LO SCRITTORE PACIFISTA DI FRONTE AL FALLIMENTO DEL NEGOZIATO « Il to rmento di noi colombe» Yehoshua: la colpa è soltanto dei palestinesi
mercoledì 18 aprile 2001 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
AVRAHAM B. Yehoshua è uno dei più grandi scrittori contemporanei, ma
non
solo a questo deve la sua fama. Dalla notte del conflitto
israelo-palestinese la sua voce si è sempre levata, la sua fama di
colomba è
stata uno dei pilastri culturali del processo di pace. Adesso, mentre
il
mondo intero parla di escalation, abbiamo indagato la sua angoscia, i
suoi
cambiamenti interiori e politici, e anche il suo personale piano di
pace,
che potrebbe diventare la nuova piattaforma della sinistra.
In queste ore di guerra, come si sente? Come vive lei, una colomba
che ha
dedicato la vita alla pace, il fallimento di tutti i suoi sogni?
« Sono stati decenni di continui scossoni, di dolori e anche di
speranze
meravigliose. Mai, dico mai, mi sono sentito confuso come adesso. Mai
ho
avuto dentro tanta rabbia: non passa giorno in cui non mi interroghi
sul
perché i palestinesi abbiano scelto di distruggere la possibilità
della
pace» .
Le offerte che a Israele sembravano generose ad Arafat non parevano
sufficienti. Non è così ?
« Ammettiamolo: e allora avrebbero dovuto dire "No, tentiamo un’ altra
strada"
e non rigettare con violenza ciò che Barak portava superando ogni
previsione, la divisione di Gerusalemme! Ciò che Clinton caldeggiava
con una
passione inaudita, e anche con l’ impegno a versare fiumi di danaro
che
avrebbero cambiato per sempre la condizione palestinese» .
C’ era la questione dei profughi. Arafat l’ ha ritenuta irrisolubile.
« E’ vero, ma anch’ essa è stata usata in funzione esplosiva, avrebbe
potuto
venire trattata e negoziata attraverso piccoli passi, in modo che
fosse
affrontabile anche dalla nostra parte» .
Qualcuno dice che Barak non abbia saputo negoziare, che fra i due ci
sia
stato un fatto personale.
« E’ un’ ipotesi realistica. Di certo è accaduto qualcosa che ha
peggiorato la
disposizione di Arafat.. Non perché Barak fosse un soldato, anche
Rabin lo
era. E’ la personalità di Barak la stessa che lo ha reso inviso anche
ai
suoi; ho sentito non solo i palestinesi ma anche Yossi Sarid, il capo
del
partito radicale, o Chaim Ramon, il suo ex braccio destro,
maledirlo» .
I palestinesi dicono che resta tutta intera la questione delle
colonie,
dell’ occupazione.
« Non è vero: Barak era pronto a sgomberare fino a consegnare il 95
per cento
dei Territori, accorpando parte delle colonie sul confine, e
smantellandone
la gran parte. Io penso che Arafat ha anche risposto a quello che il
suo
popolo si aspettava da lui, un popolo sofferente che vuole esprimere
il suo
malessere perché Oslo non gli ha dato niente; e ha risposto al suo
proprio
istinto» .
Quale istinto?
« Arafat è una personalità oscura, non è amico di nessuno, non piace a
nessuno e nessuno gli piace. Ha combinato disastri ovunque si sia
trovato:
ama portare le cose alle estreme consequenze, in Giordania con
Settembre
Nero, in Libano con la cacciata, nella Guerra del Golfo con la sua
sciagurata amicizia per Saddam. Alla stretta delle trattative dopo
l’ accordo
di Oslo, la personalità oscura ha preso il sopravvento. E questo ha
causato
un regresso di venticinque anni, di cui io sono la dolente
testimonianza
vivente. Io, una colomba come me, che vive per la pace, che ha sempre
creduto necessario dividere Gerusalemme, adesso non lo vorrei più . I
Luoghi
Santi, sì : ma non posso oggi accettare di vedere i Tanzim e gli
uomini di
Forza 17 a un chilometro dalla Knesset, armati... Non mi fiderei
più » .
E allora, non c’ è niente da fare?
« C’ è moltissimo da fare. Sharon ha già dimostrato che la sua natura
di
destra non è cambiata, è sempre un falco. Invece è chiaro che bisogna
ritirarsi anche senza accordo lasciando un venti, trenta per cento
dei
Territori, smantellare parte delle colonie che per altro ne ricoprono
solo
l’ 1,8 per cento lasciando degli agglomerati che non disturbino il
passaggio.
Questo ci consentirebbe di definire i confini e lasciare tutto il
traffico
desiderato da una parte all’ altra delle zone palestinesi,
smantellando i
posti di blocco» .
Sharon non lo farà ?
« Sharon non è un uomo diverso da ciò che è sempre stato: attenzione,
non è
neppure a favore di un’ escalation, non sta portando la guerra a un
livello
diverso da quello cui la gestiva anche Barak. Semplicemente, è se
stesso, un
falco, pronto soltanto a concessioni che non bastano» .
Un falco che tuttavia non dispiace in questo momento neppure agli
intellettuali.
« L’ uomo non si lancia in avventure pazzoidi. Per esempio, colpire
l’ installazione militare siriana è una scelta sensata, perché non
mette in
giuoco la popolazione civile, non attacca i libanesi al posto dei
siriani,
sceglie un obiettivo costoso e politicamente significativo. Ma Sharon
non
vuole smantellare le colonie, non vuole cedere più del 42 per cento.
E
questo non è abbastanza per la pace» .
E che cosa è abbastanza? Anche se le colombe costringeranno, come è
accaduto
in passato, il prossimo governo a mettere in atto il suo piano, i
palestinesi accetteranno?
« Se ce ne andremo adesso unilateralmente, loro diranno che non è
abbastanza,
certo, ma non potranno fare a meno di sentire qualcosa, di cambiare.
C’ è
comunque da fare, per noi del fronte della pace, anche se siamo
tristi» .