Fiamma Nirenstein Blog

Ma lo Stato palestinese legittima la violenza (e prolunga il conflitto)

giovedì 31 luglio 2025 Il Giornale 0 commenti
Ma lo Stato palestinese legittima la violenza (e prolunga il conflitto) - Fiamma Nirenstein Home page
Il Giornale, 31 luglio 2025
 

È semplice, né in diplomazia né nella vita di ogni giorno devi ricompensare il responsabile, specie non pentito, di un danno, altrimenti lo spingerai a farne uno peggiore: è quello che, affrontando il tema da un podio terribile e sacrosanto, quello di 471 giorni nelle mani di Hamas, ha detto al primo ministro inglese Keir Starmer Emily Damari, che ha anche cittadinanza inglese: “Il tuo annuncio manda un messaggio pericoloso: la violenza viene legittimata... in questo modo non trovi una soluzione, prolunghi il conflitto”. E chiede: “Se fosse stato al potere al tempo della Seconda Guerra Mondiale avrebbe chiesto il riconoscimento dell’occupazione nazista di Paesi come l’Olanda la Francia e la Polonia?”. Anche il forum delle famiglie dei rapiti è dello stesso parere contro la minaccia del Primo ministro britannico che minaccia il voto per lo Stato palestinese all’ONU e pretende il cessate il fuoco a Gaza. Tutta Israele è angosciata dalla corrente aggressione europea che crea un’ulteriore difficoltà nel recuperare gli ostaggi e nel concludere la guerra. Il ministro degli esteri Gideon Saar ha avvertito “se un'organizzazione terroristica vi abbraccia, siete arrivati nel posto sbagliato”.

Ma molti Paesi Europei, in testa a tutti la Francia, corrono verso la terza settimana di settembre quando all’ONU Macron cercherà un voto maggioritario al riconoscimento dello Stato palestinese. Reagan, durante la guerra del 1982 intimò a Begin di fermare la guerra in Libano dopo aver visto l’immagine di un bambino di Beirut senza le braccia, poi capì che era un fotomontaggio e si tirò indietro. Qui ormai la locomotiva corre a trecento all’ora, anche se la foto del bambino affamato è stata smentita dal New York Times stesso, e Israele paracaduta su Gaza con l’Egitto e i sauditi una quantità di cibo che va a sommarsi alle centinaia di camion pieni di aiuti. Il fatto è che è difficile smontare la motivazione di qualcosa che non ne ha alcuna, e che rema contro il suo proprio scopo, la pace. Un garbuglio ignobile. L’idea dello Stato palestinese è vecchia, ma esso non fu mai preso in considerazione né da Egitto né da Germania che occupavano l’uno Gaza e l’altro la West Bank, né dai palestinesi cui dal 1948 è stato offerto dieci volte. Si vuole tutto, from the river to the sea, ovvero la distruzione dello Stato d’Israele, e non la condivisione. Ma veniamo ai tempi recenti. Anche dopo che gli accordi di Oslo si sono trasformati nella tragedia terrorista della Seconda Intifada, venti anni fa Israele ha liberato Gaza dai 9000 cittadini ebrei. Avrebbe dovuto diventare, pieno di serre, imprese, una specie di Singapore  cuore del nuovo, appunto, Stato palestinese.

Non si chiese prima ad Hamas, e nemmeno all’Autorità nazionale palestinese niente sulle sue intenzioni: uno Stato democratico? Demilitarizzato? Intendevano smettere di insegnare ai bambini dai tre anni in su a odiare gli ebrei e l’Occidente sui libri di scuola? Avrebbero smesso di perseguitare gli omosessuali e di opprimere le donne? Nessuno chiese niente, un primo Stato palestinese era fatto mentre già vigeva un’Autorità palestinese da cui emanava il terrorismo delle migliaia di morti dell’Intifada. Gaza dunque divenne la base del progetto di distruzione di Israele, il proxy iraniano traforato di gallerie, armato fino ai denti. Doveva nascerne la pace, per questo fu sgomberata e consegnata ai palestinesi: ma il guscio vuoto di qualsiasi contenuto sensato diventò una cintura esplosiva innescata su un terrorista suicida.

E adesso, quando si vuole votare, indossando giacca e cravatta, lo Stato palestinese, si è mai pensato di chiedere per esempio a Abu Mazen se smetterà di pagare lo stipendio ai terroristi? Se libri di testo verranno cambiati? E i suoi confini? Saranno abbastanza vicini all'aeroporto perché i missili possano colpire gli aerei che decollano? Per andare da Hevron a Gaza ci sarà una strada speciale su cui i terroristi possano trasportare esplosivo? Non abbiamo sentito dire niente altro, da Macron o Starmer che si uniscono purtroppo a un coro che già raccoglie oltre ai soliti Paesi onusiani che votano sempre contro Israele una decina di Paesi Europei che hanno già riconosciuto la Palestina. Molti lo fecero nel 1988, la Bulgaria, Cipro l’Ungheria, la Romania, la Polonia..Poi la Svezia nel 2014 e nel 2024 la Spagna e l’Irlanda. Certo, l’hanno fatto per la pace. E hanno ottenuto tanta, tanta guerra. 

 

 

 Lascia il tuo commento

Per offrirti un servizio migliore fiammanirenstein.com utilizza cookies. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l'uso dei cookies.