"Lo Stato palestinese c'è già , ammettiamolo: teniamoci una fascia di sicurezza" Sharon, ritorno con sorpresa L'ex superfalco si candida per il dopo-N etanyahu
mercoledì 3 dicembre 1997 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV
NOSTRO SERVIZIO
Aveva ragione Canale 7, la radio dei coloni, a ripetere in questi
giorni di sospettare delle sue intenzioni. "L'uomo che crea e che
distrugge", l'aveva chiamato Eliachim Haezny, il loro leader. E
infatti adesso Ariel Sharon, nato Sheinerman nel 1928 in una
comunità agricola del Mandato Britannico di Palestina, soldato sin
dalla prima giovinezza, l'uomo di cui non si parla e non si scrive
mai senza attribuirgli la caratteristica di "falco", li ha
tendenzialmente distrutti abbandonandoli a se stessi. In un
programma di grande ascolto ha infatti dichiarato che lo Stato
palestinese è ormai "in pratica una realtà ", e che è il caso di
prepararsi realisticamente a vivere questo dato di fatto "riducendo
al minimo i pericoli che ciò può comportare per lo Stato
d'Israele". Ovvero, dice Sharon, occorre mantenere il controllo
delle zone fondamentali per la sicurezza, e tenere un occhio sulle
risorse idriche. Ma per il resto non si può non accorgersi, dice
il vecchio generale, che i palestinesi sin dal '94 hanno un
governo, un primo ministro, un esercito, un gettito fiscale...
insomma, sono uno Stato.
Un discorso coraggioso, che è penetrato come un siluro nelle case
degli israeliani e ha lasciato spiazzata tutta la destra più
estrema, quella che contava su Sharon proprio per controbattere il
piano di Netanyahu sul secondo ritiro dalla West Bank, nelle
prossime settimane. E ha accompagnato quest'affermazione con
un'altra, non meno stupefacente: non vedrei niente di strano, ha
detto in sostanza, a essere candidato per il ruolo di primo
ministro. Anche se non ci punto, naturalmente.
È il grande ritorno del settantenne che rappresenta per la destra
quello che Shimon Peres rappresenta per la sinistra: un padre
sempre in pista, un collezionista di vittorie e di sconfitte, un
tipo che persino Ben Gurion considerava pericoloso e che ha
attraversato la pessima fama dovuta alla strage di Sabra e Chatila,
e il verdetto della commissione Kahan che nell'83 lo fece dimettere
da ministro degli Esteri del governo Begin proprio per non aver
saputo valutare la rabbia assassina della Falange, spingendola
invece di fatto a vendicare nei campi dei palestinesi l'assassinio
di Bechir Gemayel.
La sua storia comincia nella sinistra, non a destra, ed è curioso
pensare che proprio Rabin è stato l'uomo che, ammirandolo
immensamente come soldato, l'ha costruito politicamente e gli ha
dato ruolo e fama. Fu Sharon, dopo il disastroso avvio della Guerra
del Kippur del '73, a salvare la situazione sfondando in Egitto sul
Canale di Suez.
Al contrario, invece, il primo ministro, Netanyuahu, lo ha sempre
visto come un nemico pericolosissimo. Quando è diventato premier
infatti Bibi pensò di tenerlo in scacco e di non dargli niente
dopo averlo utilizzato a più non posso nella campagna elettorale,
soprattutto fra i coloni di Hebron. Sono famose le giornate di
attesa di Sharon nella sua fattoria durante i giorni di formazione
del governo di fronte al telefono che non suonava. Poi però David
Levy, ministro degli Esteri, minacciò di spaccare il governo se il
vecchio amico Ariel non fosse entrato. Ricevuto un "ministero delle
Infrastrutture" inventato per l'occasione e da tutti ritenuto
irrilevante, Sharon invece è tornato di nuovo in prima linea
soprattutto costruendo un suo privato rapporto con la Giordania: le
ha dato infatti inaspettatamente più acqua di quanto essa si
aspettasse. E con la nuova fama di amico di re Hussein ha salvato,
andando nottetempo ad Amman, la situazione impossibile creatasi
dopo il fallito attentato del Mossad contro il capo di Hamas,
Mashaal.
Adesso è tornato da poco da un giro ad Amman e a Washington (dove
ha ricevuto, al contrario di Netanyahu, ottime accoglienze dal
consigliere per la Sicurezza di Clinton, Sandy Berger), in cui ha
spiegato il suo personale piano di sgombero, che è stato da tutti
giudicato moderato e plausibile. E proprio oggi presenta il suo
piano alla Commissione ristretta sul prossimo assetto della West
Bank in cui siedono soltanto il ministro della Difesa Mordechai, il
premier e lui stesso. Per un vecchio ministro delle Infrastrutture,
che pesa 200 chili circa, e che doveva occuparsi solo di acqua e di
strade, oppure delle sue mucche, non c'è male davvero.
Fiamma Nirenstein