a un socialista come Peretz, per paura che gli rovini l’ economia
appena rimessa in piedi (a costo di tagli pesantissimi e del crollo della
simpatia popolare) da Netanyahu. Resta la Sicurezza, che tutti possono
immaginare quanto valga in Israele e che è oggi di Shaul Mofaz capo di Stato
Maggiore.
Pare proprio che questo incarico sarà la ricompensa che richiede Peretz,
oltre all’ Educazione. Peretz stesso, che di esercito non se ne intende,
sembra piuttosto spaventato dall’ ipotesi, ma probabilmente offrirà il ruolo
di viceministro e quello di direttore del ministero a personaggi che possano
colmare le sue falle tecniche. Intanto tutti ridacchiano all’ ipotesi. « Ma -
dice Haim Ramon, ex ministro di Barak, ex laburista, oggi politico molto in
vista in Kadima, che vorrebbe essere ministro della Giustizia - non abbiamo
preso 40 seggi, ma solo 29. E quindi, dobbiamo pagare il prezzo dovuto nelle
democrazie. Anche io mi appresto a pagare il mio» . Dunque, il nodo centrale
sembra sciolto. Adesso comincia la danza di tutti gli indispensabili
partitini, come i pensionati o Shas, che avanzano richieste sociali per
aderire al programma: lo sgombero da buona parte della Cisgiordania. Oggi,
ricordiamocelo, non si chiama più « Itnatchut» , disimpegno o sgombero, ma
« itcansut» , rientro, consolidamento, raccolta. Insomma, ritorno a casa.