Ma il vero nemico è il terrorismo degli ayatollah
sabato 4 febbraio 2017 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 04 febbraio 2017Il Medio Oriente, strapazzato dalla politica di Obama, subisce adesso l'accelerata ripresa di una rocciosa strada cui Trump si avvia con due gesti divaricati: una vigorosa messa in guardia alla Repubblica Islamica dell'Iran, accompagnata da sanzioni impellenti. E una avviso a Israele: "Attenzione", ha detto Sean Spicer, il portavoce: "Noi non pensiamo che l'esistenza degli insediamenti sia un impedimento alla pace come diceva Obama, ma riteniamo che costruire nuovi insediamenti possa non essere di aiuto". Un'affermazione che sembra in contraddizione con quello che Trump diceva in campagna elettorale quando dichiarava la sua totale neutralità sugli insediamenti, mentre annunciava anche che l'Ambasciata sarebbe stata a Gerusalemme e il suo sdegno verso la persecuzione dell'ONU. Una retromarcia? Non si direbbe: l'Iran val bene qualche nuovo insediamento.
Benjamin Netanyahu li ha annunciati per rimpiazzare l'insediamento di Amona, i cui abitanti sono stati dispersi dalle forze israeliane dopo che l'Alta Corte di Giustizia ne aveva stabilito l'illegalità. La Corte è l'intoccabile fonte di ogni scelta giuridica, e lo choc, le lacrime la pena di questo ennesimo sgombero ha occupato la mente, il cuore, i titoli di testa del Paese mentre lo sgombero aveva luogo come un vigoroso dramma senza violenza. Qualcuno ricorda Gaza: via dalle proprie case con disperazione, restando però uniti. Il Primo Ministro ha probabilmente annunciato le nuove costruzioni sperando di lenire la pena e anche la rabbia politica che si è avventata su di lui. La Dichiarazione americana sarà oggetto di discussione quando il 15 del mese Netanyahu incontrerà per la prima volta Trump: là sarà chiaro probabilmente che c'è insediamento e insediamento (la lettera di Bush a Sharon nel 2004 dice per esempio che è "irrealistico aspettarsi un ritorno alle linee armistiziali del 1949" ), che alcuni sono essenziali alla salvaguardia della vita di Israele, altri sono oggetto di negoziato. Perché è qui che probabilmente Trump vuole andare: costringere i palestinesi alla trattativa, senza aspettarsi il solito pacco dono di Obama coi confini del '67, garanzia di futura distruzione.
Per l'Iran, dopo 12 esperimenti balistici abbiamo da Trump il disconoscimento, quella atmosfera irenica che sostituiva la realtà la gestione Obama: l'ex presidente aveva deciso di farne il segno della sua politica estera, la sua "legacy" e a questo ha sacrificato i dissidenti del 2009, le sanzioni, mentre l'accordo veniva realizzato lasciando le porte aperte, nel tempo, all'accumulo, la messa in funzione, la costruzione di un potere atomico rallentato ma mai distrutto nè materialmente né ideologicamente dagli Ayatollah. Nel tempo sono venute alla luce sia violazioni sia la ripetuta sperimentazione di missili inutilizzabile se non al loro scopo balistico, la cui messa in opera è stata accompagnata da manifestazioni di ostilità verso gli USA, da promesse di distruzione dello Stato d'Israele, da voci di collaborazione fra Repubblica Islamica e Corea del Nord. Esso inoltre inquina con la sua azione il futuro della Siria e nel resto del Medio Oriente. L'Iran, che è il maggior fornitore di armi e supporto logistico degli Hezbollah, è il guerriero più attivo sul campo grazie alla Russia: la guerra contro l'ISIS gli ha dato uno spazio di intervento enorme in Siria, in Iraq, in Libano, ha armato le minoranza shiite nel Golfo e le imbarcazioni di Hormuz, ha mobilitato la Guardia Rivoluzionaria.
La Russia se ne serve per mantenere le sue posizioni, ma sa bene che alla lunga questa presenza che terrorizza ogni sunnita in zona, lo radicalizza o ne fa massa in fuga, ha un risvolto insostenibile anche perché la presenza in zona alla fine rende nemici gli egiziani, i giordani, i sauditi e verrà alla fine usato per lanciare il suo attacco verso Israele e l'Occidente. Una strada lunga, ma l'Iran non ha fretta, e l'accordo e la connivenza americana e europea permettevano la ripresa armata. Adesso l'Iran è di nuovo sotto le lente d'ingrandimento, Israele, che ha certo un problema di insediamenti, è tuttavia soprattutto un Paese assediato dal terrorismo, e Trump vuole combatterlo.
sabato 4 febbraio 2017 17:22:10
Sono molto preoccupato per ciò che fa il Presidente Trump. Per due cose veramente giuste ne fa 50 sbagliate. E' una persona islamica quanto quelli che dice di voler fermare. Probabilmente vede pure Allah!Se non ci si sacrifica per esso, con preghiere e digiuni, prepariamoci al peggio che si possa immaginare. Capisci Fiamma? Quando vuoi rispondimi pure. Israele sta per trovarsi tra l'incudine e il martello. Se non credi nell'Apocalisse, basta leggere l'Antico Testamento per capire a che punto siamo. Solo un miracolo potrà fermare l'escalation e credimi, su queste cose non sbaglio più.E' solo questione di tempo. 5 anni di elevato rischio sono lunghi a passare.PS: Considera che non sono mai stato di idee sinistrorse, ma capisco la gravità dei momenti per cui la sinistra è un po' la cartina al tornasole come lo è sempre stata nella storia umana. Persino il Papa fa il finto tonto di fronte a troppe cose ormai! E la sua colpa è che non crede più degli altri.
Ted , milano-italia
sabato 4 febbraio 2017 16:24:47
Basta che il sig. trump, come tutti i burattini che hanno manovrato e inquinato la politica estera italiana, da andreotti e craxi fino a mogherini e gentiloni (in chiave mediorientale, ma ormai globale... alla luce degli eventi...), non faccia un passo avanti e due indietro, riportandoci nuovamente al suicidio dell'era obamiana... Mal glie ne incoglierebbe...