Ma il terrorismo si sconfigge, non è un destino ineluttabile
sabato 16 luglio 2016 Il Giornale 4 commenti
Il Giornale, 16 luglio 2016Fra le immagini spaventose che tutti gli schermi del mondo ci hanno mostrato da Nizza fra i corpi insanguinati e ricoperti alla meglio, i barellieri che corrono, la gente che scappa in un buio che ormai li accompagnerà per tutta la vita, una colpisce particolarmente, perchè è l'autoritratto dell'Europa: una madre appoggiata a un muretto, immobile, stupita di essere viva, lei e il suo bambino terrorizzato, fermo anche lui, riverso sull'unica fonte della sua sicurezza, il calore della mamma. Quella mamma è il Vecchio Continente, una madre stupefatta, in preda a un incubo da cui non sa uscire, consapevole di dover proteggere i suoi figli, ma impietrita di fronte a questa necessità. Il terrorismo non è però il destino dell'Europa, è un evento catastrofico da affrontare, da cui difendersi, da definire con precisione, piantandola finalmente con le stupide diatribe sulla sua componente religiosa. Fanno perdere tempo e protesto vivamente se si dice che chi pensa che la componete religiosa sia evidente sia islamofobico. E' una stupidaggine.
La componente religiosa è del tutto evidente, anche se certamente non tutti gli islamici sono terroristi. Ogni volta che l'Isis fa un'operazione delle sue e le glorifica sui suoi siti, dà spiegazioni molto precise della fonte coranica per cui si decide di bruciare vivo in una gabbia un pilota giordano, o si decapitano sulla spiaggia venti persone. Cita la sura relativa. Lo spiega, accuratamente, la sua strada è tracciata, ben disegnata, adesso il suo agire fuori dei confini siriano-iracheni è significativo della costruzione della umma islamica completa, del Califfato definitivo. La bandiera dell'Isis viene piantata dove colpisce, e si aggiunge così una pietra alla costruzione che deve rendere il mondo uguale a quello dell'ottavo secolo, quando Maometto marciava vittorioso alla testa delle sue truppe.
Non abbiamo voglia di confessare a noi stessi questa verità perchè evidentemente non siamo abbastanza sicuri di non essere "islamofobici"; dovremmo invece una volta per tutte essere abbastanza sicuri delle nostre buone intenzioni, del liberalismo della società democratica per capire che non la stiamo attaccando quando identifichiamo i terroristi, ma che la stiamo difendendo, e con essa anche i musulmani che intendono, se vivono da noi, rinunciare alla shariah che non è compatibile con le nostre norme democratiche.
Il terrorismo dunque non è una sfinge: è un movimento ideologico e religioso nutrito solo in piccola parte da motivi sociali, ma invece molto curato, molto nutrito dalla struttura sociale: l'ambiente dei giovani eccitati (quelli che su twitter ieri inneggiavano all'attacco di Nizza, quelli che esultano se una dodicenne israeliana viene fatta a pezzi nel suo letto), i social network, le famiglie che avranno finalmente un importante shahid in famiglia, l'ambiente più acceso della moschea coi suoi sermoni, la mamma che quando il giovane assassino morirà dirà che è fiera di quel figlio, e che spingerà anche gli altri a fare lo stesso.
Sì, ci sono buoni motivi per restare di sale di fronte a ciò che appare insensato, e che è la negazione di quella sicurezza, di quel rispetto per l'altro che abbiamo costruito con tanta fatica in secoli di guerre e di spargimenti di sangue. Ma non abbiamo tempo, dobbiamo difenderci e se l'acqua in cui nuotano è vitale per i terroristi, là bisogna agire.
Ieri alla tv italiana da Nizza una persona che aveva vissuto molti anni in Israele ha detto: "Un mio amico israeliano non ha voluto venire in una situazione del genere, era evidente che un'occasione come il 14 luglio fra la folla festante fosse molte attraente per il terrorista. Io sono andato ma mi sono detto prima: "Alla peggio mi butto in mare".
Il terrorismo non è imperscrutabile. Lo si può capire, in parte prevedere, studiare e spiare. In Israele l'uso dello shabbach e del Mossad per prevenirlo è intensivo, ci sono gruppi detti "mistaravim" che vivono coraggiosamente mescolati con gli arabi e portano informazioni preziose.
