Lo strappo di Parigi, che da sempre vezzeggia gli arabi Traditi da ll’ amico francese
domenica 27 febbraio 2000 La Stampa 0 commenti
                
Fiamma Nirenstein 
GERUSALEMME 
« Mi ricorderò solo il bell’ incontro di un’ ora con gli studenti di 
Bir Zeit 
che sono rimasti a discutere con me dentro un’ aula» ha detto 
conciliante 
Lionel Jospin a chi gli chiedeva un commento sul brutto quarto d’ ora 
passato 
sotto le pietre della sua personale Intifada. Ma non è vero: ci sono 
due o 
tre cose di cui non potrà dimenticarsi tanto in fretta. Di certo la 
prima è 
l’ eccezionale rabbia fisica che egli, in quanto primo ministro 
francese, ha 
dovuto affrontare per aver detto che gli hezbollah sono 
un’ organizzazione 
terrorista. Parte del mondo arabo ha preso fuoco e pretende scuse, e 
i 
giovani palestinesi si sono esposti irati oltre ogni possibile 
previsione: 
in realtà non c’ erano molti motivi di pensare che gli hezbollah 
fossero i 
loro migliori amici. E’ stata in realtà la reazione propria da chi si 
sente 
tradito da uno dei suoi amici più cari. La Francia infatti è ormai da 
molti 
anni il prototipo-leader del vezzeggiamento europeo nei confronti del 
mondo 
arabo. E’ per eccellenza il Paese che gli ha dato sempre ragione per 
farsi 
perdonare il colonialismo, per consolidare i propri interessi, per 
affermare 
le differenze europee rispetto agli Usa, per salvaguardare dal 
terrorismo il 
proprio territorio nazionale tramite un rapporto continuo e cordiale, 
dai 
palestinesi all’ Iran, con il mondo musulmano. E’ il Paese più 
importante in 
tutte le mosse dell’ Europa che hanno più aiutato Arafat, 
l’ approvazione 
dell’ embargo a Israele, gli accordi di Venezia che sancirono la 
legittimità 
dell’ Olp di allora (quello degli attacchi terroristici, non quello 
del 
processo di pace), che ha sancito la restituzione di tutti i 
territori; del 
basso profilo nel denunciare atti di terrorismo contro civili 
israeliani; 
nella famosa visita di Chirac nel ‘ 96 durante la quale il presidente 
francese sbattè fuori dalla chiesa che stava avvicinando a 
Gerusalemme gli 
uomini della sicurezza israeliana. Poi venne la dichiarazione di 
Berlino nel 
marzo del ‘ 99 in sostegno della proclamazione unilaterale dello Stato 
palestinese. 
Ma intanto, la politica di gettare tutto il proprio peso da una parte 
era 
costata alla Francia come all’ intera Europa un ruolo minore nel 
processo di 
pace. Israele non la ritiene « un onesto mallevadore» come gli Stati 
Uniti. 
Questo è diventato un problema sembre più importante via via che la 
pace si 
è rivelata un traguardo possibile, e non più una chimera. Allora gli 
automatismi politici duri a morire hanno subito qualche aggiustata: 
Tony 
Blair, primo ministro dell’ Inghilterra, ha cercato di rimediare con 
una sua 
visita nell’ aprile dell’ 88 gli sgarbi del suo ministro degli Esteri 
Robin 
Cook. Ed è riuscito ad invitare a Londra Netanyahu ed Arafat per dei 
colloqui di pace. Il presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi a sua 
volta 
durante la sua recente visita ha svolto una vera e propria missione 
di 
simpatia storica con Israele; e adesso Jospin ha cercato forse di 
recuperare 
il rapporto più deteriorato, appunto quello con la Francia. Tuttavia, 
non ha 
tolto nulla al tradizionale sostegno ai palestinesi sostenendo che 
gli 
hezbollah sono un’ organizzazione terrorista. Gli esperti, come il 
professor 
Eli Karmon del Centro Interdisciplinare per lo Studio del Terrorismo, 
uno 
dei più rinomati del mondo, dicono che non c’ è niente di strano: 
« Oltretutto 
bisogna considerare che le autobombe degli hezbollah hanno ucciso 
nell’ 83 
oltre a 256 americani facenti parte della forza di pace in Libano e 
anche 76 
francesi; e gli attentati di Buenos Aires, nel ‘ 92 all’ ambasciata di 
Israele 
e nel ‘ 94 alla comunità ebraica, portano la sigla degli hezbollah» . 
Ma lo 
sgarro di Jospin è tanto più grave perché tocca indirettamente la 
Siria, ex 
dominio francese, che degli hezbollah è la madrina; ed è anche 
un’ implicita 
critica alla politica del presidente Jacques Chirac, il quale, 
convocandolo 
immediatamente per rimproverarlo come un bambino, gli ha restituito 
con 
interesse l’ affronto, mostrando la stessa frenesia dei siriani nel 
riprendere il suo proprio primo ministro. Ma Jospin, cercando una 
strada per 
parlare anche agli israeliani con una certa empatia, in realtà si è 
solo 
associato ai nuovi tentativi dell’ Europa di trovare una via 
realistica verso 
un ruolo migliore nel processo di pace. Comunque, con l’ elezione di 
Barak, 
Israele infatti nel giro di pochi mesi, firmerà gli accordi 
definitivi con i 
palestinesi, e comunque si ritirerà dal Libano nel luglio di 
quest’ anno. 
Barak è stato eletto per questo. Vedremo Romano Prodi, che giunge 
domani in 
visita ufficiale in Israele, se resterà sull’ antico tracciato o se 
sarà 
anche lui un rinnovatore. 
            