Lotta all’intifada: quartieri arabi chiusi ed esercito schierato
giovedì 15 ottobre 2015 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 15 ottobre 2015Non si può fare a meno, se si vive a Gerusalemme, di andare alla stazione centrale degli autobus che ti riporta dal lavoro a casa: ma oggi là, in mezzo alla folla, il terrorista è in agguato col coltello. Ieri sera verso le 18 un aggressore ha ferito gravemente una donna che saliva sul numero 68, poi, in mezzo alle urla al panico, è stato fermato mentre sull'autobus cercava di colpire altre vittime. E non si può fare a meno neppure di capitare alla porta di Damasco: ma qui è stato per miracolo evitata un'altra pugnalata. O di prendere un autobus, ma vi è stato trovato un coltello. La gente di Gerusalemme seguita a soffrire l'assedio.
Tuttavia ieri ha po’ rallentato la mattanza, che martedì aveva fatto tre morti e ventidue feriti. Gli attacchi sono stati fino al momento in cui scriviamo tre, senza morti israeliani e l'uccisione dei due terroristi, in tre punti disparati e distanti della città. Martedì erano stati cinque, con tre morti. La sensazione è che la relativa diminuzione degli attacchi e della loro fatalità sia dovuta al fatto che il Governo, da due giorni in riunione di gabinetto, abbia dato ordini chiari e decisi mentre si studiano ulteriori, severe misure di sicurezza. Sulla base della discussione governativa, le forze dell'ordine hanno studiato strategie, migliorato il lavoro, allargato il numero delle persone impegnate nella lotta al terrorismo con 300 soldati oltre alla polizia al massimo dello sforzo. Il primo attacco alla porta di Damasco, Città Vecchia, è stato compiuto da un giovane che ha attaccato una guardia. Poi, su un autobus è stato sequestrato un coltello proveniente dal quartiere arabo di Shuafat e un arresto ha seguito il ritrovamento.
Le misure decise dal Governo e che al momento hanno un carattere di emergenza (sia la Corte Suprema che la Knesset dovranno passarle al vaglio delle severissime regole dello Stato Ebraico) prendono di mira i quartieri da cui sono usciti i terroristi: fino ad ora i terroristi omicidi sono tutti arabi israeliani e abitano a Gerusalemme est. La polizia ieri ha presidiato questi quartieri, chiudendone per quanto possibile le uscite. Il primo quartiere le cui strade sono state punteggiate da barriere di cemento è quello di Jabel Mukaber, da cui sono usciti i tre terroristi che hanno compiuto i due attacchi mortali di martedì. E' una decisione pesante per il governo israeliano, e già molto discussa: l'unità di Gerusalemme è un impegno fondamentale, e mettere barriere non piace a nessuno.
I diritti dei cittadini dei quartieri in questione vengono limitati, chi non ha niente a che fare col terrore e le associazioni per i diritti umani protestano. Ma Israele cerca di fermare l'inarrestabile, ed è determinata a farlo non con parole, ma con fatti, perché ne va della vita dei cittadini dopo giorno. Interi quartieri sono vuoti, i bambini non vogliono più andare a scuola, la paura è diventata la compagna di troppa gente innocente. Per questo si è deciso di non risparmiare la distruzione di case dei terroristi, di togliere loro la cittadinanza, di mettere guardie su tutti i mezzi pubblici. Lo sceicco Raed Salah, il capo del movimento estremista islamico, un personaggio che predica la morte degli ebrei e li accusa di mescolare il loro pane con il sangue dei bambini spinge avanti il terrorismo, forte della cittadinanza israeliana. E su tutti i social media palestinese prevale di gran lunga la pazzesca bugia che i giovani palestinesi uccisi siano stati semplicemente attirati in una trappola omicida da Israele, bravi ragazzi che volevano solo "salvare la Moschea di Al Aqsa" mentre i leader non riescono a dire una parola buona dopo tanti anni di insegnamento dell'odio.
Netanyahu nella giornata di ieri ha rinnovato il suo invito a Abu Mazen a sedersi "senza precondizioni" e a intraprendere una trattativa "per quanto difficile possa essere"; ha anche promesso uno sforzo titanico per fermare il terrore. Ma Ban Ki-moon intanto dichiarava che la reazione di Israele all'attacco del terrore è sproporzionata. E che altro doveva dire l'ONU, che non dice una parola sulle stragi quotidiane sui confini di Israele stesso.
Intanto a Yale, dove teneva un discorso, John Kerry ha lanciato l'idea che i giovani palestinesi compiano atti di terrore a causa "della grande crescita degli insediamenti che si è avuta negli ultimi anni". Un'ipotesi strana, dato che i terroristi stessi vedono il motore nella Moschea di Al Aqsa. Di fatto si nota che le guerre di religione sono il massimo motore di stragi da queste parti, ma per Israele non vale. Anche dando un'occhiata ai dati, mentre nel suo anno da Primo Ministro Ehud Barak costruì 5000 case, Sharon 1881, Olmert 1774, le case di Bibi sono 1554, meno di quelle di qualsiasi altro Primo Ministro.
venerdì 16 ottobre 2015 13:15:13
Cara Fiamma.Sono molto arrabbiato,il sapere che il Sig. Netanyahu invita l`assassino, terrorista, il menzognere, Abu Mazen , per negoziare la fine della terza intifada ???? Ma che sciocchezze sono queste ? dare un invito a questo criminale e un` grande sbaglio, queto assassino deve essere mandato in inferno, non dare un` ingrandimento a una bestia feroce, che vuole soltanto uccidere ogni Israeliano Ebreo .Poi c`e anche Ban Ki Moon che sempre da la colpa a Israele perché si difendono.Ma tutti sanno come questo imbecille funziona. Non c`e qualche ricco a mettere un` prezzo sulla testa di questi assassini? Sono certo che molti Arabi lo farebbero.