Gli attacchi con le auto sui cittadini inermi nascono in Israele durante questa ultima Intifada, sono stati già 46, le fermate degli autobus sono state uno degli obiettivi più facili, fra gli altri è stata ammazzata una bambina in carrozzina, un ventiseienne è morto… Adesso gli attacchi con le auto sono diminuite, sono meno convenienti per il terrorista. La gente ha imparato a stare attenta, e la polizia sta in allerta rispetto a questo come ad altri tipi di attacco. Quello che si fa e soprattutto come si è, quanto la popolazione è consapevole e sa comportarsi, quanto sa reagire per bloccare il terrorista, quanto sa collaborare con le forze dell'ordine o individuare oggetti e persone su cui riferire agli agenti... Tutto questo è molto importante.
Si dice che la gente a Nizza non abbia capito a lungo che si trattativa di un terrorista, e ha invece pensato a un guidatore colpito da malore. Ci vuole più quieta consapevolezza, niente panico. Importanti anche gli aggiornamenti continui alle leggi, adesso per esempio è in discussione il progetto di trattenere ai palestinesi l'equivalente del denaro che versano mensilmente ai palestinesi condannati per terrorismo e, se sono morti, alle loro famiglie: veri stipendi al terrore. Il circolo familiare è stato individuato come culla del sostegno alle loro attività, quindi un terrorista sa che se ucciderà la sua casa verrà distrutta, e i suoi parenti, se hanno un permesso di soggiorno se lo vedranno ritirare. I terroristi possono venire privati della nazionalità, e così i loro complici. Il numero delle forze dell'ordine, sempre coadiuvate dai volontari, è stato recentemente aumentato specie nei centri urbani; i mezzi di comunicazione, autobus, treni, sono tutti sottoposti a stretta sorveglianza. Se un attentato esce da un villaggio particolare, il luogo viene circondato e bloccato finché non si prendono i ricercati. E' efficace?
Fino a un certo punto, non sempre funziona, purtroppo a volte i terroristi uccidono con tale crudeltà e velocità che nessuna mossa funziona. Ma altre volte può funzionare, deve funzionare. Per esempio Israele è una nazione che vive e si sviluppa senza toccare la sua democrazia respingendo ogni giorno decine di attacchi conosciuti e sconosciuti. Ma sempre, il punto principale per combattere e il consiglio biblico di Isaia: non avere paura.
domenica 17 luglio 2016 20:06:31
Grazie cara Marta del suo affetto e della bellissima citazioneFiamma Nirenstein
Caterina Ghio , Genova
sabato 16 luglio 2016 20:05:38
Grande Fiamma:è vero come dice Isaia non bisogna avere paura Caterina
Piero , Southamton Inghilterra
sabato 16 luglio 2016 19:06:57
Estimata Signora Nirenstein,Molti che diccono che non tutti i Mussulmani sono terroristi..davero ? mi sembra molto strano quando vedo che tutti questi terroristisono Mussulmani. Dove sono questi "buoni" Mussulmani , e che diccono?? Forse sono mutipercio` diccono niente. Intanto il Gihad continua e continua ad infinitum.Spero che i Francesi vedranno e capiranno le sofferenze del Popolo dello Stato di Israele.
Marta Falcone , Domodossola/Italia
sabato 16 luglio 2016 13:28:51
Carissima Fiamma,leggo sempre ciò che scrivi e voglio incoraggiarti, ci sono ancora persone in grado di comprendere e usare la testa, per capire che è tutto così chiaro. Amo il tuo popolo, di un amore incondizionato, e amo la tua penna! Sei brillante e talmente lucida! Forse l'Europa può capire in parte, ora, ciò che Israele è costretto a subire da molto tempo. "Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,che ti ha plasmato, o Israele:«Non temere, perché io ti ho riscattato,ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.Se dovrai attraversare le acque, sarò con te,i fiumi non ti sommergeranno;se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai,la fiamma non ti potrà bruciare;poiché io sono il Signore tuo Dio,il Santo di Israele, il tuo salvatore."Isaia 43Che Dio ti protegga e ti benedicaMarta Falcone